La Direttiva n. 3/2017 del Presidente del Consiglio dei Ministri per l’introduzione del lavoro agile nelle PP.AA. Entro tre anni, ne potranno usufruire sino al 10% dei dipendenti. Già avviata la sperimentazione in Presidenza del Consiglio, auspichiamo lo si faccia a breve anche in Difesa

Notiziario n. 58 del 12 giugno 2017 –

Con la pubblicazione sul sito della Funzione Pubblica, ha visto finalmente la luce nella scorsa settimana la Direttiva n. 3/2017 del Presidente del Consiglio dei Ministri (PCM) che reca “indirizzi per l’attuazione dei commi 1 e 2 dell’articolo 14 della Legge 7 agosto 2015, n. 124 e linee guida contenenti regole inerenti all’organizzazione del lavoro finalizzate a promuovere la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti” , che pubblichiamo su questa stessa pagina in allegato 1.

La predetta Direttiva avvia nel settore pubblico quanto già pare positivamente sperimentato nel settore privato (oltre 250.000 i lavoratori smart), in particolare in grandi aziende, circa l’attuazione del c.d. “smart-working” (lavoro agile), che rappresenta una evoluzione del c.d. “telelavoro”, istituto per la verità non molto conosciuto e praticato nel pubblico impiego, in particolare nel Ministero della Difesa.

Per “telelavoro” si intende un lavoro che si svolge a distanza rispetto alla sede di lavoro, per lo più da casa o in un altro luogo decentrato, fisicamente separato dall’attività quotidiana e ben noto al datore di lavoro che su di esso può operare controlli,  e con orario di lavoro che prevede il riposo obbligatorio per 11 ore consecutive ogni 24, con astensione lavorativa dalla mezzanotte alle ore 5 (Accordo Quadro 2004).

Con il “lavoro agile”, invece, non è più obbligatorio legarsi a un luogo fisico fisso in cui lavorare: certamente la propria abitazione o altro luogo,  ma anche un bar, un giardino, un parco o qualunque altro luogo in cui  si possa portare un computer o uno smartphone, dai quali si possa agire tramite connessione Wi-Fi.  L’orario è autodeterminato: l’importante è portare a compimento il compito prefissato e l’obiettivo assegnato. Dunque il lavoro agile rappresenta una evoluzione certamente più interessante del telelavoro, in cui la modalità della prestazione lavorativa è decisa in accordo tra datore e dipendente ed è regolata nel privato da un contratto, con diritto di recessione dietro preavviso di 30 giorni. I vantaggi per il lavoratore sono evidenti: meno costi di spostamento,  più autonomia lavorativa, e maggiore equilibrio tra vita e lavoro. Ma i vantaggi sono evidenti anche per il datore di lavoro: secondo uno studio condotto dal Politecnico di Milano, oltre alle evidenti economie realizzate dalla mancata presenza del lavoratore nella sede di lavoro, più del 50% delle aziende private che hanno adottato il “lavoro agile” hanno avuto un aumento della produttività del 5-6%..

La Direttiva del PdCM fornisce indirizzi per l’attuazione del lavoro agile nelle PP.AA. attraverso una fase di sperimentazione e reca delle “linee guida” che disegnano il contesto normativo, definiscono l’ambito di applicazione e i destinatari, assegnano un ruolo determinante ai CUG (Comitati Unici di Garanzia)  e indicano le “misure organizzative” alle quali le PP.AA. sono chiamate. Nella seconda parte, la Direttiva reca indicazioni operative per l’attivazione del lavoro agile mentre, nella terza parte, si parla di organizzazione del lavoro, della gestione del rapporto di lavoro e delle relazioni sindacali.

La Direttiva avvia dunque la stagione del “lavoro agile” nelle Pubbliche Amministrazioni, e prevede che, entro tre anni, in ogni Amministrazione Pubblica e fino al 10% delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici che lo richieda, ci si potrà avvalere delle nuove modalità di lavoro agile, mantenendo in ogni caso inalterate le opportunità di crescita e di carriera per tutti i dipendenti che ne usufruiranno.  Trattasi a ben vedere, di uno strumento molto innovativo nell’organizzazione del lavoro delle PP.AA. e suscita un forte interesse in tanti lavoratori, e tra questi anche tra quelli che operano nel Ministero della Difesa.

Anche per questo, preso atto che in Presidenza del Consiglio è già stato sottoscritto un “protocollo d’intesa” per l’avvio della sperimentazione del lavoro agile in quella sede che è stato sottoscritto da diverse OO.SS. tra cui anche FLP (che pubblichiamo su questa stessa pagina in allegato 2), FLP DIFESA auspica che quanto prima sia possibile avviare anche in Amministrazione  Difesa una fase di sperimentazione del lavoro agile.

(Giancarlo Pittelli)

Allegato 1: La Direttiva del PdC n. 3-2017 sul lavoro agile

Allegato 2: Protocollo di intesa sul lavoro agile in Presidenza del Consiglio