L’audizione del Capo di SMM, amm. V. Girardelli. Una fotografia precisa e puntuale della Forza Armata, con le importanti attività esercitate ma anche con le crescenti criticità dovute a un parco infrastrutturale vecchio e inadeguato, in primis gli Arsenali, e alle carenze di personale. Il “ruolo fondamentale” del personale civile, che rappresenta “un patrimonio da preservare e non disperdere”.

Notiziario n. 105 del 24 settembre 2018 –

L’ammiraglio Valter Girardelli, Capo di Stato Maggiore della Marina

Continuano, presso le Commissioni Difesa riunite congiuntamente, le audizioni dei Vertici della Difesa,  che si iscrivono nel contesto della “ricognizione” disposta dalle stesse Commissioni in avvio del loro mandato.  E così, dopo l’audizione della Ministra Trenta (Notiziario n. 86 del 9 u.s.), sono venute quelle del Capo SMD gen. Graziano (Notiziario n. 89 del 20 .08.2018)  e del Capo SMA gen. Veciarelli (Notiziario n. 100 del 13.09.2018; e, quindi, del Capo SMM, amm. V. Girardelli, avvenuta il 12 settembre u.s., e della quale ora riferiremo.

Diciamo subito che l’intervento introduttivo del Capo di SMM (su questa stessa pagina ne pubblichiamo il video integrale) è stato estremamente pulito e preciso e ha offerto una panoramica a 360° di Marina Militare. e dei suoi problemi, indicando le sue linee programmatiche  e dedicando spazio, caso infrequente in A.D., anche ai lavoratori civili.

Ha innanzitutto ricordato come l’economia italiana dipenda dal mare, essendo basata sulla trasformazione;  ha fornito i dati di import/export per via mare e quelli relativi ai prodotti petroliferi (per il mare passano l’80% di petrolio e il 42% di gas importati), ha ricordato che i nostri porti intercettano il 30% del transito nel mediterraneo. Ha poi delineato le attività di M.M. che si articolano in quattro “domini”: la difesa nazionale e marittima; il supporto al sistema paese; la cooperazione internazionale e lo sviluppo del potere capacitivo anche in ottica interforze.

Ha quindi indicato le operazioni in corso della M.M.: quelle militari (operazioni “Mare sicuro”; “Sophia”; etc.);  quelle “concorsuali” (nei campi: idroceanografico, segnalamenti e fari, antinquinamento,  bonifica, monitoraggio vulcani, medicina iperbarica, etc.); e, infine , quelle afferenti alla “cooperazione internazionale” (abbiamo rapporti con 25 Marine e sono attivi 33 piani di cooperazione).

Per tutte queste attività,  la nostra M.M mette in campo oggi n. 58 unità navali di prima linea a fronte delle 64 previste, che però si ridurranno solo a 30 tra 15 anni, e dunque in numero fortemente ridotto.  Fortunatamente, è intervenuta la legge finanziaria 2014 che ha stanziato risorse importanti per la costruzione di unità navali di nuova generazione (n. 9 operative già da questo anno), che prenderanno il posto di quelle già andate o che andranno in disarmo (2018, nave Anteo). Servirebbe comunque un maggior efficientamento dello strumento navale, con acquisti di altre unità, in primis sul fronte della attività subacquee e di aviazione.

L’amm. Girardelli ha poi affrontato l’importantissimo tema del parco infrastrutturale della F.A. Ha ricordato che l’età media delle infrastrutture è molto alta, che il deficit manutentivo in essere riduce al 51% la loro  efficienza,  che occorrerebbe pertanto procedere ad un forte ammodernamento per il quale servirebbero circa 70 mln annui, mentre la F.A. ne dispone solo di 13 all’interno del bilancio 2018 del M.D.

Ha segnalato le criticità infrastrutturali degli Arsenali, che si intrecciano con quelle legate alla vetustà dei “macchinari”  e alle carenze di professionalità civili, frutto delle riduzioni operate dalla Legge 244/2012 e dei ripetuti blocchi del turnover, che hanno aperto un buco sotto il profilo della trasmissione dei saperi.

Quindi, il richiamo alle problematiche del personale, definito “il grande capitale della Marina”. Il personale militare è oggi pari a 29.000 unità (34.000 previsti), che dovranno diventare 26.800 al 1.1.2025. Una previsione del tutto insufficiente, che renderebbe problematica la tenuta in efficienza dello strumento militare, per il quale servirebbero minimo 30.000 unità. Un appello indiretto a modificare la legge 244/2012, sembrerebbe.

In questo contesto si iscrive anche la situazione critica del personale civile: 9.400 unità in organico, ma molti di meno in termini di effettivi in particolare nei ruoli tecnici, anch’esse comunque in riduzione da qui al 2024, che hanno “un ruolo fondamentale nelle attività manutentive presso i tre Arsenali” e un ruolo altrettanto importante nelle attività di studio dei Centri Tecnici, in quelle del settore cartografico e in quelle del munizionamento.

Le competenze maturate dal personale civile, “uniche nel settore navale”, ne fanno “un patrimonio che risulta fondamentale preservare e non disperdere”.

Grazie Ammiraglio, ma per preservarlo servirebbe il “piano straordinario di assunzioni”  che chiediamo da anni.

Che ne dice la Ministra Trenta?

(Giancarlo Pittelli)