Incontro con la Ministra Madia.Un’occasione perduta, molta demagogia, azzeramento della contrattazione e di ogni confronto vero, e la tentazione di tornare alla legificazione

Notiziario n. 17 dell’8 febbraio 2016 –

La molto pensierosa Ministra alla P.A. Marianna Madia

La molto pensierosa Ministra alla P.A. Marianna Madia

Si riporta di seguito il testo integrale del Notiziario n. 6 diffuso in data 4 febbraio u.s. dalla nostra Federazione, con il quale la Segreteria Generale FLP dà conto ai colleghi degli esiti estremamente deludenti e delle risultanze negative dell’incontro che le OO.SS. del pubblico impiego hanno avuto in pari data con la Ministra alla Funzione Pubblica, Marianna Madia.

” Poteva e doveva essere una riunione importante.

Finalmente, dopo la sentenza della Consulta sull’incostituzionalità del blocco dei contratti e alla vigilia del varo dei decreti delegati di attuazione della riforma della pubblica amministrazione, il Ministro convocava le OO.SS. a Palazzo Vidoni.

E invece, come le altre ultime volte, la riunione si è dipanata su un copione ormai rituale.

Una mera consultazione “successiva” sulla predisposizione dello schema di decreto delegato sul “rito abbreviato” deciso dal Governo per dare soddisfazione all’onda mediatica montata ad arte, per licenziare in “48 ore” coloro che timbrano il cartellino e se ne vanno a spasso.

Nessun accenno agli altri Decreti delegati che pure ci risultano scritti e che dovrebbero riscrivere da capo a fondo il rapporto di lavoro e l’assetto della nostra pubblica amministrazione.

Nessun riferimento, se non nella brevissima replica finale, al rinnovo dei contratti e alla necessità di implementare il ridicolo stanziamento previsto dalla legge di stabilità 2016.

Diciamo subito, e l’abbiamo ribadito nel nostro intervento, che per noi chi viene meno ai doveri di pubblico dipendente e con il proprio comportamento infanga milioni di lavoratrici e lavoratori è il principale nemico di chi come noi vuole mettere il lavoro pubblico, i suoi addetti e le grandi professionalità presenti, al servizio della collettività e del bene del Paese.

In questi anni, in tempi anche diversi da questi, non ci siamo mai tirati indietro e  all’interno dei Contratti nazionali di lavoro abbiamo con coraggio disciplinato con severità tali fattispecie.

Oggi non solo i contratti, ma la stessa legge, prevede forti sanzioni nei confronti di chi non rispetta l’orario di lavoro o con mezzi fraudolenti falsifica le presenze.

Predisporre uno specifico decreto delegato su questo, individuando in modo raffazzonato e confuso nuovi termini per il dispiegarsi del procedimento disciplinare, non cambia la sostanza e contribuisce solo a dare l’idea che fino ad ora i lavoratori pubblici fossero dei privilegiati. Cosa assolutamente falsa.

Questo decreto cosi com’è non solo non serve, perché la materia è ampiamente regolamentata, ma, ironia della sorte, fa passare in secondo piano, perché non caratterizzati dal cosiddetto rito abbreviato, reati assolutamente devastanti per il buon funzionamento della Pa quali quelli della corruzione e della concussione che per il Governo evidentemente sono meno importanti di questo.

Una visione vecchia, quella che promana dallo sgangherato Decreto delegato, della macchina amministrativa (altro che amministrazione digitale) che fa della mera presenza in Ufficio il parametro principale per valutare la produttività e la qualità del lavoro, che rischia di creare problemi all’efficienza delle Amministrazioni ed ai lavoratori quando, in modo goffo, rischia di assimilare all’assenza fraudolenta dal lavoro anche attestazioni quali quelle certificate in occasione delle tante attività esterne svolte, in particolare nel calcolo della congruità del tempo di viaggio come tempo di lavoro.

Utilizzare lo strumento del Decreto delegato, sottoposto a un iter di approvazione abbastanza lungo, non risponde neanche all’esigenza di immediatezza che evidentemente il Governo voleva dare in pasto all’opinione pubblica. Ma l’effetto annuncio è ottenuto. Anche se poi la faccenda si complica solamente.

Eppure il rinnovo dei contratti era ed è l’occasione non solo per recuperare il potere d’acquisto falcidiato da un blocco ormai settennale, ma anche per mettere mano all’ordinamento, alla classificazione del personale, al rapporto di lavoro.

Invece la strada perseguita da Renzi e dalla Madia è purtroppo assolutamente in linea con la ricetta Brunetta.  Blocco dei contratti, smantellamento delle garanzie e delle tutele preesistenti tramite interventi unilaterali che rilegificano tutti gli istituti del rapporto di lavoro in senso punitivo.

Siamo stanchi di ascoltare generiche e stereotipate affermazioni sulla valorizzazione dei lavoro pubblico smentite immediatamente dopo da comportamenti diametralmente opposti.

Nella replica Marianna Madia ha detto che ora, con la ripresa economica, ci sarebbero le condizioni per riprendere il percorso contrattuale.

Sia coerente allora con tale assunto. Non si nasconda dietro l’alibi del mancato accordo sui comparti contrattazione. Si impegni ad emanare da subito l’atto di indirizzo per il rinnovo dei contratti che, vista l’eterogeneità delle nuove possibili aggregazioni, non può che essere orizzontale e trasversale. Rinunci a legificare su materie proprie della contrattazione e le inserisca negli atti di indirizzo. Chieda da subito l’integrazione delle risorse perché con 5 euro al mese non si fa nessun contratto. E apra un confronto serio, non limitato alle due ore canoniche, sui decreti di attuazione della riforma e sul modello organizzativo.

Altrimenti sono solo chiacchiere… svogliate e distratte tra un tweet e l’altro…

                                                               LA SEGRETERIA GENERALE FLP “