A rilento il negoziato per apportare modifiche alla riforma pensionistica introdotta nel 2011 dalla prof. Fornero. Gli sviluppi dei tavoli tecnici avviati a gennaio u.s., ma saltato il tavolo politico previsto per il 7 febbraio u.s. Il problema riguarda essenzialmente la flessibilità in uscita, rispetto alla quale il Governo pone una condizione: il ricalcolo contributivo. Convocata una riunione tecnica sul tema flessibilità in uscita. Il comunicato diffuso dal sindacato CSE-FLP pensionati e le relative proposte sul tema.

Notiziario FLP DIFESA n. 12 del 14 febbraio 2022 –

Pubblichiamo di seguito il testo integrale del notiziario n. 2 di data odierna diffuso dal nostro Sindacato Pensionati CSE-FLP, che riferisce degli sviluppi del negoziato finalmente avviato dal Governo da gennaio u.s. e relativo alle novità da introdurre in materia pensionistica per assicurare la flessibilità in uscita oggi purtroppo inesistente:

“ Come è noto, concluso il triennio sperimentale della c.d. “quota 100” introdotta dal primo Governo Conte e non oltre prorogata in ragione dei costi che la Corte dei Conti ha giudicato molto alti, invece di procedere ad una seria riforma della Fornero per dare soluzione definitiva ai tanti problemi innescati nel tempo da quella legge, e soprattutto di affrontare finalmente in modo strutturale lo spinoso problema relativo alla flessibilità in uscita, il Governo Draghi ha operato in legge di bilancio 2022  il solito intervento tampone per scongiurare il famoso scalone che avrebbe comportato il brusco innalzamento di 5 anni nell’uscita dal mondo del lavoro.

E’ stata così introdotta la c.d. “quota 102”, che consentirà il pensionamento anticipato ai lavoratori che maturano entro il 31.12.2022 64 anni d’età e 38 di contributi. E ulteriori interventi, con la stessa logica tampone, sono intervenuti attraverso la stessa legge di bilancio in ordine:

  • alla “opzione donna”, che è stata prorogata a tutto il 2022, con conferma degli attuali requisiti (35 anni di contributi e 58 anni d’età per le lavoratrici dipendenti, 59 per le lavoratrici autonome) e del ricalcolo per l’assegno pensionistico su base unicamente contributiva anche per i periodi pre-1996;
  • all’ APE social, che verrà mantenuta in vita anch’essa per tutto il 2022, con conferma dei requisiti per l’accesso (63 anni di età e 30 anni di contributi per disoccupati, caregiver, lavoratori con handicap pari ad almeno il 74%; sempre 63 anni, ma con 36 anni di contributi, invece, per addetti a mansioni gravose o pesanti mansioni, effettuate per 6 anni negli ultimi 7, o per 7 anni negli ultimi 10), e, in aggiunta, l’allargamento della platea degli addetti a mansioni gravose o pesanti ricomprendendovi nuove categorie di cui alla tabella allegato 3 della Legge di bilancio e la conferma per le lavoratrici della riduzione del requisito contributivo di 12 mesi per ogni figlio.

Dunque, ancora una volta solo interventi tampone da parte del Governo, in assenza di una precisa azione tesa ad affrontare una volta per tutte il problema, e a trovare soluzioni adeguate. Un limite che il Governo ha riconosciuto, proponendosi per il 2022 di agire in modo diverso, e per questo, a partire da gennaio u.s., sono stati avviati dei tavoli tecnici di confronto con le Parti sociali, ai quali sarebbe seguito un primo incontro politico che era stato calendarizzato per il 7 febbraio u.s., ma che poi alla fine è saltato. E la circostanza, visto i precedenti, induce a qualche riflessione.   

I tavoli tecnici si sono svolti nel corso del mese di gennaio e hanno riguardato tre aspetti importanti: la pensione dei giovani; la pensione delle donne; la previdenza complementare. 

A tal riguardo, l’opinione di CSE FLP Pensionati è nota da tempo: noi siamo a favore di una “pensione di garanzia” per i giovani con impieghi lavorativi precari e discontinui e con basse remunerazioni, prevedendo al contempo meccanismi di valorizzazione contributiva dei periodi di studio e di formazione; per le donne, noi chiediamo la conferma a regime di “opzione donna” con 58 anni d’età e 35 di anzianità contributiva, ma con il calcolo dell’assegno non più su base esclusivamente contributiva, come avviene oggi;  infine, in materia di previdenza complementare, noi pensiamo che la stessa debba essere ripensata, in particolare quella destinata ai lavoratori pubblici, prevedendo significativi incentivi, anche di carattere fiscale,  ed  eliminando il “silenzio-assenso” per la destinazione ad essa di TFR/TFS. 

Come si può vedere, di tutto si è parlato nei tavoli tecnici tranne che sulla materia che ha generato sinora i problemi più grossi e che rappresenta la chiave di volta per mettere mani, seriamente e strutturalmente, ad una seria riforma della legge Fornero: la flessibilità in uscita. E la circostanza non è per nulla casuale, in quanto su questo aspetto le differenze con il Governo sono allo stato molto profonde e anche difficilmente conciliabili tra loro

L’idea del Governo Draghi pare una sola: applicare in tolo la riforma Fornero, concedendo pillole di flessibilità in uscita alla sola condizione che il calcolo del futuro assegno pensionistico avvenga su base esclusivamente contributiva, sul tipo di “opzione donna” e dunque ricomprendendovi anche i periodi di lavoro antecedenti al 1996, che avrebbe come  effetto il taglio considerevole della futura pensione, sino addirittura al 30%.

L’opinione di CSE-FLP Pensionati è invece molto diversa: noi pensiamo che, in primo luogo, occorra rendere possibile l’uscita volontaria con 41 anni di contributi o con 62 anni d’età, per tutti, e senza alcuna penalizzazione sul calcolo; in aggiunta, noi chiediamo la riduzione a 30 anni del requisito contributivo per l’APE Sociale dei lavori gravosi, ampliandone ulteriormente la platea. In campo a dire il vero c’è anche la proposta dell’INPS (uscita a 62 anni con un anticipo dell’assegno maturato con la quota contributiva, e successivamente l’assegno pieno al raggiungimento del requisito per la pensione di vecchiaia), sulla quale esprimiamo allo stato alcune perplessità.

A fronte di questa diversità di vedute di partenza sul tema della flessibilità in uscita, che tocca e coinvolge ovviamente tutte le Parti sociali facendone dello stesso il nodo gordiano in ottica riforma Fornero, il Governo ha deciso di annullare l’incontro politico con i Ministri Franco e Orlando già in agenda per il 7 u.s. rinviandolo a data da definire, e ha invece convocato martedì 15 febbraio un tavolo tecnico proprio sul tema della flessibilità in uscita, atteso che sino ad oggi non c’è stato alcun confronto in materia, e la circostanza appare alquanto inverosimile trattandosi appunto del nodo fondamentale sulla strada della riforma della legge Fornero.

Bene, conosceremo così finalmente, da vicino e sperabilmente nel dettaglio, gli orientamenti della parte pubblica in materia di flessibilità in uscita, ben consci che trovare soluzioni condivise su questo tema significa aver fatto un grande passo in avanti sulla strada della riforma.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE CSE FLP PENSIONATI”

Come FLP DIFESA, seguiremo da vicino gli sviluppi di questo negoziato attraverso i comunicati del nostro Sindacato dei Pensionati, e ne daremo conto alle tante lavoratrici e ai tanti lavoratori interessati al problema, che nella nostra Amministrazione sono notoriamente tanti.

IL COORDINAMENTO NAZIONALE FLP DIFESA