Lettera del Segretario Generale CSE al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Notiziario n. 31 del 1 aprile 2014 –

M. Carlomagno (penultimo a destra) ospite al TG5

M. Carlomagno (secondo da destra) ospite al TG5

Trascriviamo di seguito integralmente la nota che in data odierna la  Segreteria Generale della CSE ha inviato al Presidente del Consiglio Matteo Renzi in ordine ai recenti annunci del Governo  in materia di rilancio dell’economia, di spending review e di riordino della PA.

”  Signor Presidente del Consiglio, la riforma dello Stato, dei livelli di governo e della pubblica amministrazione, unitamente alla necessità di dare un primo segnale per rilanciare il potere d’acquisto di chi  ha meno, hanno costituito le prime opzioni del nuovo Governo da Lei presieduto. Sono senza dubbio un primo passo, assolutamente condivisibile, tanto è che in questi anni tali materie sono state oggetto di numerose iniziative della nostra confederazione sindacale.Siamo infatti convinti che sia necessario uscire dalla crisi economica attraverso una politica di rilancio dei consumi che può essere garantita solo dando fiato ai salari, agli stipendi ed alle pensioni  da troppi anni bloccati. Scelte, queste annunciate, che per la CSE debbono però avere garanzia di finanziamento e di stabilità anche negli anni a venire, non solo per i lavoratori dipendenti ma anche per i pensionati. Debbono dare speranza alle nuove generazioni creando occupazione, unitamente ad una riforma del mercato del lavoro che deve essere in grado di superare la precarietà.

Con la stessa franchezza con la quale abbiamo commentato i primi annunci in materia di proposte per il rilancio dei consumi e di riforme istituzionali, dobbiamo dirle che abbiamo accolto con notevole preoccupazione molti aspetti della relazione che il Commissario Cottarelli ha presentato nei giorni scorsi in Senato.  Nel rilevare come Ella abbia a questo proposito voluto rappresentare come il lavoro svolto dal Commissario sia un lavoro “tecnico” e che invece le scelte politiche spettano al Governo intendiamo  quindi  da subito ribadire alcuni concetti per noi dirimenti. L’approccio di Cottarelli e del suo staff, a differenza di quanto annunciato  all’insediamento, è ancora legato  alle politiche nefaste dei tagli lineari, si muove in buona  parte nella medesima direzione del passato, e mediante annunci roboanti di presunte eccedenze di circa 85.000 pubblici dipendenti, riprende del tutto impropriamente la propaganda anti dipendente pubblico ormai in voga da anni nel nostro Paese, inaugurata dalle campagne sui “fannulloni” tante care a Brunetta ed ai governi precedenti.  L’idea di fare “rivisitazione della spesa” solo sulle spalle dei lavoratori pubblici, prima bloccando i contratti, poi tagliando in modo consistente il salario di produttività ed infine minacciando licenziamenti di massa, è non solo ingiusta e lesiva della dignità e della professionalità di centinaia di migliaia di lavoratori, ma è anche profondamente sbagliata dal punto di vista dell’equità, della sostenibilità e della tenuta dello stato sociale.

Bisogna invece, ed è quello che noi auspichiamo, mettere in campo una politica e scelte che aggrediscano i veri nodi legati agli sprechi ed ai privilegi, alle tantissime ed ingiustificate esternalizzazioni delle attività, alle consulenze, ai mega stipendi  dei manager ed a quelli dei troppi dirigenti generali della pubblica amministrazione, alle duplicazioni organizzative e gestionali  volute in questi anni dal sistema dalla cattiva politica per creare consenso e poltrone. Questo Paese ha certamente bisogno di ripensare alla pubblica amministrazione in modo organico e lo deve fare partendo dalle preannunciate riforme istituzionali e dei livelli di governo, garantendo al Paese una pubblica amministrazione sempre più vicina ai cittadini, semplificata nelle procedure,  fattore di sviluppo e non di freno della nostra economia.  Si può, anzi si deve  parlare  di spending review, ma senza diminuire i servizi  e le tutele per i più deboli, senza abbassare la guardia ed il presidio sul territorio nei campi della legalità e della sicurezza, del contrasto all’evasione fiscale e previdenziale, recuperando le sacche di inefficienza, riorganizzando la macchina organizzativa, mettendo al centro di un processo  veramente riformatore e non, invece, demolitore  le risorse umane e le professionalità tanto presenti nel nostro lavoro pubblico.

Per fare questo è necessaria una coraggiosa politica di tagli agli sprechi, ma soprattutto  un’immediata iniziativa  del Governo per  rinnovare i contratti dei lavoratori del pubblico impiego. Ripensare la PA, significa garantire servizi e “buone pratiche”, contare su dipendenti motivati, formati e meglio pagati. Significa mettere in soffitta, nell’organizzazione del lavoro e degli Uffici e nella gestione del rapporto di lavoro, quella burocrazia e quelle farraginosità ottocentesche che Brunetta ha riproposto con un’anacronistica rilegificazione, ridando invece nuova dinamica alla partecipazione , all’impegno ed al merito. Per fare avanzare un vero processo di innovazione e di riforma è necessario che riprenda un confronto serrato ed a tutto campo con chi ogni giorno opera nei diversi settori della PA, evitando le semplificazioni ed i consigli dei soliti noti, e/o dei tagliatori di testa per professione. Non è possibile che di riforme e di lavoro pubblico ne parlino tutti tranne coloro che ogni giorno vivono in prima persona le problematiche e sono quelli che poi dovranno far camminare sulle loro gambe le scelte assunte.

La CSE, confederazione sindacale rappresentativa nei comparti del pubblico impiego, nata dieci anni fa per dare voce ai  lavoratori ed alle lavoratrici che non si sentivano più rappresentati da sindacati ormai burocratizzati e lontani dai loro bisogni ed aspettative, che volevano vedere riconosciuta la propria dignità e contribuire con il proprio lavoro al miglior funzionamento delle  amministrazioni in cui operavano, non intende certo rinunciare al suo ruolo di rappresentanza, in un momento in cui c’è bisogno di più  e vero sindacato.

Tenuto conto quindi della centralità delle questioni poste  e di quanto  da Lei più volte dichiarato con riferimento all’importanza delle stesse, Le chiediamo  l’immediata apertura di un confronto, reale e non formale, con le parti sociali, a partire da un urgente incontro per  rappresentarle le nostre priorità e proposte.

In attesa di riscontro inviamo distinti saluti.

                                                                 Il Segretario Generale CSE – Marco Carlomagno