Notiziario n. 123 del 25 novembre 2014 –
Riportiamo di seguito il Notiziario FLP n. 39 del 24 novembre 2014 che reca una interessante riflessione del Dipartimento Politiche Economiche e fiscali della nostra Federazione.
“Sinora il Governo Renzi ha risposto alle richieste sindacali di rinnovo dei contratti del pubblico impiego, bloccati da cinque anni, che non ci sono risorse e quelle che ci sono devono essere impiegate per chi sta peggio, intendendo forse coloro ai quali è destinato il bonus bebè.Riportiamo di seguito il Notiziario FLP n. 39 del 24 novembre 2014 che reca una interessante riflessione del Dipartimento Politiche Economiche e fiscali della nostra Federazione.
Giusto per capire, il tetto per percepire l’ultimo sussidio inventato da Renzi era prima fissato a 90.000 euro annui di reddito e adesso a 25.000 euro di reddito ISEE equivalente, che vuol dire che comunque il bonus lo prenderanno, ad esempio, famiglie monoreddito con due figli e oltre 50.000 euro di reddito imponibile annuo.
Quindi, secondo il Governo, un operatore socio sanitario, un collaboratore scolastico o il custode di uno dei tanti beni culturali sparsi per l’Italia, che guadagnano 1.200 euro al mese, stanno meglio di chi guadagna oltre 3.000 euro al mese e così i primi non meritano aumenti contrattuali mentre i secondi prenderanno il bonus bebè.
Fatte queste considerazioni, è il caso però di esaminare la Legge di Stabilità presentata dal Governo, che non migliorerà la situazione e quindi – se non cambia la politica economico-fiscale, continueranno a non esserci risorse anche nei prossimi anni.
In tempi di recessione sono necessarie misure cosiddette anticicliche, che aumentano in modo strutturale e permanente il reddito a disposizione di famiglie e imprese e permettano l’aumento di consumi e investimenti.
Nella situazione attuale, infatti, le imprese non generano reddito e quindi non investono mentre le famiglie non possono aumentare i loro consumi in quanto il denaro a loro disposizione diminuisce per effetto dell’aumento della disoccupazione. Persino gli 80 euro distribuiti dal Governo non hanno avuto nessun effetto sui consumi in quanto non vengono percepiti come aumento permanente del reddito a disposizione.
La Legge di stabilità proposta è basata invece da un lato sul taglio della spesa pubblica e dall’altro su minime agevolazioni fiscali, soprattutto alle imprese. Alla fine le due voci finiscono per annullarsi, nella migliore delle ipotesi non generando nessun aumento della domanda. Paradossalmente, se le imprese cogliessero l’occasione degli sgravi contributivi anche in assenza di nuove commesse di lavoro, ci troveremmo in una situazione ancora peggiore con la stessa quantità di lavoro (e di reddito) distribuito su più persone e su imprese che si reggono solo perché “drogate” dai sussidi statali.
L’unica possibilità di aumento dell’occupazione reale è di ripresa dei consumi è quella che da tempo la FLP propugna ovvero una crescita stimolata da una manovra espansiva che faccia ripartire la domanda interna di beni e servizi e gli investimenti.
Il rinnovo dei contratti ai dipendenti pubblici, accompagnato da una profonda ristrutturazione della macchina amministrativa che salvaguardi i servizi alla cittadinanza e i diritti dei lavoratori ma aumenti la produttività complessiva andrebbe in questo senso.
Allo stesso modo, piani di investimento sulle infrastrutture che servano realmente, sulla banda larga – che da sola porterebbe decine di migliaia di posti di lavoro e una crescita del PIL stabile – sul riassetto idrogeologico del Paese che eviti in futuro tragedie anche dal punto di vista economico, sono tutte misure che stimolerebbero la domanda e farebbero ripartire anche gli investimenti privati.
Secondo la FLP questo si può fare nell’immediato, anche in deficit, sforando gli idioti parametri di Maastricht e, nel frattempo, varando norme contro l’evasione fiscale, il riciclaggio e la corruzione è possibile mettere in moto un meccanismo virtuoso che libera risorse utili anche ad abbassare a regime il deficit statale.
Se non ci si muove in questa direzione ci sentiremo rispondere dal Governo anche l’anno prossimo e quello a venire e per i prossimi dieci anni che non ci sono risorse per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici.
La crescita – in una fase di deflazione generalizzata – non può che essere messa in moto da interventi statali. D’altronde, l’unico paese che è già uscito dalla recessione e nel quale la disoccupazione sta scendendo sono gli Stati Uniti che hanno usato esattamente questa ricetta.
Per questo è necessario che il Governo cambi profondamente la propria balbettante politica economica e fiscale, per questo è necessario uno sciopero generale e non di categoria.
Pensare di risolvere un problema globale di politica economica attraverso uno sciopero che rivendichi soltanto il rinnovo del contratto per i dipendenti pubblici equivale a fare come le tre scimmiette – che non vedono, non sentono e non parlano – e disinteressarci se poi i soldi che destinano a noi li tolgono ai nostri figli o ai nostri padri.
Bisogna invece cambiare profondamente rotta affinché la crescita sia complessiva e stabile per noi e per tutto il Paese. Il Governo deve rendersi conto che così non si può andare avanti, che c’è bisogno di benessere ma anche di coesione sociale.”
Il Dipartimento politiche economiche e fiscali FLP
Con riserva di ulteriori informazioni in merito alla giornata di mobilitazione e di lotta, preghiamo di dare al presente Notiziario la massima diffusione tra i colleghi e i lavoratori tutti.
IL COORDINAMENTO NAZIONALE FLP DIFESA