CSE chiede di avviare il confronto negoziale per fissare nuove regole nelle relazioni sindacali

Notiziario n. 118 del 5 settembre 2012 –

Riportiamo di seguito il Notiziario CSE  n. 20 del 4 settembre 2012 relativo alle risultanze della riunione avvenuta in pari data a Palazzo Vidoni  tra il Ministro della Pubblica Amministrazione Giuseppe patroni Griffi e le Confederazioni Sindacali maggiormente rappresentative, e tra queste la CSE) in merito alle problematiche connesse con il provvedimento sulla c.d. “spending review”.

In data odierna si è svolta a Palazzo Vidoni un incontro fra il Ministro Patroni Griffi e le Confederazioni sindacali maggiormente rappresentative, con all’ordine del giorno la ripresa del confronto – dopo la pausa per estiva – sulle problematiche legate al Pubblico Impiego.

 Occorre ricordare come dopo gli esiti deludenti dei precedenti incontri e, soprattutto, dopo la conversione in legge del DL 95/2012, la riunione di oggi doveva essere l’occasione per avere il quadro ancora generale ma pur sempre significativo del dato numerico del personale in esubero nelle Amministrazioni Centrali.

 Invece, niente di tutto questo e, ancora una volta, il Ministro non ha fornito alcun dato numerico ma ha snocciolato una ulteriore proposta di carattere operativo per affrontare il problema della mobilità del personale; in buona sostanza Patroni Griffi ha proposto di avviare un confronto preventivo in sede Aran per “sbozzare” le problematiche legate alla mobilità ed ai criteri ad essa connessi e solo successivamente, definire il tutto a livello Funzione Pubblica con uno specifico accordo fra le parti.

 Su questa proposta si sono snodati gli interventi delle diverse Confederazioni Sindacali, ricalcando i percorsi delle precedenti riunioni, con posizioni che poco hanno aggiunto alla economia della discussione; infatti dalla indisponibilità della CGIL e della USB, alla disponibilità problematica della CISL, al pragmatismo cinico della UIL, nessun passo in avanti.

 È chiaro che la CSE non è disponibile ad aprire un confronto che mira solo alla gestione degli esuberi individuati dal governo. Abbiamo siglato il 3 maggio un accordo che doveva disciplinare la riorganizzazione, la formazione, la revisione della odiosa Legge Brunetta e che doveva permettere il dispiegarsi pieno della contrattazione integrativa, a partire dai passaggi economici. Ci ritroviamo con una legge sulla falsa “spending review” che non recepisce nulla dell’accordo del 3 maggio se non un fumoso esame congiunto su alcune materie. Lo stesso Patroni Griffi ha ammesso che parti dell’accordo sottoscritto nemmeno 4 mesi fa non è stato possibile recepirle. Ma noi firmiamo contratti non generici impegni che permettano poi al governo di decidere cosa applicare e cosa no.

 La CSE ha proposto una soluzione, l’unica possibile a parer nostro se davvero il ministro vuole mantenere un canale aperto e dimostrare di rispettare sindacati che rappresentano 3 milioni e mezzo di lavoratori pubblici: aprire una contrattazione a tutto campo all’ARAN, a partire da un piano industriale serio, sulla riorganizzazione della pubblica amministrazione, sulle relazioni sindacali, sulla formazione, sulla contrattazione integrativa e sulla valutazione delle prestazioni, diversa da quella prevista dalla Legge Brunetta.

 Partendo da un CCNQ, e quindi da un vero e proprio contratto, si potrebbero scrivere anche nuove regole e percorsi al fine di dare risposte a problemi lasciati in sospeso dai precedenti contratti collettivi (pensiamo, ad esempio, quelli legati a un nuovo ordinamento professionale o alla formazione) e non certo affrontati positivamente con il decreto legislativo n.150/2009; si potrebbero, cioè, gettare le basi per l’avvio di una nuova fase contrattuale e, successivamente, di contrattazione integrativa che consenta anche di recuperare quella parte mancante del necessario confronto sull’intero processo di riorganizzazione della macchina pubblica.

 Solo ed esclusivamente in quel caso siamo disponibili – qualora in base al piano industriale dovesse venir fuori che c’è bisogno di trasferire lavoratori da un’amministrazione all’altra per un miglior funzionamento – a parlare di mobilità del personale. Insomma, ci si concentri sugli accordi firmati e non sulla logica dei tagli lineari che non possono portare nessun aumento di produttività ma sono l’anticamera del taglio dei servizi alle fasce più deboli della popolazione.

 Prima di iniziare questo percorso però, è necessario che il ministro la smetta di menare il can per l’aia e ci fornisca i dati in suo possesso sulla quantità di lavoratori che il governo intenderebbe tagliare invece di continuare a tenere nascosti numeri e tabelle da due mesi (salvo poi fornirle ai giornali e tv che continuano a pubblicare dati molto preoccupanti).

 La settimana prossima è calendarizzata un’altra riunione con la Funzione Pubblica, almeno per noi ultimativa, che dovrebbe, in ogni caso fissare punti e disponibilità;  alternativamente, per quanto ci riguarda, c’è solo la decisione di avviare azioni di lotta possibilmente unitarie e le loro modalità esecutive.

 Si fa presente infine che su richiesta del sindacato il Ministro si è dichiarato favorevole ad aprire dei tavoli di confronto sui temi del precariato e della Scuola.

SEGRETERIA GENERALE CSE

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