L’audizione del nuovo Capo di SMD, gen. E. Veciarelli, di fronte alle Commissioni Difesa di Camera e Senato. La situazione internazionale, le criticità del bilancio, l’esigenza di avere maggiori risorse, e uno strumento militare da orientare sempre più in senso dual use: questi i principali argomenti trattati. Le tre direttrici di fondo del suo mandato, in primis la valorizzazione e il benessere del personale, declinati però solo nella direzione della componente militare. Le questioni del personale civile, invece, totalmente assenti nell’esposizione del Capo delle nostre FF.AA.

Notiziario FLP DIFESA n. 24 del 6 marzo 2019 –

Il Capo di SMD, gen. Enzo Veciarelli, in audizione nell’aula della Commissione Difesa della Camera

Il nuovo Capo di Stato maggiore della Difesa, gen. Enzo Veciarelli, ha tracciato le proprie “linee programmatiche” nel corso dell’audizione del 14 u.s. di fronte alle Commissioni Parlamentari riunite congiuntamente. Ne diamo qui conto.

Il Capo di SMD ha innanzitutto parlato del quadro internazionale: delle “minacce che provengono dalla regione balcanica”, dei “perduranti processi di radicalizzazione islamista”; delle “crisi regionali”; della “crescita d’influenza della Repubblica popolare cinese” sul fronte finanziario/commerciale e anche militare; del terrorismo internazionale e dei flussi migratori. Un quadro a suo dire acuito da fenomeni destabilizzanti di lungo periodo quali il cambiamento climatico, l’esplosione demografica e la scarsità di risorse, e da altri fattori esterni trasversali, come la minaccia cyber o le calamità naturali che vive il spesso il nostro paese.

Tutto ciò richiede all’Italia di mantenere alte e credibili le sue capacità di difesa nel sistema integrato delle alleanze (la NATO, in primis, ma anche l’Unione Europea e l’ONU per le questioni di sicurezza internazionale), con un approccio strategico collettivo come “sistema paese”. A seguire, il Capo di SMD ha toccato il tasto per lui dolente, quello della spese che lo Stato sostiene per la nostra Difesa che, a suo dire, posizionano il nostro paese lontano dalle “medie di riferimento della spesa militare indicate dalla NATO ed auspicate dall’unione europea”, pur a fronte dei 14.000 militari impegnati, di cui 7.550  in patria e circa 6.500 all’estero in 38 operazioni in 27 Paesi diversi e che costituiscono “il maggior fattore di prestigio e di credibilità del Paese”.

Servirebbero dunque molte più risorse: “mentre gli alleati aumentano gli stanziamenti verso il 2%,  noi abbiamo mantenuto il budget per la difesa nel 2019 pressoché invariato rispetto al 2018 attestandosi a circa l’1,15%”.

Il Capo di SMD ha poi ricordato la distribuzione della spesa: il settore del personale assorbe circa l’80% delle risorse e quelle per l’esercizio e l’investimento si attestano rispettivamente a circa il 10% e il 9%.  Per questo, appare a suo dire evidente “l’insostenibilità funzionale del sistema in essere a fronte di un riferimento internazionale ideale basata su una ripartizione del 50% (personale) 25% (esercizio) e 25% “investimento)”. Ma l’analisi del gen. Veciarelli si è purtroppo fermata qui, e non ha affrontato il nodo vero: come mai in Italia, a differenza degli altri paesi, è esplosa la spesa per il personale (militare), che è cresciuta anche dopo la L. 244? Quanto leggi e leggine sono state fatte negli anni per alzare le retribuzioni militari, a differenza di quelle dei civili ( solo il 10% della spesa totale personale) che rotolavano in basso alla classifica delle retribuzioni pubbliche?

Il gen. Veciarelli ha parlato quindi delle priorità necessarie per l’operatività dello strumento militare, da orientare sempre più in funzione dual use, che necessita “di piattaforme evolute ed economicamente sostenibili” gestite dentro “un’organizzazione snella e dinamica e con procedure orientate alla prontezza e all’efficacia dell’impiego”. Tre le direttrici di fondo del suo mandato:”la valorizzazione del personale, la tutela della capacità di risposta alle sfide, la razionalizzazione dello strumento”.

In ordine al personale, il Capo di SMD ha detto di puntare a “valorizzare la condizione e le professionalità di tutte le categorie, beneficiando anche dei contributi collaborativi delle associazioni sindacali, quando saranno pienamente implementate e operative”. Ovviamente, si riferiva a quelle militari oggi ancora in costruzione, mentre nulla ha detto dei contributi delle associazioni sindacali civili, oggi già esistenti e operanti, che peraltro non ha ancora incontrato a 120 giorni dall’inizio del suo mandato.

Il Capo di SMD ha anche affermato di voler adoperarsi per garantire i ricongiungimenti familiari dei militari (e non anche dei civili, evidentemente, visto l’incredibile bando di mobilità 2019 emanato dopo quasi tre anni di blocco!) e per la messa a norma del parco infrastrutturale delle FF.AA., prevedendo anche aree di aggregazione per i militari e i loro familiari “e accessibilità anche al personale civile.” (testuale).  Però! Dobbiamo dire grazie?

Queste, le parti che ci hanno più incuriosito dell’audizione del Capo SMD, il cui video/audio integrale è pubblicato come allegato su questa stessa pagina. Come si potrà direttamente verificare, nell’intervento del Capo di SMD  neanche un accenno che sia uno alle questioni dei civili.

Possiamo dire, con franchezza, che siamo rimasti delusi da questa prima uscita del Capo di SMD?

(Giancarlo Pittelli)

Allegato: il video dell’audizione parlamentare del Capo di SMD  (clicca)