Incontro in Funzione Pubblica sul rinnovo dei contratti. Il Governo folgorato sulla via del referendum, parla di 85 € di incremento a regime, ma non modifica le previsioni del DDL bilancio. Solo fumo e niente arrosto, nessuna risposta alle questioni di ordine economico e normativo poste da CSE FLP

Notiziario n. 137 del 29.11.2016 –

La Ministra Madia ad un incontro con le OO.SS. in Funzione Pubblica

La Ministra Madia ad un incontro con le OO.SS. in Funzione Pubblica

Si riporta di seguito il testo del “comunicato stampa”  della Confederazione relativo ai contenuti e alle risultanze dell’incontro di ieri in Funzione Pubblica che ha avuto per oggetto le problematiche legate al rinnovo dei contratti del P.I. per il periodo 2016-2018, entrate finalmente nell’agenda politica a seguito del pronunciamento di luglio 2015 della Corte Costituzionale in merito al ricorso proposto dalla FLP.

 “La Confederazione CSE è stata convocata dal Ministro della Pubblica Amministrazione sulle tematiche riguardanti il rinnovo dei contratti pubblici. L’incontro si è svolto oggi in tarda mattinata ed è stato sostanzialmente deludente.

L’intendimento del Governo, a quanto si è potuto capire, è la stipula di un accordo politico prodromico all’apertura delle contrattazioni vere e proprie e per questo ha chiesto ai sindacati di illustrare le proprie richieste.

La CSE, pur riconoscendo la necessità di un accordo che disciplini, oltre agli stanziamenti per il rinnovo dei contratti, anche le possibili e indispensabili modifiche legislative, ha posto alcune questioni irrinunciabili:

  1. Dopo sette anni di blocco contrattuale, condizione imprescindibile è l’aumento cospicuo degli stipendi tabellari. Le notizie circolate in questi giorni che vorrebbero gli aumenti concentrati sui salari di produttività o esclusivamente sui salari più bassi sarebbero, se confermate, inaccettabili. Per i redditi più bassi, inoltre, nessuno pensi ad un effetto di sostituzione tra gli aumenti contrattuali e la decontribuzione fiscale degli “80 euro”. Nessun sindacato degno di questo nome potrebbe firmare un contratto che sterilizza l’aumento contrattuale sottraendo tutti o parte degli 80 euro che devono invece essere mantenuti. La CSE ha chiesto inoltre alla delegazione governativa se le cifre lette in questi giorni sono reali e dove sarebbero “appostate”, cioè in quali provvedimenti normativi e per quali anni;
  2. La CSE ha chiesto il superamento delle rigidità della Legge Brunetta: in primis, il superamento delle fasce di premialità così come sono state concepite nel Decreto Legislativo 150/2009; in secundis, il superamento del vincolo di copertura dei posti in organico esclusivamente mediante concorsi esterni e la possibilità di supplire attraverso l’esperienza professionale alla mancanza del titolo di studio richiesto per l’accesso dall’esterno;
  3. Infine, la CSE ha chiesto un ripensamento del rapporto tra legge e contratto, che vede oggi la prima prevalere in modo netto sul secondo. La CSE ha ricordato al Governo che con il rinnovo contrattuale entrerebbero in vigore ulteriori norme contenute nella Legge Brunetta che sottrarrebbero alla contrattazione altre materie, rendendo di fatto i contratti assolutamente residuali proprio sul rapporto di lavoro, che risulterebbe regolato in via esclusiva dalla legge. Allo stesso modo, non è possibile la continua incursione delle Leggi di Bilancio sui fondi di salario accessorio del pubblico impiego, continuamente decurtati. Per la CSE è imprescindibile il ristoro dei tagli effettuati daivari Governi proprio sui fondi di quella produttività che anche questo Governo afferma di voler valorizzare. Su questa materia, infine, la delegazione CSE ha avvertito il Governo di non essere disponibile a trattare un accordo che vale solo per alcuni pezzi della pubblica amministrazione. In particolare, non è possibile immaginare accordi contrattuali che si applicassero a tutti i comparti tranne che a quello dell’Istruzione della Ricerca, normati invece dalla Legge cosiddetta della buona scuola.

Al di là delle richieste elencate, la CSE ha ben chiarito al Governo di non essere disponibile a strumentalizzazioni in vista del referendum di domenica prossima e che pertanto, qualora dovesse emergere che quelle di questi giorni fossero riunioni ai soli fini mediatico-elettorali, la risposta non potrà che essere durissima.

Rispetto alle richieste puntuali poste, la delegazione governativa non è andata oltre una generica disponibilità a rivedere parti della Legge Brunetta. Nessuna risposta sulla quantità degli stanziamenti, nessuna risposta sulla veridicità degli 85 euro di aumento che sono circolati sui giornali e nelle dichiarazioni attribuite al Ministro Madia, nessuna indicazione sulle modalità di prosieguo degli incontri sindacali.

A questo punto la CSE, pur dichiarandosi disponibile a continuare il confronto, non può che ritenere l’incontro odierno più ancora che deludente, altamente inconcludente “ 

Come si evince chiaramente dal comunicato di CSE, sorge il sospetto che l’iniziativa del Governo nei fatti sia tutta fumo e niente arrosto, e che sia banalmente finalizzata solo ad ammorbidire i lavoratori pubblici alla vigilia dell’appuntamento elettorale di domenica prossima.

Ci chiediamo: ma il Governo che oggi lascia intendere di voler offrire 85 € di aumento contrattuale (medio, però!!!!) a regime è lo stesso che, solo un mese fa, adottava il DDL di bilancio 2017 prevedendo, all’art. 52,  un “fondo per il pubblico impiego” che di fatto destinava ai contratti circa 700 milioni di €, comprensivi peraltro dei 300 già previsti dalla legge di stabilità 2016, che avrebbero prodotto aumenti contrattuali medi di 15/20 € ? Ed è lo stesso Governo che, a legge non ancora licenziata in via definitiva dal Parlamento (oggi il maxiemendamento è stato votato dalla Camera,  manca ancora il passaggio al Senato),  esprime alle OO.SS. i propri intendimenti di accrescere le risorse destinate ai rinnovi contrattuali ma non modifica neanche di una sola cifra  le  previsioni contenute nello stesso art. 52 con riferimento agli stanziamenti per il P.I. per l’anno 2018?

Si, è proprio lo stesso Governo, quello del duo delle meraviglie Renzi-Madia. E, se è così,  non resta allora altro da pensare che lo stesso Governo, al pari di Paolo di Tarso, sia stato improvvisamente folgorato sulla via che porta a Damasco (pardon,  sulla via che porta al referendum).

Ne seguiremo gli sviluppi,  e come al solito ne riferiremo puntualmente ai lavoratori.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE FLP DIFESA