Notiziario FLP DIFESA N. 31 del 2 aprile 2020 –
C’è un problema che sta attraversando trasversalmente gran parte delle Amministrazioni, e tra queste ovviamente la Difesa, come abbiamo denunciato più volte in questi giorni: la collocazione in ferie forzate, quelle non utilizzate nell’anno precedente e differite al 30 aprile dell’anno in corso per esigenze personali, a premessa della “concessione” dello smart working, che prima la Direttiva n. 2 della F.P. e poi l’art. 87 del DL 17.03.2020 n. 18, connotano, nella fase emergenziale che stiamo vivendo, come “modalità ordinaria” di svolgimento della prestazione lavorativa.
Una resistenza incomprensibile, che fa il paio con le resistenze che abbiamo osservato in tutti questi anni e che non hanno consentito il decollo di questo istituto profondamente innovativo.
A tal riguardo, la nostra Federazione ha investito direttamente del problema la Ministra della Funzione pubblica, informandone i lavoratori con la nota che si riporta di seguito:
” In questi giorni di emergenza, i lavoratori delle pubbliche amministrazioni stanno tenendo insieme il Paese, garantendo i servizi pubblici e le garanzie costituzionali.
Prima di tutto, la sanità: medici, infermieri, operatori sanitari, e non solo; pensiamo solo ai lavoratori degli Enti Locali, a quelli che saranno chiamati a gestire tutte le procedure per gli ammortizzatori sociali, quelli che assicurano lo sdoganamento delle mascherine, dei presidi sanitari e delle derrate alimentari, coloro che svolgono il loro lavoro in ausilio alle forze dell’ordine e a tutti gli altri.
In breve, laddove c’è un servizio da assicurare al Paese vi sono lavoratori pubblici coinvolti. Il fatto che la maggior parte dei lavoratori siano in questo momento in smart working, non vuol certo dire che stanno a casa a fare poco o nulla. Continuano a svolgere il loro lavoro perché il Paese non si fermi completamente.
Ed è chiaro che, se fino a qualche settimana fa, in tutti gli incontri con il Governo, i sindacati si sono sempre lamentati delle carenze d’organico conseguenti al mancato turn over dell’ultimo decennio, non è che all’improvviso i lavoratori del pubblico impiego si sono moltiplicati.
Non si capisce, quindi, come e perché sin dall’inizio dell’emergenza una parte della burocrazia ha fatto di tutto per mettere in “ferie forzate” lavoratori che servono e stanno lavorando al servizio della nazione.
Nei giorni scorsi abbiamo aperto una linea diretta con i lavoratori a proposito di modalità di gestione del personale discutibili che stiamo riscontrando (e preghiamo tutti di continuare a inviare segnalazioni alla casella di posta elettronica dedicata: covid19@flp.it) e siamo stati letteralmente inondati di mail che testimoniano quante siano le storture di questi giorni.
È questo anche il caso della fruizione delle ferie: abbiamo intercettato casi in cui la dirigenza ha messo in ferie forzate lavoratori come precondizione per la “concessione” dello smart working, che è invece, per legge, l’ordinaria modalità di svolgimento della prestazione lavorativa. Come, insomma, se lo smart working equivalesse allo stare a casa senza far nulla.
Vogliamo invece ricordare che, purtroppo, proprio per le carenze d’organico, la stragrande maggioranza dei lavoratori non ha potuto fare le ferie 2019 entro lo stesso anno ed è stata costretta a rinviarle al 2020, e i contratti prevedono che se le ferie non sono state fruite per motivi di servizio vengono rinviate entro giugno dell’anno successivo.
A questo aggiungiamo che, in questo momento, il personale serve e continuerà a servire almeno fino al termine dell’emergenza Covid19.
Da dove arriva, allora, la lettura restrittiva che molte amministrazioni stanno dando all’articolo 87, comma 3 del Decreto Legge n. 18/2020 e soprattutto, cosa prevede la norma citata?
L’articolo 87, comma 3 del DL 18/2010 prevede che nel caso in cui non sia possibile ricorrere al lavoro agile per alcune tipologie di lavoratori, questi possono essere esentati dal servizio, cioè pagati per stare a casa perché non è possibile impiegarli diversamente. Le ferie pregresse vanno quindi consumate per ovviare, almeno in parte, al fatto che non è possibile impiegare i lavoratori in lavoro agile e non tolte arbitrariamente ai lavoratori che stanno lavorando e, anche dalle proprie abitazioni, assicurano la tenuta democratica dell’Italia.
Per tutti coloro che stanno continuando a lavorare, anche da casa, è chiaro che le ferie devono essere rinviate per motivi di servizio per lo meno fino a giugno 2020 e comunque sino alla fine dell’emergenza. Tutto ciò a meno che non siano i lavoratori stessi a chiedere ferie in questo periodo e le amministrazioni riescano a concederle garantendo comunque i servizi pubblici.
Invece sta accadendo il contrario: obbligo di usare le ferie, la banca ore e quant’altro a disposizione del lavoratore entro, al massimo, il 30 aprile. Misure, che oltre ad essere dannose per i servizi pubblici, sono lesive delle previsioni contrattuali richiamate dal Decreto Legge 18/2020.
Per questo la FLP ha scritto al Ministro della Pubblica Amministrazione invitandola ad emanare una direttiva che specifichi – benché la norma sia chiarissima – ai cattivi burocrati che le ferie pregresse non devono essere fruite se si sta lavorando, anche in smart working, e che è opportuno che siano rinviate al 30 giugno e comunque sino alla fine dell’emergenza Covid-19.
Abbiamo anche dato al Ministro la nostra disponibilità ad aprire un tavolo di contrattazione immediato laddove il periodo di emergenza e il massiccio svolgimento delle prestazioni lavorative in smart working rendessero necessario adeguare i contratti esistenti alla situazione contingente.
LA SEGRETERIA GENERALE FLP “
Come si vede, l’idea alla base dell’iniziativa della Federazione è che, in ragione della situazione emergenziale in atto, il differimento delle ferie non fruite nel 2019 e rinviate su richiesta dei lavoratori al 30 aprile 2020 vada riconfigurato per tutti i lavoratori come differimento per esigenze di servizio, e come tale fruibili entro il 30 giugno p.v. e comunque sino alla fine dell’emergenza Covid-19.
In allegato 1, la lettera a firma del Segretario generale delle Federazione M. Carlomagno, inviata in data di ieri alla Ministra Dadone.
C’è un altro problema che stiamo osservando, questa volta con caratteristiche tutte interne alla nostra Amministrazione: il diverso trattamento, e anche le diverse opportunità pur anche in fase emergenziale, riservato alle due componenti del personale della Difesa, quello militare e quello civile.
L’ultimo esempio riguarda le attestazioni di attività indifferibile a sostegno degli spostamenti dei lavoratori nell’attuale fase emergenziale. A tal riguardo, la nostra O.S. ha scritto a SMD la lettera in allegato 2.
Ovviamente, al termine di questa emergenza, occorrerà una profonda riflessione al riguardo, e l’avvio delle più idonee iniziative al fine di allineare quanto più possibile le regole del rapporto di lavoro, atteso che appare del tutto inaccettabile che esistano disparità di trattamento anche di fronte ad una emergenza sanitaria straordinaria come quella che stiamo vivendo.
Nella Sezione News del nostro sito, parte alta a destra della home page, pubblichiamo un interessante “speciale” di Nomos – aggiornato alle 18.30 del 31 u.s., che reca tutti i provvedimenti del Governo, delle Regioni e di altri Enti Locali sull’emergenza in atto, uno strumento utile anche per l’attività sindacale.
IL COORDINAMENTO NAZIONALE FLP DIFESA
Allegato 1: 31.03.2020 – Lettera di FLP alla Ministra alla P.A.
Allegato 2: 30.03.2020 – lettera FLP DIFESA a SMD COVID19 spostamenti pers. civ. fuori sede
Allegato 3: 31.03.2020 – Nomos Speciale Coronavirus agg. h. 18.30