L’accordo truffa tra Madia e CGIL-CISL-UIL sul rinnovo dei contratti. Nessuna copertura economica per gli 85 € (lordi, medi e solo nel 2018) e nessuna affidabilità da parte di un Governo che tra tre giorni potrebbe saltare. Solo un gratuito endorsement per il “si” al referendum

Notiziario n. 141 del 2 dicembre 2016 –

Madia e CGIL-CISL-UIL, felici e contenti per lo straordinario accordo raggiunto

Madia e CGIL-CISL-UIL, felici e contenti per lo straordinario accordo raggiunto

Si riporta il testo del “comunicato stampa” di ieri di CSE che esprime considerazioni di merito molto critiche sul’ “accordo truffa” del 30.11.2016  che, dopo 7 anni di blocco, arriva a soli pochi giorni dal voto referendario e rappresenta di fatto un autentico endorsement al “si”, come tutti i lavoratori hanno ben compreso. Lo pubblichiamo su questa stessa pagina per la goduria dei colleghi.

” Altro che contratto degli statali!!!

A pochi giorni dalla consultazione referendaria CGIL CISL e UIL firmano una dichiarazione di intenti preelettorale assolutamente generica che non produrrà alcun effetto immediato.  Un’iniziativa che vuole far credere ai lavoratori che si sia rinnovato il contratto, quando non è così.

L’intesa sottoscritta con il Governo non è il contratto di lavoro ma semplicemente un impegno di carattere politico e la strada per arrivare al rinnovo risulta ancora lunga e piena di ostacoli.  Assecondando la propaganda elettorale del Premier Renzi, CGIL CISL e UIL non solo non hanno portato a casa nulla per i lavoratori del pubblico impiego, ma hanno anche pregiudicato il futuro della contrattazione che, necessariamente, dovrà aprirsi all’Aran con tutti i soggetti rappresentativi. Perché oltre quelle cifre, lanciate senza che vi sia alcuna copertura per il 2018, difficilmente si potrà andare nel momento in cui si parlerà veramente di rinnovi contrattuali.  Le risorse stanziate fino ad oggi dalle leggi di Stabilità 2016 e 2017 ammontano a meno di 1 miliardo, equivalenti a circa 20 € lordi pro capite.  Una cifra ben lontana dai 5 miliardi necessari per raggiungere gli 85 euro sbandierati dal Governo.  La differenza dovrebbe essere allora reperita nella legge di Bilancio 2018.

Con l’intesa CGIL, CISL e UIL rinunciano a difendere il diritto dei lavoratori pubblici ad avere una giusta retribuzione e la possibilità di recuperare – almeno parzialmente – il potere di acquisto delle buste paga svalutate artificialmente con un blocco legislativo delle retribuzioni di ben 7 anni. Basti ricordare che i contratti del lavoro privato rinnovati in questi mesi hanno previsto aumenti medi di 90 €, dopo aver già avuto gli aumenti medi complessivi di circa 230€ con i due rinnovi relativi ai trienni precedenti.

Tra le altre cose, con questa intesa, si rinuncia anche ai 6 mesi del precedente triennio contrattuale, che la Corte Costituzionale aveva sancito spettare ai dipendenti pubblici. Inoltre, fino a quando non verrà approntata una legge apposita che dia la possibilità di superare i vincoli imposti dalla riforma Brunetta, sarà estremamente difficile aprire concretamente il tavolo negoziale per il nuovo contratto. L’articolo 17 della legge delega 124 del 2015, infatti, non fa alcun riferimento alla possibilità di modifica delle norme sulla contrattazione. Servirà dunque una legge ad hoc per aprire il vero e proprio contratto che, a sua volta, sarà reso difficile dalla necessità di omogeneizzare la parte normativa dei comparti unificati dopo l’approvazione della riforma della pubblica amministrazione.

La FLP-CSE, che è il sindacato grazie al quale si è pronunciata la Corte Costituzionale e si è costretto il Governo a riparlare di contratti pubblici, continuerà, invece, la sua battaglia al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici per un rinnovo contrattuale vero a tutela degli stipendi stipendi e delle professionalità del lavoro pubblico” .  

Il comunicato evidenzia la fumosità dell’accordo, che è stato accompagnato in queste ore da un indecoroso battage da parte dei media. Ma ci poniamo altri interrogativi: si parla di 85 € (a regime e medi, attenzione!), ma le coperture 2018 non ci sono nel DDL bilancio votato dalla Camera;  che senso ha poi sottoscrivere un accordo con un Governo che tra tre giorni potrebbe saltare? chi stipulerebbe un accordo di compravendita con un’azienda che solo dopo tre giorni potrebbe fallire?  e quale infine è l’affidabilità di questo Governo che negli anni si è caratterizzato per le posizioni ostili verso lavoratori e sindacati? Allora, è chiaro: solo un assist al “si”, anche da parte di chi è scesa in piazza per il “no”. Meditate gente, meditate!

IL COORDINAMENTO NAZIONALE FLP DIFESA

Allegato: 30-11-2016-accordo-madia-cgil-cisl-uil