8 marzo, festa della donna. Una nostra piccola riflessione sul significato di una festa che mantiene intatto tutto il suo valore simbolico e serve a ricordare che permangono, anche negli ambienti di lavoro, le disuguaglianze di genere che mettono a rischio le donne. Riprendiamoci la festa! Buon 8 marzo a tutte le donne della Difesa!

Notiziario n. 25 dell’ 8 marzo 2018 –

Alla vigilia della festa dell’8 marzo, ci è pervenuta dalla collega Maria Pia Bisogni, nostra rappresentante in seno al CUG del M.D.,  la seguente riflessione che proponiamo alle colleghe e ai colleghi.

” Anche quest’anno arriva la ricorrenza della Festa delle donne, e sempre più spesso si sente dire dalle stesse che non credono più al valore di questa giornata. Questo probabilmente non perché siano certe che la parità sia stata raggiunta, quanto piuttosto perché si sono convinte della inutilità della battaglia.

Sta di fatto che le cronache continuano a bombardarci di notizie che confermano che la parità e le pari opportunità sono ben lontane dall’essere raggiunte, che le molestie sessuali e lo stalking sono uno sport ancora molto praticato, e che il bilancio delle vittime di femminicidio è ancora molto alto, e non solo non accenna a diminuire, ma sembra continuamente aumentare.

Quanto alle molestie, ha provocato uno scandalo mondiale il caso del produttore americano molestatore seriale di attrici di calibro internazionale, che, dopo la denuncia da parte di una delle vittime che ha documentato la cruda verità, è stato accusato da una quantità di altre attrici di calibro internazionale che hanno trovato, a distanza di anni dai fatti, il coraggio di esporsi in massa.

Fa specie che le reazioni siano state clamorosamente contrastanti: da un lato sono scattate iniziative di sostegno al “molestatore”, e dall’altro fortunatamente sono state sottoscritte iniziative, quali quella vista nella recente cerimonia di premiazione degli Oscar americani, o quella italiana di “DISSENSO COMUNE”, atto di testimonianza e solidarietà di numerosissime e famose attrici italiane nei confronti delle colleghe che in Italia e nel mondo hanno avuto il coraggio di denunciare. In tale documento si ribadisce  che il fenomeno non può essere circoscritto di volta in volta, attribuendo il ruolo di capro espiatorio al singolo e creando le condizioni perché, passata l’ondata di sdegno, non si cominci a chiedersi perché sia successo, e se le persone “molestate” non abbiano una qualche responsabilità nell’accaduto: non deve essere confuso il “gioco della seduzione” con la molestia sessuale, non deve essere trascurata la volontà di ciascuna delle persone coinvolte.

La disuguaglianza di genere negli spazi di lavoro mette a rischio tutte le donne, perché nella condizione di subordinazione gerarchica è più facile il ricatto: succede alla segretaria, all’operaria, all’immigrata, alle studentesse, alle specializzande, alle collaboratrici domestiche. Bella la chiusura di quel documento, ove si afferma che “quelle che sono state le vittime del sistema ora  (insieme) hanno la forza per smascherarlo e ribaltarlo.” E a tal proposito, sempre dal cinema, ci arriva uno spunto di riflessione, con un film, ”Nome di donna”, che narra di una giovane donna che trova lavoro presso una residenza per anziani, dove la sua serenità viene intaccata dalle avances e dall’abuso di potere del direttore della struttura: la storia è emblematica, e si ragiona sui comportamenti di chi vive intorno ai protagonisti della vicenda.

Dunque è evidente come sia tuttora di estrema attualità il bisogno di lavorare sulle coscienze, affinché sia riaffermato il principio del rispetto dell’altro e della sua volontà, che parte dai modelli che ciascuno di noi offre alle nuove generazioni, nel proprio mondo pubblico e privato, affinché ciascuno sia rispettoso delle donne che incontra, dalla propria compagna di scuola, alla fidanzatina, alla moglie, alla collega, alla professionista, alla propria figlia.

Sembra strano dover ancora dire questo, se si tiene conto che dal 1991 il numero di donne laureate rispetto agli uomini è sempre stato maggiore, con il picco del 2011 (58,9%). L’eccellenza, la capacità delle donne nell’impegnarsi su più fronti, la loro visione dei tempi della vita, dovrebbero essere considerate una risorsa strategica rilevante, un fondamentale supporto allo sviluppo delle attività produttive; ciò, tanto più se si tiene  conto che le attività di cura saranno sempre più necessarie, nella prospettiva di un mondo sempre più anziano.

C’è sempre molto da fare, e nessun altro ha interesse a sostenerci, perciò è necessario riprendersi la consapevolezza della sopravvivenza del gap di genere tuttora esistente.

E perciò riprendiamoci la festa, dobbiamo crederci.

Buon 8 marzo a tutte le donne !!!  ” 

E,  anche da parte di FLP DIFESA,  buon 8 marzo a tutte le amiche e le colleghe, civili e militari, del Ministero della  Difesa.

                                                                 IL COORDINAMENTO NAZIONALE FP DIFESA