Dopo l’emanazione del Decreto del ministro Brunetta e delle sue linee Guida sull’introduzione del Green pass obbligatorio e sul contestuale blocco del lavoro agile, utili a costringere alla vaccinazione tutti i lavoratori ancora recalcitranti, il caos dal 15 ottobre nella PA e nel nostro Dicastero. La diffida di FLP Difesa al Ministro Guerini per evitare le iniziative di rientro indiscriminato – con particolare riguardo al lavoro agile e alle categorie protette – e per promuovere una gestione condivisa dei rientri in modo graduale e sicuro

Notiziario FLP Difesa n. 69 del 14 ottobre 2021 –

 Già dal mese di settembre scorso abbiamo assistito alle esternazioni di Brunetta in merito alla sua scarsissima considerazione dell’esperienza del lavoro agile nel pubblico impiego, e alla sua volontà di rimandarci tutti a lavorare “sul serio”, dopo esserci fatto un bel po’ di vacanze con l’esperienza del lavoro agile emergenziale. Per perseguire questo obbiettivo non ha guardato in faccia a nulla, promuovendo in prima persona le norme che dispongono l’obbligo di possedere e di esibire, dal 15 ottobre, il green pass a tutto il personale delle pubbliche amministrazioni, ivi compresi i lavoratori agili e i fragili, a pena del collocamento in assenza ingiustificata, con le inevitabili ricadute economiche e disciplinari; quelle stesse norme che finanziano i test antigenici rapidi fino alla fine dell’emergenza, e dunque al 31.12.2021, per i soli soggetti che non possono ricevere o completare la vaccinazione per motivi sanitari certificati, e che parimenti sanciscono la fine del lavoro agile emergenziale: ora si dovrebbe accedere al lavoro agile solo in modalità ordinaria, senza alcun richiamo ancora ad una riserva per i lavoratori fragili, ai caregiver, e a coloro che abbiano particolari situazioni personali e familiari.

FLP è insistentemente intervenuta sul merito, con quotidiani comunicati stampa, interviste, notiziari di federazione, per contrastare la retorica e la demagogia del ministro Brunetta, nella misura in cui disconosce il lavoro pubblico, menziona presunti arretrati e disfunzioni, bolla come lavativi i lavoratori pubblici che hanno lavorato in modalità agile, mettendo a disposizione le proprie dotazioni informatiche, pagando in proprio i costi del lavoro da remoto, e rendendosi disponibili ad assolvere il loro lavoro anche fuori dall’orario ordinario, con ciò contribuendo attivamente e personalmente al processo di innovazione della PA. Di questo approccio del Ministro Brunetta al lavoro agile nella PA, sono prova il DM del 8 ottobre u.s. e il DPCM Draghi-Brunetta con le relative Linee Guida del 11.10.2021 (allegati 1 e 2), che prevedono il ricorso al lavoro agile ordinario alle seguenti condizioni:

  • Il L.A. non deve in alcun modo pregiudicare o ridurre la fruizione dei servizi a favore degli utenti;
  • L’Amministrazione deve garantire la rotazione dei lavoratori potenzialmente agili;
  • Deve essere prevalente la prestazione in presenza;
  • L’Amministrazione:
    • si deve dotare di strumentazioni informatiche atte a garantire la più assoluta riservatezza dei dati da trattare in modo agile;
    • deve prevedere il piano di smaltimento del lavoro arretrato;
    • fornire apparati digitali adeguati alla prestazione di lavoro richiesta;
    • la rotazione del personale impiegato in presenza;
    • adottare le misure di che trattasi direttamente attraverso i singoli responsabili di ufficio.
  • L’accordo individuale deve definire, oltre agli specifici obbiettivi, alle modalità e ai tempi di esecuzione e di disconnessione, alle fasce di contattabilità, soprattutto le modalità e criteri di misurazione , i cui esiti condizioneranno il proseguimento della prestazione agile;
  • Le Linee guida devono essere adottate previo confronto con le OO.SS., (che tuttavia non c’è stato);
  • Sono create le figure dei “mobility manager” (ce n’era bisogno!!!) per elaborare i piani degli spostamenti casa-lavoro relazionandosi con le analoghe figure negli Enti locali per adeguare tempestivamente i piani di trasporto pubblico locale alle nuove fasce di flessibilità delle PA.

Val la pena far notare in merito a quanto sopra come il DM Brunetta, si ponga in contrasto, nella parte in cui dispone la stipula del contratto individuale di lavoro per il personale collocato in SW dopo il 15 ottobre, con quanto previsto dall’art. 263 della l. 77/2020, come modificato dal DL Rientri, che prevede il mantenimento di forme semplificate di lavoro agile fino alla nuova definizione contrattuale, e comunque non oltre il 31 dicembre 2021. Ciò in quanto non può un Regolamento modificare un termine di legge.

E altresì val la pena di sottolineare che la stessa Conferenza delle Regioni e delle Province autonome abbia rilevato, nel proprio parere in data 7 ottobre 2021, come la bozza del DM Brunetta non disciplinasse i lavoratori fragili, gli esenti dalla vaccinazione , i soggetti in quarantena, e non chiarisse se questi lavoratori dovessero essere ricompresi nella quota del 15% dei potenziali lavoratori agili, o se piuttosto non dovessero essere annoverati a parte.

Tutto ciò mentre i Piani Organizzativi per il Lavoro Agile e le bozze di Regolamentazione del lavoro agile ordinario di Settore giacciono ormai da tempo nei cassetti più nascosti, e la regolamentazione della materia in ambito CCNL è nelle mani del ministro più reazionario e retrogrado che la PA abbia mai avuto. Non sfugga per contro il fatto che da più autorevoli fonti anche pubbliche viene sollecitato il mantenimento dell’esperienza del lavoro agile, come esperienza positiva sul piano della resa lavorativa, oltreché su quello della esperienza green.

Naturalmente, Brunetta non ha poi avuto alcun riguardo alla necessità di assicurare che un rientro massivo sia accompagnato da un adeguato aggiornamento delle linee guida nazionali in materia antinfortunistica, dei protocolli nazionali anti COVID 19 di Settore, e dei conseguenti protocolli locali di competenza dei Comitati Anti COVID 19 di Ente, argomenti, peraltro, rientranti tra le materie di contrattazione nazionale e locale indicate dal vigente CCNL FC.

Nella considerazione che la Difesa non è caratterizzata da attività di sportello e da servizi nei confronti di utenze esterne, nulla giustifica iniziative in favore di drastici rientri massivi; per contro non sfugge ai lavoratori il fatto che il virus SARS COVID 19 sia tuttora in circolazione, che dunque  il rientro massivo non possa che essere foriero di una nuova impennata di contagi, come già si è visto nella Scuola; e naturalmente non è confortante sapere che moltissime delle location in cui sono collocati i nostri uffici sono sedi vecchie, se non antiche, dove i lavoratori sono concentrati in spazi angusti e poco rassicuranti sul piano igienico-sanitario. Di qui la necessità di un adeguamento del Protocollo nazionale Difesa per il contrasto alla pandemia da virus SARS – COVID 19.

Vi è inoltre l’assoluta necessità di regolamentare, in modo condiviso e non con provvedimenti d’autorità come segnalato da molte parti, gli orari di servizio e di lavoro e la flessibilità in entrata e in uscita al fine della massima prevenzione dei rischi derivanti dall’affollamento nei mezzi di trasporto ed all’accesso dei Comandi/Enti.

Ma vi è un ultimo aspetto significativo di questa vicenda: il combinato disposto della decretata fine del lavoro agile emergenziale (che però a norma di legge finirebbe il 31/12/2021), con l’obbligo di possesso ed esibizione del green pass, di cui al Dl 127 del 12/09/2021 e al Dl 139 del 8 ottobre u.s., configura un obbligo di vaccinazione mascherato al fine di incrementare le percentuali dei vaccinati. Ciò è ancora più evidente alla luce del fatto che i costi dei tamponi restano a carico dell’Amministrazione solo nei casi di esenzione adeguatamente certificati, per cui il non vaccinato si ritrova a proprio insostenibile carico i costi dei tamponi, da reiterare all’infinito. A ulteriore conferma di quanto detto, il divieto di deroghe per la esibizione del green pass, e la autonomia di ciascuna amministrazione nell’organizzare i controlli, in misura giornaliera non inferiore al 20%. E ancora, l’allontanamento del lavoratore sprovvisto di green pass, comporta, per quella giornata e per le successive eventualmente non coperte, una assenza ingiustificata, senza retribuzione né contributi previdenziali, incidendo negativamente anche sulla maturazione delle ferie, con l’aggravante che se il lavoratore in fase di controllo risulti essere entrato senza green pass, oltre alle predette conseguenze si applica anche la sanzione economica e quella disciplinare. Tutto ciò accade in Italia, e non accade negli altri Paesi. Sarebbe più trasparente il Governo se si assumesse la piena responsabilità di rendere ufficiale la obbligatorietà del vaccino.

In conclusione, poiché sono pervenute sempre più numerose segnalazioni da parte delle nostre strutture territoriali e dai lavoratori stessi, in merito all’adozione indiscriminata delle misure di cui alla documentazione citata, la scrivente O.S. ha provveduto a diffidare con la nota in allegato, attraverso il Ministro della Difesa, l’intera Amministrazione dall’avvio di iniziative nella materia di che trattasi, se non previo:

  • Emanazione di ulteriori linee guida da parte della F.P. previo confronto con le OO.SS.;
  • Aggiornamento del protocollo nazionale anti COVID 19 che specifichi le modalità di adeguamento delle misure antinfortunistiche, e degli orari di servizio e di lavoro;
  • Compiuta regolamentazione del lavoro agile fino al 31/12/2021 e di quello ordinario;
  • Regolamentazione dei lavoratori fragili e di altre fattispecie di specifica tutela;
  • Razionalizzazione della tempistica anche ai fini della gradualità del rientro.

Proprio oggi è arrivata la convocazione di Persociv per giovedì 21 ottobre p.v.. Vi terremo aggiornati sull’esito dell’incontro. Cordialissimi saluti.

Per IL COORDINAMENTO NAZIONALE – Maria Pia Bisogni e Pasquale Baldari

All. 1 : 08.10.2021 Decreto Min Brunetta 08.10.2021 – decreto FP modalità per il rientro in presenza —FIRMATO

All. 2 : 11.10.2021 DPCM e linee guida PA 

All. 3 : 08.10.2021 FLPDifesa al Ministro su DPCM rientro e green pass