Buon 8 marzo a tutte le lavoratrici, civili e militari, del Ministero della Difesa. Una riflessione sulla condizione attuale della donna nella nostra società, anche alla luce di alcuni dati elaborati dal CENSIS e dall’OCSE. La parità non può essere un’illusione…..

Notiziario n. 29 dell’8 marzo 2017 –

Alla vigilia della festa dell’8 marzo, ci è pervenuta dalla collega Maria Pia Bisogni, nostra rappresentante in seno al CUG, la seguente riflessione che proponiamo alle colleghe e ai colleghi.

 “Anche quest’anno arriva la ricorrenza della Festa delle donne, e sempre più spesso si sente dire dalle stesse che non credono più al valore di questa giornata. Questo probabilmente non perché siano certe che la parità sia stata raggiunta, quanto piuttosto perché si sono convinte della inutilità della battaglia.

Sta di fatto che i dati forniti dai recenti studi elaborati dal CENSIS e dall’OCSE confermano che il nostro paese resta fanalino di coda in Europa nel superare le differenze di genere. Questi sono alcuni degli elementi valutati: in cifre, le italiane lavorano sempre di più, sono pagate meno, e il peso degli impegni familiari è soprattutto sulle loro spalle; la giornata media vede le donne avere: un’ora in meno di tempo libero rispetto agli uomini, quasi 4 ore in più di lavoro familiare, circa 2 ore in meno di occupazione retribuita. E anche se non lavorano , le donne impiegano per gli spostamenti soltanto 17 minuti in meno degli uomini, in auto o su mezzi pubblici, presumibilmente per accompagnare bambini e genitori anziani. Per contro è caduto lo stereotipo che “le donne passano davanti allo specchio più tempo degli uomini”: in una giornata, uomini e donne tra i 25 e i 64 anni dedicano alla cura personale il 46% del loro tempo (la differenza è dello 0,2%, e nelle 11 ore circa è compreso il riposo notturno).

Inoltre il rapporto del CENSIS conferma la differenza tra le retribuzioni: nel privato i salari sono inferiori del 19,6%, e nel pubblico del 3,7% in meno dei colleghi. Proprio per la necessità di conciliare le cure familiari con il lavoro, le donne accettano il part-time più spesso degli uomini, e siamo il 3° paese in Europa, dopo Grecia e Cipro, per donne in part-time involontario (60,3%). Il tasso di disoccupazione femminile in Italia è del 12,6%, contro una media europea del 8,8%, e la percezione delle scarse possibilità di avanzamento nella professione delle donne lavoratrici è segnalata dal 53% delle donne intervistate (e le più sfiduciate in Europa sono le italiane). L’OCSE conferma che: gli uomini italiani siano ancora poco collaborativi nei lavori domestici, e che dedicano ad aiutare la partner soltanto 100 minuti in media al giorno. E siamo avanti solo a Turchia, Portogallo e Messico, paesi che certo non brillano per emancipazione femminile. Ovvio che la crisi, e il limitato welfare italiano riversino sulle spalle delle donne il loro carico. Infatti nel 2016 siamo al penultimo posto in Europa per occupazione femminile tra i 15 e i 64 anni con il 48%; davanti alla sola Grecia, mentre la migliore è sempre la Svezia, con il 74,9%.

Perciò siamo ben lontane dall’aver raggiunto parità e pari opportunità, c’è molto da fare, e nessun altro ha interesse a sostenerci, dunque è necessario riprendersi la consapevolezza della sopravvivenza del gap di genere tuttora esistente. Eppure dal 1991 il numero di donne laureate rispetto agli uomini è sempre stato maggiore, con il picco del 2011 (58,9%). Eppure l’eccellenza, la capacità delle donne nell’impegnarsi su più fronti, la loro visione dei tempi della vita, dovrebbero essere considerate una risorsa strategica rilevante, un fondamentale supporto allo sviluppo delle attività produttive; ciò tanto più se si tiene  conto che le attività di cura saranno sempre più necessarie, nella prospettiva di un mondo sempre più anziano.

Sul tema, val la pena di menzionare un film recente, “Hidden figures” (Figure nascoste), che in Italia diventa “Il diritto di contare”: una storia vera che racconta di donne nere, della loro intelligenza, del loro apporto in un mondo maschile come la NASA ai tempi dei primi voli spaziali, il cui contributo è stato essenziale nella corsa americana alla conquista dello spazio: Katherine Johnson, fisica e matematica, Dorothy Vaughan, matematica e manager, Mary Jackson, matematica e ingegnere.  Vi si racconta di John Glenn, primo americano a entrare in orbita attorno alla terra per 3 volte, che non fidandosi del nuovissimo calcolatore IBM, chiese che la traiettoria fosse calcolata da quella “ragazza intelligente”, Dorothy.

E perciò riprendiamoci la festa, dobbiamo crederci.

Buon 8 marzo a tutte le donne !!! “

E,  anche da parte della nostra O.S.,  buon 8 marzo a tutte le amiche e colleghe, civili e militari.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE