DELUDENTE INCONTRO CON IL MINISTRO DI PAOLA. TAGLI IN CAMBIO DI NULLA E NO SECCO A QUALSIASI MODIFICA

Notiziario FLP Difesa n. 61 del 03.05.2012 –

Un incontro estremamente deludente, quello che abbiamo avuto oggi con il Ministro Di Paola in merito ai contenuti del disegno di legge delega sulla riforma dello strumento militare.  Un incontro che FLP DIFESA aveva richiesto subito dopo il via libera al provvedimento da parte del Consiglio dei Ministri nella riunione del 6 u.s.,  che speravamo potesse segnare l’avvio di un proficuo confronto di merito, e che si è invece chiuso con le mancate risposte da parte del Ministro rispetto alle questioni che avevamo posto e con la Sua dichiarata indisponibilità a discutere con le OO.SS. di modifiche di  un provvedimento che Egli ritiene chiuso sotto il profilo del confronto con le parti sociali, fermo restando ovviamente la sovranità del Parlamento a modificarlo o addirittura a cestinarlo. Un approdo conclusivo davvero deludente, che marchia pesantemente e proietta una luce diversa sul percorso sin qui fatto.

Ma andiamo con ordine nel racconto di questo incredibile pomeriggio in via XX settembre, una riunione che il Ministro ha aperto dando immediatamente la parola alle OO.SS. per le loro valutazioni.  Nel suo intervento,  la FLP DIFESA ha proposto le seguenti considerazioni:

1 – Una piena condivisione della scelta che sta alla base del progetto di riassetto in chiave riduttiva del sistema Difesa , e che affonda le sue radici nei micidiali tagli di bilancio che si sono avuti dal 2008 ad oggi.  C’è attualmente uno squilibrio patologico tra le disponibilità finanziarie e l’attuale strumento militare  e non si può non intervenire rapidamente per evitare il “default” che è dietro l’angolo.

2 – Pur comprendendo la necessità di ridurre significativamente le spese per il personale per spostare risorse sulla voce “esercizio” oggi ridotto davvero ai minimi termini, non si capisce come mai a pagare il maggiore tributo sia chiamata la componente civile che, in termini di spesa complessiva,  costa all’Amministrazione un decimo di quella militare. Va ricordato a tal riguardo che i tagli di personale che propone il Ministro da qui al 2024 sono il 33% per i civili (10.000 unità rispetto a 30.000 effettivi)  e solo il 18% circa per i militari (33.000 unità rispetto a 183.000 effettivi).  Se poi si aggiungono le sforbiciate alle dotazioni organiche civili che abbiamo subito dal 2008 a oggi (ex leggi nn.  133/2008; 25/2009 e 148/2011) e che assommano complessivamente a circa 11.800 posizioni, allora il raffronto sui tagli diventa per noi ancor più oneroso: nel periodo 2007-2024, la componente civile perde 21.800 posti (52% rispetto alla dotazione organica ex DPCM 2005) mentre la componente militare solo il 21% (da 190.000 a 150.000). Un vero e proprio salasso per noi, che dimezzerà la presenza civile in Difesa.

3 – La lettura del testo del disegno di legge delega (D.D.L.D.) presentato al Senato (“su proposta del Ministro Di Paola”, si legge sul frontespizio dell’Atto Senato 3271: come mai solo del Ministro della Difesa, ci chiediamo?) e delle relazioni che lo accompagnano,  e il raffronto tra il testo definitivo approdato al Senato (allegato al nostro Notiziario n. 60 del 30 u.s.) e quello entrato in Consiglio dei Ministri (allegato al nostro Notiziario n. 53 del 10 apr.), evidenziano a nostro avviso:

la difficile praticabilità dei percorsi alternativi a quello del transito nei ruoli civili: è improponibile di questi tempi l’idea di gestire il grosso dei 33mila esuberi militari attraverso lo scivolo della ARQ (Aspettativa Riduzione Quadri) estendendola anche ad altre categorie di personale militare, atteso che rappresenta una spesa assolutamente improduttiva (si resta a casa con il 95% dello stipendio…). Al Commissario Bondi fischieranno le orecchie, i lavoratori esodati e quelli che hanno perso in questi mesi il lavoro e sono oggi senza tutele marcerebbero su via XX settembre… Anche la possibilità di transito verso le altre AA.PP. e gli Enti locali appare scritta nel libro dei sogni, e lo sanno tutti….

appare invece sicuramente praticabile e molto rafforzata nel testo del D.D.L.D. approdato in Senato rispetto a quello entrato in Consiglio dei Ministri, la possibilità di transito nei ruoli civili: è saltato il “previo assenso dell’interessato”; non c’è alcun limite mancando il riferimento all’ ”ambito delle facoltà assunzionali” previsto invece per i transiti verso altre AA.PP.; infine, la famosa tabella di corrispondenza che dovrebbe regolare detti transiti non verrebbe più recepita con Decreto Ministeriale ( e dunque messa a punto in ambito Difesa, magari attraverso il confronto con le OO.SS. come avevamo chiesto..) ma con DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei  Ministri) su proposta del Ministro della P.A. di concerto con il MEF. Dunque, una sorta di autostrada aperta, senza barriere, su cui far transitare migliaia di ex militari nei ruoli civili, che avrebbero però impieghi diversi dalla professionalità possedute, che sono state formate con enorme impegno di risorse pubbliche: anche questi sprechi dovrebbero essere evitati, o no? Abbiamo quindi rilanciato la proposta già fatta: perché non smaltire gli esuberi militari attraverso transiti ed impieghi verso gli altri pezzi del “comparto sicurezza e difesa” e/o impieghi similari (per es., nei Vigili Urbani)?  Questo significherebbe preservare il grosso delle professionalità militari, ed evitare spreco di risorse.

4 – Nel momento in cui il transito nei ruoli civili appare la strada pìu agevole per gestire gli esuberi militari,  viene contestualmente proposta la riduzione di un terzo (10.000) degli organici civili. A prima vista, la cosa appare davvero paradossale.  Nella relazione che accompagna il D.D.L.D., a pag. 21, si legge che, a compimento del processo di riduzione nel 2024, i civili ancora in servizio sarebbero 17.080 e dunque, per raggiungere la fatidica soglia dei 20.000, basterebbe in detto periodo “limitare le assunzioni complessive entro un numero inferiore a 2.920”, un numero minimo per assicurare il turnover e il necessario ricambio generazionale delle professionalità. Ed allora, viene spontanea una domanda: dove li mettiamo i militari che transitano?  Non ci sarebbe posto, in teoria, almeno che gli ingressi nei ruoli civili non avvengano “in soprannumero”, come oggi è per i transiti per cause di inidoneità sanitaria ex D.M. 18.04.2002. Su questo abbiamo posto al Ministro una domanda precisa, ed Egli non ha affatto escluso questa possibilità: ecco l’autostrada aperta, senza barriere….

5 – Ma, a nostro avviso, la parte più inaccettabile del D.D.L.D. approdato al Senato appare quella relativa ai principi e criteri direttivi per la riduzione delle dotazioni organiche del personale civile (art.3, comma 1, let. e). In buona sostanza, vengono cancellati 10.000 posti di lavoro in cambio del nulla!  Sul piatto della bilancia, il Ministro di Paola mette solo un generico riferimento “al principio dell’elevazione qualitativa delle professionalità”, senza accompagnarlo e declinarlo attraverso  impegni più precisi e definiti, come è nella parte relativa ai militari,  sugli aspetti che interessano la componente civile:

–      la formazione professionale dovrà essere fatta nel rispetto delle “risorse finanziare esistenti a legislazione vigente”, cioè quasi nulla, come ben sanno la gran parte dei nostri colleghi per i quali la formazione è oggi un miraggio inarrivabile, ancorchè responsabilmente molto ambita;

–      è scomparso il riferimento, che pure c’era nel testo entrato in Consiglio dei Ministri,  alla previsione di  “procedure di riqualificazione professionale” , il che significa nessun impegno sul fronte delle progressioni di area, circostanza questa che  lascerebbe al palo in primo luogo i 2000 lavoratori di area 1^, su cui non c’è alcun impegno per risolvere il pericoloso stato di eccedenza;

–      non c’è traccia alcuna di impegni sul fronte della c.d. “civilizzazione” della Difesa, che è stata la grande incompiuta della prima ristrutturazione Andreatta-Saragoza (metà anni 90). “Civilizzazione” significa dare ruolo, funzioni e prospettive alla componente civile, restituendoci ai compiti per i quali siamo stati  assunti, senza più gli sconfinamenti di campo che abbiamo registrato in questi anni con migliaia di militari seduti sulle  nostre sedie. Risparmiare risorse significa anche questo, lo faremo sapere al Commissario Bondi, e di questo non c’è traccia nel D.D.L.D. Di Paola;

–      si parla di riformare la struttura della Difesa nelle sue diverse componenti, ma del rilancio dell’area industriale della Difesa, realtà per noi vitale e ad alto tasso di presenza civile, non c’è un solo rigo: che facciamo degli Arsenali MM, dei Poli Esercito e di tutti gli Stabilimenti della Difesa?

–      buio pesto sul fronte  della restituzione di lavoro ai civili, letteralmente massacrati negli ultimi 15 anni dalle scelte suicide di esternalizzazione dei servizi e delle lavorazioni, che hanno prodotto la situazione che è sotto i nostri occhi, peraltro con uno spreco enorme di risorse umane e finanziarie

–      e, infine, nessun impegno sul fronte  delle problematiche che più stanno a cuore ai lavoratori civili: per esempio in merito alle inaccettabili differenze di trattamento, retributivo e normativo, tra la componente civile e militare. Pensiamo solo all’indennità di campagna e alle missioni….

Se le cose stanno così, balza all’occhio in  tutta evidenza che Di Paola taglia 10.000 posti di lavoro civili, rende difficile il nostro futuro, ingolfa i nostri ruoli di ex militari in soprannumero, e in cambio ci dà….NULLA! Solo un richiamo general generico alla “elevazione qualitativa delle nostre professionalità”  che però manca di impegni precisi e concreti, e che per questo appare aria fritta, senza corpo né sostanza. Su queste basi, come possiamo trovarci d’accordo?

6 – Qualche perplessità abbiamo espresso anche sul fronte delle disposizioni in materia contabile e finanziaria (art. 4).  Nel D.D.L.D. presentato al Senato, è scomparsa l’assicurazione al Ministero Difesa da oggi al 2024 di un “flusso finanziario costante minimo annuo non inferiore a quello previsto per l’anno 2014 dalla legge 12.11.2011, n. 184”, che ci era stata rappresentata dal Ministro come un punto fermo per gestire la riforma,  e inoltre appare forse eccessiva la presenza del M.E.F. sul fronte del controllo della spesa, della contabilizzazione dei risparmi e della loro ridestinazione all’interno del bilancio della Difesa. Positiva invece appare la maggiore flessibilità gestionale di bilancio.

7 – Nessuna spending review sul fronte degli sprechi ancora enormi e dei privilegi che ancora esistono.

A conclusione, FLP DIFESA ha chiesto al Ministro di poter avere un tavolo di confronto nel quale approfondire i diversi aspetti, presentare proposte di modifica, fornire il nostro contributo.

Queste, le nostre considerazioni e richieste in merito ai contenuti del DDLD presentato dal Ministro Di Paola, peraltro raccolte e rilanciate anche da altre OO.SS. presenti. Il Ministro non ha risposto praticamente a nessuna delle questioni che abbiamo posto e ha chiuso ogni spazio di confronto con noi sui contenuti del disegno di legge delega, dichiarando che si ritrova pienamente nei contenuti della sua proposta e che non intende pertanto modificarla su aspetti che considera  irrilevanti. Bene, un bell’esempio di apertura e di attenzione alle parti sociali!!  Unica concessione finale su richiesta di una O.S. presente al tavolo,  il via libera alla trattativa per la ridefinizione della mobilità interna: lasciamo sul campo diecimila posti di lavoro e il nostro futuro e spostiamo il tiro sulla mobilità! Un bell’assist davvero, che Di Paola ha colto subito dicendo sì alla richiesta e chiudendo la riunione! Pazzesco!

Oggi, abbiamo compreso bene il “metodo Di Paola”: convoca più volte le rappresentanze sindacali, dà l’impressione di essere interessato a sentirle, poi procede in modo unilaterale e mette tutti di fronte al fatto compiuto, senza possibilità di ritorno. Se guardiamo indietro, ricordiamo tre riunioni in quattro mesi con il Ministro (un record!),  informazioni sulle linee guida del suo progetto, lettere ai dipendenti civili, ma poi un disegno di legge delega (che fissa tempi, cornice e criteri!) di fatto blindato, steso al chiuso,  e non preceduto da alcun confronto vero e preventivo sui suoi contenuti, che recepisce quasi nulla delle nostre osservazioni e proposte.  Una grande delusione davvero il metodo Di Paola, fatto solo di fumo e decisionismo: ma forse abbiamo sbagliato anche noi a dargli un credito che, alla luce di quanto accaduto ieri, era verosimilmente esagerato. Bene, ne prendiamo atto, e ci adeguiamo conseguentemente.

Noi non ci stiamo, questo è pacifico, e faremo il possibile per far cambiare il D.D.L.D. Di Paola.  Innanzitutto,  abbiamo già avviato dei contatti con Gruppi parlamentari per auspicabili emendamenti,  e faremo la nostra parte nell’audizione in Commissione Difesa;  in secondo luogo, convocheremo a breve una riunione nazionale dei nostri dirigenti e in quella sede decideremo le più utili iniziative di lotta,  che speriamo ci trovino insieme ad altre sigle che, come noi, non accettano il “metodo Di Paola” e le sue scelte: se qualcuno li accetta, si accomodi pure!  La partita per noi non si chiude qui!

I colleghi perdoneranno la lunghezza del Notiziario, ma è bene che siano informati di tutto.

(Giancarlo PITTELLI)

Allegato 1: Confronto testi bozza 6 apr. per CdM e A.S. 2371

Allegato 2: Convocazione Commissione Difesa Senato 09.05.2012

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