Smart working (lavoro agile) nella Difesa. Una bozza di Regolamento che non convince e un progetto sperimentale limitato solo a Roma e alle strutture di vertice. Se la scelta fosse confermata, l’intera area territoriale verrebbe esclusa dal lavoro agile. Perchè attività di un Arsenale, o di un Polo o di un Ente territoriale non possono essere organizzate in modalità smart working? Strano il silenzio sulla vicenda..

Notiziario n. 61 del 6 giugno 2018 –

Bozza del Regolamento sullo “smart working”  (“lavoro agile”) nel Ministero della Difesa: che sviluppi ha avuto e che direzioni ha preso il “confronto”  a cui SEGREDIFESA aveva chiamato le OO.SS. firmatarie del CCNL il 30 maggio u.s.?

Le lavoratrici e i lavoratori interessati non ne sono a conoscenza, in quanto sui contenuti e sulle risultanze della riunione del 30 u.s. non è stato fatto ancora alcun comunicato. Anche per questo, pensiamo sia utile parlarne per informare i lavoratori sulle pieghe che la vicenda sta prendendo e che, a nostro avviso, non sembrano molto confortanti pur se, allo stato, non ancora definitive (ci sarà verosimilmente un secondo confronto, e il 21 p.v. è prevista una riunione del CUG che tratterà l’argomento)

Cominciamo col dire che davvero molto è l’interesse dei colleghi (e soprattutto delle colleghe) su questa opportunità.  Lo smart-working”,  rappresenta una positiva evoluzione del c.d. “telelavoro” e appare uno strumento molto innovativo nell’organizzazione del lavoro delle PP.AA. Ricordiamo che i beneficiari  non saranno obbligati  a lavorare in  un luogo fisso, per esempio la propria abitazione,  ma qualunque altro luogo in cui  si possa portare un computer o uno smartphone  e dai quali si possa agire tramite Wi-Fi, potranno essere utilizzati. I vantaggi per il lavoratore sono evidenti: orario autodeterminato; meno costi di spostamento, più autonomia lavorativa e maggiore equilibrio tra vita e lavoro; ma vantaggi anche per il datore di lavoro pubblico,  in termini di maggiore produttività e  minori costi di produzione.

Il punto di partenza è stata la Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3/2017,  emanata  ai sensi dell’art. 14 L. 7.08.2015, n. 124, che recava  “indirizzi” e “linee guida”  (vds. Notiziario n. 58 del 12.06.2017), e che pubblichiamo su questa stessa pagina in allegato 4. La Direttiva prevede che, entro tre anni, in ogni A.P., e fino al 10% dei lavoratori pubblici che lo richiedano, ci si possa avvalere delle modalità di lavoro agile, mantenendo  inalterate le opportunità di crescita e di carriera per coloro che ne usufruiranno.  E’ poi intervenuta la Legge n. 81/2017 che ha dettato norme finalizzate a promuovere il lavoro agile (vds. Notiziario n. 61 del 22.06.2017).

A seguire, lo Stato Maggiore Difesa  ha avviato in luglio 2017 (ma in altre AA.CC. erano già stati sottoscritti protocolli d’intesa, per es. la Presidenza del Consiglio in data 5.04.2017) una positiva iniziativa con la quale ha chiesto a tutte le FF.AA. di verificare la possibilità di realizzare progetti di smart working all’interno degli Enti/Cdi dipendenti, e chiedendo al contempo alle stesse FF.AA. di individuare eventuali attività lavorative ritenute compatibili con l’avvio dei progetti. E’ verosimile che lo stesso abbia fatto SGD.

E’ facile immaginare che la bozza di Regolamento (che pubblichiamo in allegato 1 su questa stessa pagina con i relativi allegati 2 e 3)  sia stata predisposta da SGD/SMD sulla base delle risultanze dell’indagine avviata, non ancora note.  Abbiamo però il sospetto che le scelte conseguenti evidenzino la non fattibilità di progetti di smart working  per tutta l’area territoriale, in particolare l’area T/O, il che renderebbe impraticabile questa nuova modalità di lavoro per l’85/90% dei civili.

Il progetto pilota previsto dal Regolamento  riguarda 83 unità, di cui 43 tra SGD e PERSOCIV e le restanti 40 tra SMD e vari Enti di Vertice delle FF.AA. Trattasi di numeri molto bassi, e peraltro tutti collocati all’interno di una sperimentazione comunque limitata solo alla strutture centrali di vertice di Roma, e dunque con l’esclusione di tutti gli altri Enti/territori, di fatto messi ai margini.

Una sperimentazione di questo tipo appare monca rispetto alla complessità delle articolazioni del MD, e induce a pensare che le scelte definitive potrebbero avere analogo segno. Ci chiediamo: perché attività amministrative di un Arsenale o di un Polo EI o di un Ente territoriale di F.A. non potrebbero essere organizzate in modalità smart working?

Se questo è l’orientamento di SMD/SGD, esprimiamo il nostro pieno dissenso. Esprimiamo inoltre perplessità in merito ad alcuni passaggi dell’articolato, con riferimento in particolare  agli articoli 3, 5 e 7.

Attendiamo di capire gli sviluppi della vicenda, per il momento del tutto coperta,  e poi diremo come sempre la nostra.

(Giancarlo Pittelli)

Allegato 1: REGOLAMENTO_Smart_Working

Allegato 2: Tabella_1_ELENCO_definitivo_ATTIVITA_SMD

Allegato3: Tabella_2_ELENCO_definitivo_ATTIVITA_FFAA_con_modifiche_proposte_da_SGD

Allegato 4: La Direttiva del PdC n. 3-2017 sul lavoro agile