VENERDI’ 6 LUGLIO MANIFESTAZIONE NAZIONALE PER CHIEDERE PROFONDE MODIFICHE AL PROGETTO DI RIFORMA DEL MINISTRO DI PAOLA

Notiziario n. 89 del 28 giugno 2012 –

E’ ripreso in Commissione Difesa del Senato l’esame del disegno di legge delega (DDLD) – Atto Senato 3271 – per la revisione della strumento militare nazionale.  Dopo l’ audizione delle OO.SS. nazionali (vds. Notiziario n. 68 del 16 mag) e quella successiva dei Vertici Militari (vds. Notiziario n. 74 del 28 mag.), la Commissione ha proceduto a  ulteriori audizioni che si sono concluse nella scorsa settimana.  In questa settimana, invece,  è partita la discussione generale, attraverso la quale conosceremo finalmente la posizione dei singoli Gruppi parlamentari sul provvedimento presentato dal Ministro Di Paola (in allegato, il resoconto della riunione di ieri).  Inoltre, a breve, dovrebbe essere fissato il termine per la presentazione degli emendamenti. A tal riguardo, la nostra O.S. ha già avviato dei contatti con Gruppi parlamentari  sollecitando la presentazione di emendamenti finalizzati a introdurre significative modifiche in quelle parti del provvedimento che riguardano il personale civile e che  appaiono, per noi,  le più penalizzanti.

Le posizioni della nostra O.S. dovrebbe essere  sufficientemente chiare, non fosse altro per il fatto che tanto sull’argomento abbiamo scritto e detto, posizioni che peraltro abbiamo puntualmente  rappresentato anche nelle riunioni con il Vertice politico e nella audizione al Senato.  Vogliamo ribadirle  ancora una volta, in sintesi: FLP DIFESA comprende la necessità di una profonda  riforma dello strumento militare, che è resa necessaria e urgente dalla difficile situazione di bilancio della Difesa, messo a durissima prova dai tagli intervenuti dal 2008 ad oggi, e che si sono riversati quasi tutti sul settore del c.d. “esercizio”.  FLP DIFESA comprende anche che, alla luce della attuale composizione della spesa,  occorra agire riducendo le spese del personale oggettivamente cospicue (siamo al 70%),  anche se a nostro avviso un ulteriore sforzo andrebbe fatto anche nella parte relativa agli “investimenti”.   Ma per agire sulla spesa del personale, non si può non partire dai dati consolidati, che evidenziano che la spesa per il personale civile incide solo per il 10% sulla spesa complessiva del personale.   Invece,  il Ministro intende tagliare molte più posizioni civili (10.000 su 30.000 effettivi, il 33%),  peraltro già falcidiate dalle manovre di Tremonti  ( – 11.800 posizioni dal 2008 a oggi!),  rispetto a quelli previsti per il personale militare (33.000 su 183.000 effettivi, il 18% circa). In una ottica di spending review,  sarebbe forse più utile investire in personale civile, restituendo al personale  militare le funzioni che gli sono proprie e ai civili quelle per le quali sono stati assunti i 30.000 dipendenti oggi in servizio, ai quali purtroppo sono state sottratte in questi anni quote importanti di lavoro anche per la scelta suicida delle esternalizzazioni.  Occorre ricordare che, per unità di prodotto lavorato, il costo del lavoro civile è sensibilmente inferiore a quello militare, e dunque costituisce uno spreco impiegare un militare  in un lavoro non operativo quando lo stesso lavoro potrebbe essere svolto in modo economicamente più vantaggioso da un dipendente civile, in particolare  per quanto riguarda le attività di carattere amministrativo-contabile, giuridico-gestionale, tecnico e logistico.  Ridare ruolo, funzioni e lavoro ai lavoratori civili significherebbe fare, con quasi vent’anni di ritardo, quella “civilizzazione” che è stata l’obiettivo mancato della riforma degli  anni 90.

 Se questa è la cornice di fondo, è facile intuire quali modifiche noi vorremmo fossero introdotte nel provvedimento per temperare l’impianto attuale: 1. innanzitutto, ridurre sensibilmente i tagli di posizioni civili, anche per evitare ulteriori diseconomie; 2. definire in via generale i diversi ambiti ambiti di impiego del personale della Difesa, evitando le sovrapposizioni e le confusioni di ruolo cui abbiamo purtroppo assistito in questi anni; 3. recuperare alla componente civile quote significative di lavoro attraverso le progressiva reinternalizzazione delle lavorazioni attualmente appaltate all’esterno, in particolare nell’area industriale (Arsenali; Poli Esercito), e l’adozione di un piano straordinario di assunzioni; 4. promuovere la crescita professionale,  attraverso piani di formazione e di aggiornamento permanenti, finanziati con risorse aggiuntive rispetto alle attuali insufficienti disponibilità; 5. prevedere con cadenza biennale progressioni economiche e professionali, a partire dall’ area 1^,   legate allo stato di avanzamento della riforma e alle esigenze dello strumento militare riformato; 6. ridurre le attuali disparità tra personale militare e civile nelle medesime situazioni di impiego.

Questo programma può riassumersi in uno slogan, buono per una davvero efficace spending review: “investire in personale civile”.  E’ questa la rivoluzione copernicana che chiediamo alla riforma dello strumento militare nazionale, rispetto alla quale le forze sociali, e tra queste in primis FLP DIFESA, accetterebbero la sfida e non mancherebbero di dare il proprio contributo positivo e propositivo.

Intimamente connesse e intrecciate con le richieste di cui sopra, ci appaiono due questioni importanti e ineludibili per una riforma che voglia davvero incidere in profondità.  La prima, riguarda la fondamentale partita legata ai tanti sprechi e privilegi che tuttora esistono in Difesa. Nel documento presentato al Senato ne abbiamo richiamato qualcuno, la lista è lunga, ma nel DDLD non c’è alcun richiamo e alcun impegno in quel senso. Abbattere sprechi e privilegi è un imperativo di ordine morale prima che economico, e servirebbe comunque a dare maggiore credibilità all’intera operazione.

La seconda questione riguarda invece la gestione delle eccedenze del personale militare. Il DDLD prevede tutta una serie di percorsi possibili, tra i quali le tre opzioni più importanti appaiono l’estensione  della ARQ (Aspettativa Riduzione Quadri), la mobilità verso altre PP.AA. e il transito verso i ruoli civili.  E’ nostra precisa convinzione che,  in ragione della scarsa praticabilità delle prime due, l’opzione più realistica e concreta rimane allo stato quella del transito verso i ruoli civili, per i quali il DDLD costruisce una sorta di percorso privilegiato e a mano libere: non è previsto l’assenso dell’interessato; i transiti avverranno “in soprannumero” e con l’ausilio di tabelle di equiparazione sottratte ad ogni confronto con il Sindacato.  Una volta ingolfati i ruoli civili,  la gestione delle eventuali eccedenze verrebbe effettuata  ricorrendo all’art. 16 L. 183/2011, ma la cosa coinvolgerebbe poi tutti noi, senza distinzione alcuna tra chi c’era già nei ruoli e chi c’è entrato dopo.  Noi  pensiamo che le professionalità militari eccedenti debbano essere tutelate mantenendole dentro lo specifico militare, e cioè all’interno del Comparto sicurezza e Difesa, prevedendone il progressivo transito negli altri pezzi del comparto (Polizia; Vigili del Fuoco; Guardie giudiziarie, forestali,  etc.) e di altri comparti (Polizie urbane e provinciali).  Noi non siamo contrari all’ingresso nei nostri ruoli di colleghi attualmente militari: chiediamo solo che il transito avvenga a domanda dell’interessato,  con riferimento vincolante alle dotazioni organiche e nei limiti assunzionali vigenti, e con l’ausilio di  una tabella di equiparazione definita attraverso un confronto con le OO.SS.

Queste sono le richieste di FLP DIFESA,  che in questi giorni stiamo illustrando ai lavoratori nelle decine e decine di iniziative che stiamo facendo (vds. allegato articolo da Taranto), e che ci sembra siano condivise dai colleghi.

 A sostegno di questa nostra “piattaforma”, e in previsione del prossimo passaggio in aula del provvedimento, abbiamo deciso una manifestazione nazionale che si terra a Roma in via XX settembre venerdì 6 luglio  p.v., dalle ore 12.00 alle ore 14,00, nella quale, pur con le limitazioni di partecipazione che ci sono state imposte dalla Questura per comprensibili motivi di sicurezza,  molti lavoratori verranno a Roma da tante parti d’Italia per chiedere modifiche profonde di quel progetto di riforma che ci penalizza (in allegato, la locandina da affiggere in tutte le bacheche e da diffondere).

(Giancarlo Pittelli)

Allegato 1: Locandina manifestazione

Allegato 2: Articolo da Taranto

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