L’ipotesi di transito nel comparto sicurezza e difesa va chiarita presto e bene

Notiziario n. 60 del 6 giugno 2014 –

I premiati di Padova con la dr.ssa Preti e il gen. Stano

I premiati di Padova con la dr.ssa Preti e il gen. Stano

Nella seconda metà dello scorso mese di maggio, con manifestazioni in tutta Italia, il Ministero della Difesa ha celebrato la “Festa del Personale Civile della difesa”,  istituita nel 1961, così  rinominata da qualche anno al posto della vecchia e un po’ lugubre “festa degli anziani”. Le celebrazioni più importanti sono avvenute a Roma, dove ha partecipato il Sottosegretario  Rossi e poi  a Padova, La Spezia e Taranto dove hanno presenziato, rispettivamente, la dr.ssa E. Preti di PERSOCIV,  la dr.ssa A. Corrado di COMMISERVIZI  e l’ing. T. Guastamacchia di SEGREDIFESA.

La manifestazione di Roma si è segnalata non solo per l’importanza della sede, come pure è da sempre ovvio e naturale,  ma anche per alcune affermazioni venute dal Sottosegretario Domenico Rossi, il quale avrebbe affermato che  il personale civile dovrebbe abbandonare l’attuale collocazione nel ”comparto Ministeri”  e transitare nel “comparto sicurezza e difesa”, promettendo il proprio impegno al riguardo. Una affermazione, è utile ricordare, avvenuta alla vigilia delle elezioni europee nelle quali l’on. Rossi era direttamente impegnato,  ma pomposamente rimbalzata da qualcuno tra i colleghi, e che necessita di opportune precisazioni e dei necessari chiarimenti in merito alla praticabilità e portata dell’operazione.

Di entrata del personale civile  nel “comparto sicurezza”  si era parlato per la prima volta nei primissimi anni novanta,  e in quella circostanza il fronte sindacale si spaccò decisamente in due: da una parte  CGIL-CISl-UIL, decisamente contrari all’operazione, e,  dall’altra ,  il fronte del sindacalismo autonomo con in testa lo SNAD (progenitore di FLP DIFESA)  che allora ne era, e di gran lunga, la forza più consistente. L’opposizione dei primi fece naufragare quell’opportunità, che tale appariva e verosimilmente lo era  nel contesto in cui quell’ipotesi si faceva strada:  in primo luogo, una situazione di finanza pubblica ancora non critica, che rendeva possibile un aggancio delle trattamenti economici civili a quelli del personale militare, il che costituiva il piatto forte dell’opzione;  in secondo luogo, la natura ancora pubblicistica delle regole del nostro rapporto di lavoro,  normato da leggi (ultimo, il DPR 44/1990) e non da CCNL, che, proprio per questo, ne avrebbe modificato poco la sostanza in caso di transito al “comparto sicurezza”.  Uno scenario, invece, che appare invece oggi molto modificato:  innanzitutto, la gravissima situazione finanziaria delle casse pubbliche, che rende molto difficile, per non dire impossibile, un’operazione tesa, di fatto, a incrementare le retribuzioni del personale civile della Difesa ( e solo di esso);  in secondo luogo, la natura del nostro rapporto di lavoro che è oggi quella “privatistica”,  le cui regole vengono fissate dai contratti collettivi di lavoro.  Privatizzazione e contrattualizzazione del rapporto di lavoro sono stati dunque i due pilastri della riforma del 1993,  e tali ancora restano, nonostante i profondi fendenti inferti da Brunetta.

Se questo è il quadro di riferimento attuale,  nel dare comunque atto all’on. Rossi dell’attenzione posta sul tema “specificità”,  pensiamo sia il caso, come OO.SS., di comprendere bene la portata reale dell’operazione invece di  riproporre, acriticamente, anacronistici schemi difficilmente riesumabili.  Un’operazione di questa natura è oggi realisticamente praticabile,  e attraverso quali percorsi e in quali tempi?  E, nel caso lo fosse davvero,  quali per i civili  gli svantaggi e i vantaggi dell’operazione, di ordine economico ma anche di ordine normativo?  Per questo, nel prossimo incontro che dovrebbe oramai essere vicino, chiederemo all’ on. Rossi di precisare meglio il suo pensiero e gli approdi attuali del suo impegno.

Dire questo, non significa certo negare  la “specificità”  dei civili,che peraltro FLP DIFESA ripropone da anni all’attenzione dei  Vertici politici che si sono succeduti. Ma ci può essere una specificità  all’interno del recinto della contrattualizzazione,  e un’altra al di fuori (“comparto sicurezza e difesa”), che appare oggi ardua  e forse anche non molto allettante,  sia economicamente che, soprattutto, normativamente.  Chi fosse di opinione diversa,  si  legga la bozza di d.d.l. che pubblichiamo su questa stessa pagina insieme con la lettera di trasmissione di SMD al COCER,  e in particolare gli artt. 2 e 3.  Certo noi non siamo militari,  ma a quali e quante  modifiche di status andremmo incontro?

(Giancarlo Pittelli)

Allegato 1:  Lettera 12.05.2014 di SMD a COCER per parere su piattaforma specificità

Allegato 2:  Bozza d.d.l. attuativo art. 19 L. 183-2010 – piattaforma specificità