In concomitanza con le surreali condizioni determinate dalla diffusione dell’epidemia del coronavirus, cade oggi, 8 marzo, la festa della donna, che assume quest’anno un significato tutto particolare. Auguri da parte nostra a tutte le donne della Difesa, civili e militari. Emanate dal Governo misure molto impegnative per contenere il COVID-19; tra queste, una Direttiva della Funzione Pubblica con la quale viene incentivato il ricorso allo smart-working. Ma nel Ministero Difesa detta direttiva funziona solo per pochi. L’importanza di dare attuazione allo smart working

Notiziario FLP DIFESA n. 23 dell’ 8 marzo 2020 –

Si festeggia oggi la giornata mondiale dedicata alle donne, nel clima surreale creato dal diffondersi della epidemia da coronavirus, con numeri sempre più importanti di persone toccate dal virus, di malati gravi, e, a Dio piacendo, anche di persone guarite.

La politica si è sforzata di farci comprendere che il problema più grosso è la gestione delle emergenze, limitate in percentuale, ma sufficienti a sovraccaricare oltremodo le strutture ospedaliere e in particolare quelle dedicate alle terapie intensive, e che per questo l’obbiettivo primario della collettività intera è di ridurre al massimo le possibilità ed i numeri del contagio. E a tal fine nel corso dei giorni sono stati emanati i provvedimenti necessari per coordinare gli interventi su tutto il territorio nazionale.

Fra questi, di particolare interesse è, per tutto il pubblico impiego, la Direttiva della Funzione Pubblica con la quale viene incentivato il ricorso allo smart-working. Questa modalità di lavoro a distanza nasce per conciliare lavoro e vita privata, per salvaguardare in particolare le situazioni di carico familiare, di handicap, di svantaggio, di volontariato; supera il vincolo di presenza sul posto di lavoro e di rigidità dell’orario, valorizza la autonomia nella gestione del proprio lavoro, e si fonda su una costante collaborazione anche a distanza col proprio ufficio. La legge istitutiva, la 124/2015 imponeva a tutte le P.A. di garantire entro il 2018 la possibilità di avvalersi delle citate modalità di lavoro flessibile” ad almeno il 10% del proprio personale, ove lo avesse richiesto, e prevedeva che i relativi Dirigenti venissero valutati per la loro azione propulsiva.

Nel corso del 2018 nella Difesa si è proceduto ad una sperimentazione, cui è seguita una fase di monitoraggio utile al fine di verificare le potenzialità della norma in ambito nazionale. Il progetto sperimentale era contenuto in un Regolamento presentato da Segredifesa quale risultato ”…dell’accurato e proficuo approfondimento…” a cura degli Organi Programmatori, che aveva coinvolto un contingente di sole 83 unità, di cui 43 unità dell’Area Tecnico/Amministrativa, (17 ripartite fra Segredifesa e Direzione Nazionale degli Armamenti; 26 a Persociv), 40 per l’area Area Tecnico-Operativa (9 per SMD, e i restanti per SMM, SMA, e altri Enti centrali quali COMLOG EI, COMANDO SANITA’ E VETERINARIA, etc.) . Significativa è stata la clamorosa assenza di progetti per l’intera periferia, l’area della Giustizia, l’area dell’Agenzia Industrie Difesa. In ogni caso la sperimentazione 2018 ha fatto da battistrada per un più ampio accesso al lavoro agile da parte di lavoratrici e lavoratori su tutto il territorio nazionale, avendo dimostrato che è possibile darvi attuazione, fra l’altro, superando le prevedibili resistenze alla perdita del controllo visivo e diretto della presenza e della prestazione del sottoposto.

Oggi la emergenza da coronavirus ci mette davanti alla necessità di arginare il rischio di contagio, e dunque il ricorso al “lavoro agile” costituisce anche uno strumento forte per affrontare il problema, risolvendo al contempo esigenze private di gestione di figli in età scolare, di genitori anziani ad alto rischio, di sovraesposizione nelle zone maggiormente colpite dal virus, di pendolarismo, di handicap, e di tutela del nostro personale, la cui età media è sufficientemente elevata da far sentire forte il bisogno di una maggior cautela rispetto ai lavoratori più giovani.

Ma nonostante le sollecitazioni che provengono dal Governo e dalla Funzione Pubblica, la nostra Amministrazione procede a macchia di leopardo: Segredifesa vi ha dato seguito con propria circolare attuativa, operante per la sola area tecnico amministrativa, e dunque per il Centro; il personale militare ha la possibilità di assentarsi dal servizio mediante il ricorso al congedo straordinario per un notevole arco temporale, senza intaccare ferie e altre tipologie di permessi; invece la stragrande maggioranza del personale civile può solo ricorrere alle ferie e agli altri permessi retribuiti previsti dall’ordinamento, che certamente da soli non bastano a coprire la durata di questa imprevedibile vicenda.

Basterebbe un intervento più specifico dei nostri vertici politici e militari per trovare soluzioni efficaci, per superare difficoltà e comprensibilissime ansie, che riguardano tutti, a partire dalla popolazione femminile che mediamente porta i maggiori carichi di cura familiare; perciò ancora vogliamo loro rappresentare la necessità di superare gli ostacoli ad un’ampia attuazione dello smart working, anche alla luce dei benefici che porterebbe nella situazione cogente  prima di tutto a questa Amministrazione, e di riflesso all’intera collettività.

Auguri ancora a tutte le lavoratrici della Difesa!

IL COORDINAMENTO NAZIONALE (Maria Pia Bisogni)