Audizione in Camera dei Deputati. Le osservazioni e proposte di FLP CSE sul DDL Madia recante la c.d. riforma della Pubblica Amministrazione

Notiziario n. 61 del 15 giugno 2015 –

L'on. Paolo Sisto, Presidente della 1^ Commissione della Camera

L’on. Paolo Sisto, Presidente della 1^ Commissione della Camera

Riportiamo di seguito il documento di sintesi che la nostra Confederazione CSE ha inviato al Presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera On.le Francesco Paolo Sisto al termine dell’audizione delle Parti sociali sull’Atto Camera 3098 (DDL delega per la riforma della PA) che si è tenuta nella serata del 3 giugno ultimo scorso.

Il DDL delega di riforma delle Pubbliche Amministrazioni per il quale siamo auditi è in preoccupante continuità con gli interventi normativi effettuati dal Governo Berlusconi e dal recente Decreto Legge 90/2014, che porta il nome dell’attuale Ministro della Pubblica Amministrazione, convertito nella Legge n. 114/2014.

Volendo riassumere i principi sui quali si basano tutti i provvedimenti citati, è possibile affermare che sono:

  • L’inespressa ma malcelata idea che lo Stato – inteso non solo come apparato burocratico – sia sempre il problema e mai la soluzione ai problemi del Paese e quindi deve limitare al minimo la propria presenza;
  • Il costo zero, figlio della concezione appena enunciata, che ha la sua applicazione pratica nell’evitare di investire risorse in un settore considerato improduttivo;
  • L’intento punitivo nei confronti del personale delle pubbliche amministrazioni già declinato, nei provvedimenti che portano i nomi dei Ministri pro-tempore Brunetta e Madia, con una valutazione del merito che non promuove la crescita e la partecipazione, con la possibilità di demansionare i lavoratori i quali evidentemente non sono considerati portatori di professionalità utili al Paese e nell’istituto della mobilità ad invarianza di stipendio;
  • L’assoluta subordinazione dell’azione delle pubbliche amministrazioni non solo agli obiettivi programmatici dell’autorità governativa ma al Governo – nazionale o locale – tout court; principio che ha come conseguenza la precarizzazione del rapporto di lavoro della dirigenza, la ripubblicizzazione di tutto ciò che concerne il rapporto di lavoro pubblico, la previsione che in ogni comune debba esserci un dirigente apicale e che questi debba essere di nomina politica, portatore quindi non delle esigenze dei cittadini ma della maggioranza politica ad ogni livello;
  • L’inutilità della partecipazione dei lavoratori pubblici, in qualunque forma democratica, alla vita delle pubbliche amministrazioni in quanto attori che non portano valore aggiunto ma sarebbero solo titolari di una serie di privilegi, accumulati attraverso istituti contrattuali, che vanno smantellati attraverso interventi legislativi;
  • Di conseguenza, le parti sociali vanno ridimensionate, da interlocutori del Governo che fanno sintesi della progettualità espressa dai lavoratori nelle forme democratiche e la trasferiscono nei contratti collettivi, a meri organismi consultivi privi di qualunque legittimazione da parte dei datori di lavoro pubblico.

Al contrario, l’idea di Pubblica Amministrazione della CSE, in accordo con i principi costituzionali, è basata sul principio dell’apparato amministrativo-burocratico che produce valore per il Paese anziché frenarlo, assicurando al contempo l’attività di regolazione dell’attività economica prevista dall’articolo 41, secondo e terzo comma, della Costituzione e i livelli minimi di servizio che assicurino il diritto di cittadinanza anche alle fasce più deboli della popolazione.

Se la missione delle pubbliche amministrazioni deve essere quella di promuovere l’innovazione necessaria alla libera attività economica e creare le condizioni per il dispiegarsi del concetto di cittadinanza, non può essere al contempo oggetto di una “furia riformatrice” né piegata a logiche di parte; deve prevedere forme di partecipazione organizzata, non consociative o assembleari, dei lavoratori che devono essere non solo formati ma motivati e coinvolti nell’attività e nel rapporto con i cittadini; una dirigenza fortemente responsabilizzata ma non precarizzata, che promuova la crescita collettiva della struttura burocratica governata, assicuri livelli di accountability, attui piani e programmi fissati dall’autorità di governo – nazionale o locale – senza essere a questa subordinata.

Pertanto la CSE chiede di sostituire alla “furia riformatrice” alla quale si assiste  senza sosta da oltre vent’anni, un riordino dei principi di azione basilari ai quali le pubbliche amministrazioni devono attenersi che permetta la responsabilizzazione dei lavoratori pubblici ad ogni livello ma in un quadro di continuità e di tregua normativa che torni a valorizzare la partecipazione dei lavoratori attraverso la contrattazione, il pieno dispiegarsi delle professionalità acquisite, la valorizzazione del merito in un quadro quanto più possibile condiviso che promuova la crescita, il rapporto sempre più osmotico con le varie forme di cittadinanza, organizzate e non.

Più concretamente, la CSE condivide l’esigenza del Governo di assicurare sempre maggiore trasparenza dell’attività amministrativo-burocratico, anche attraverso un uso più consapevole e responsabile delle nuove tecnologie; chiede però che il fulcro della norma sia costituito: dalla individuazione dei livelli di Governo e della presenza dello Stato sul territorio che assicurino gli standard minimi di servizi necessari alla piena attuazione della libertà di impresa ma anche dei diritti di cittadinanza; dal riordino del sistema delle società partecipate; dalla razionalizzazione delle risorse e al contempo dei livelli di investimenti necessari al miglioramento dell’azione amministrativa.

La CSE chiede invece che tutto ciò che si riferisce ai rapporti di lavoro sia oggetto di un puntuale atto di indirizzo del Ministro della Pubblica Amministrazione ai soggetti che curano l’attività di contrattazione per conto del Governo e la conseguente apertura di una stagione contrattuale che, ridando fiato al potere d’acquisto di più di 3 milioni di lavoratori pubblici dopo 6 anni di ingiustificato blocco degli stipendi e delle retribuzioni, promuova e accompagni l’azione di modernizzazione delle pubbliche amministrazioni.   

Nel merito dell’articolato del disegno di legge, quindi, la CSE chiede preliminarmente di ridurre gli eccessi e l’indeterminatezza delle numerose deleghe richieste al Parlamento e di seguito propone alcuni emendamenti al testo in discussione alla camera.

Articolo 7 – Organizzazione/Riorganizzazione dell’amministrazione dello Stato

Ribadiamo che ogni processo di riorganizzazione debba comunque salvaguardare i livelli occupazionali e le professionalità del personale interessato da tali processi.

Si propone di inserire la garanzia delle relazioni sindacali previste dai CCNL nei processi di riorganizzazione e di conseguente ricollocazione del personale all’interno del comma 1, lettere a e c, di tale articolo.

Si propone di affidare ai Prefetti solo ed esclusivamente compiti di coordinamento organizzativo quali responsabili di UTS e non quelli legati alla responsabilità della erogazione dei servizi all’utenza che devono rimanere in capo ai dirigenti degli uffici preposti delle singole amministrazioni centrali sul territorio, modificando quanto previsto al  comma 1 lettera d, di tale articolo.

Inoltre la riduzione del numero degli UTS non è in alcun modo condivisibile perché ridurrebbe ancora di più la presenza dello Stato sul territorio, i livelli di erogazione di servizi e di presidio.

Articolo 9 – Personale/Dirigenza Pubblica

La previsione dei ruoli unici della dirigenza comporta la necessità di individuare specifiche modalità di equiparazione tabellare.

L’interscambiabilità e la mobilità tra comparti ed amministrazioni diverse può comportare disconoscimento di professionalità e peggioramento di servizi resi all’utenza.

Non è accettabile l’ipotesi di decadenza dalla funzione a seguito di mancato incarico.

Si propone inoltre di prevedere l’inserimento all’interno dell’articolato, di specifici riferimenti al mantenimento della contrattualizzazione del rapporto di lavoro e della contrattazione quale elemento di garanzia nella regolazione dello stesso.

Articolo 10 – Semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca

Si propone di prevedere un meccanismo che introduca risorse nuove per favorire la ricerca e non che preveda lo sviluppo del settore in ragione della invarianza delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili. Si propone di cassare tale riferimento  previsto al comma 1 dell’articolo.

Articolo 11 – Promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nella amministrazioni pubbliche

Si propone di inserire nell’articolato, ed in particolare al punto 1, uno specifico riferimento alla definizione di tali materie e della loro regolazione,  attraverso i CCNL

Articolo 13 – Riordino della disciplina del lavoro alle dipendenze della amministrazioni pubbliche

Si propone l’inserimento, nell’articolato, di un comma che, nel prevedere una specifica delega al riguardo, modifichi gli aspetti penalizzanti della normativa oggi vigente,  avvii  e consenta il riordino di tali  materie attraverso l’emanazione di atti di indirizzo che successivamente possano essere trasformati in specifici CCNQ o CCNL fra Aran e Parti sociali.

Quanto sopra, riprendendo una prima e datata iniziativa in tal senso ed allo scopo primario di  definire un rinnovato sistema di relazioni sindacali nel pubblico impiego che superi l’attuale fase di stallo e di blocco dei contratti, per costruire una pubblica amministrazione che metta al centro della riforma, progetti di sviluppo del lavoro pubblico e del proprio personale.    

 LA SEGRETERIA GENERALE FLP-CSE “

Su questa stessa pagina pubblichiamo anche il testo del disegno di legge sulla c.d. riforma della P.A. votato dal Senato e oggi all’esame della Camera dei Deputati,  e il relativo dossier a cura del Servizio Studi del Senato.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE FLP DIFESA

Allegato 1:  Riforma P.A. – DDL Madia – testo approvato Senato 30.04.2015

Allegato 2:  Dossier del Servizio Studi del Senato sull’A.S. n. 1577 riorganizzazione AA.PP.