AUDIZIONE DEL NUOVO MINISTRO DI PAOLA DI FRONTE ALLE COMMISSIONI PARLAMENTARI.
A solo pochi giorni di distanza dalla sua nomina, il nuovo Ministro della Difesa, amm. Gianpaolo Di Paola, ha tenuto nella giornata di ieri 1 dic. la sua prima audizione in Parlamento, nella quale ha proposto alcune considerazioni e tracciato alcune linee programmatiche (resoconto in allegato).
Il punto di partenza nell’analisi del Ministro è costituito dall’attuale struttura della Difesa che ha un dimensionamento non più sostenibile, e rispetto al quale occorrerà evidentemente trarre le dovute conseguenze. E’ un tema peraltro sul quale la FLP DIFESA si è soffermata in svariate occasioni, l’ultima delle quali riflettendo sul bilancio previsionale della Difesa per il 2012 (si veda il Notiziario n. 130 del 9 nov. u.s.): dal 2008 in avanti, infatti, la nostra Amministrazione ha subito tagli poderosi (3,5 mld. di € solo con il D.L.112/2008, ma altre importanti risorse sono state tagliate negli anni successivi, le ultime -1,4 mld.- con la legge di stabilità 2012) che, tenuto conto della incomprimibilità delle spese legate al personale (il 70% della spesa totale) e parzialmente di quelle relative agli investimenti, si sono scaricate quasi tutti sul c.d. “esercizio” (tagliato del 66% in 10 anni) riducendone corposamente le disponibilità e mettendo per questo in gravissime difficoltà gli Enti della Difesa, all’interno dei quali è diventato oggi difficile anche acquistare la benzina per far viaggiare i mezzi o una risma di carta per fare fotocopie.
E chiaro che, di fronte a questo stato di cose, il modello a 190mila unità militari (con 178mila effettivi), così come oggi è articolato, diventa un peso eccessivo e difficile da sostenere. Il Ministro La Russa aveva certamente individuato il problema, era stata addirittura insediata una “Alta Commissione” con compiti di studio e di proposta per la riconfigurazione dell’attuale modello Difesa, ma non se ne è poi fatto nulla, e questo, sicuramente, ha ulteriormente aggravato una situazione già di per sé difficile.
Il nuovo Ministro intende evidente affrontare il problema alla radice: “considerata la progressiva erosione delle risorse destinate alla Difesa nel corso degli anni, l’elaborazione di una rigorosa strategia di contenimento delle spese è una realtà da accettare, e ciò comporterà la necessità di una riconfigurazione della dimensione delle strutture e dell’assetto organizzativo”, ha affermato l’amm. Di Paola, e questo rappresenta indiscutibilmente un contributo di chiarezza sicuramente importante. Ma è anche il preannuncio di una nuova e pesante fase di ristrutturazione in chiave riduttiva che traspare con evidenza dalle parole del Ministro. In poche parole, si intende procedere ad una riduzione del modello (a 140/50mila unità, si ipotizza), e questo si potrà evidentemente ottenere solo riducendo gli organici (del personale militare -35/40mila pare siano le eccedenze attuali– e forse anche dei civili), cancellando Enti e Comandi o addirittura interi pezzi nei quali è attualmente articolata la Difesa o anche riconvertendoli in chiave interforze, come già avvenuto per la Sanità mil.
Altro argomento nelle parole del Ministro, “la necessità di porre in essere un adeguato piano di dismissioni immobiliari, al fine di garantire l’efficacia dei processi di riorganizzazione”, un tema antico, legato alla vendita del patrimonio immobiliare della Difesa che però, lo abbiamo già detto in altri Notiziari, la storia di questi anni ha dimostrato essere cosa tutt’altro che facile stante la difficoltà di reperire acquirenti o di intercettare soggetti capaci di progetti sostenibili. E d’altronde, con i prezzi che corrono, più che vendere, oggi il Ministero della Difesa potrebbe solo svendere il proprio patrimonio.
Due, dunque, gli intendimenti del Ministro: riduzione del modello Difesa e vendita degli immobili. Non troppo per la verità, ma non ci si poteva attendere di più a sole tre settimane dall’incarico. In ogni caso, vi invitiamo ad esprimere la vostra opinione al riguardo nel sondaggio attivato nel nostro sito web.