Il Segretario Generale di CSE Marco Carlomagno scrive al Ministro della Funzione Pubblica Zangrillo, rappresentando le principali criticità da affrontare, fra cui: -salari bassi con aumenti contrattuali non adeguati al tasso di inflazione e sempre in ritardo di anni; -bassa valutazione della Indennità di Vacanza Contrattuale; -defiscalizzazione del salario accessorio; -rafforzamento del cuneo fiscale; -assunzioni in numero adeguato a fronte della grave carenza attuale, aggravata dall’esodo del personale mediamente anziano; -chiusura della stagione delle esternalizzazioni

Notiziario FLP Difesa n. 78 del 06 dicembre 2022 –

Pubblichiamo di seguito il testo della lettera dello scorso 6 dicembre, a firma del Segretario Generale della CSE Marco Carlomagno, inviata al Ministro per la Pubblica Amministrazione On. Paolo Zangrillo che riepiloga, in sintesi, le principali criticità da affrontare e le azioni e proposte della Confederazione in materia di Lavoro Pubblico.

Prot.n.0173/CSE22 Roma, 06 dicembre 2022

Al Ministro per la Pubblica Amministrazione On.le Paolo Zangrillo

Oggetto: Lavoro pubblico. Le analisi e la proposte della CSE al nuovo Governo. Richiesta incontro.

Gentile Ministro,

l’insediamento del nuovo Governo impone che le questioni relative al buon funzionamento della PA, alla valorizzazione del lavoro pubblico, al riconoscimento del ruolo del personale e alla sua centralità nei processi di riforma del Paese, vengano riaffermati e messi al centro dell’agenda di Governo.

E’ evidente come molte delle azioni legate all’attuazione del PNRR passino proprio per le Amministrazioni centrali e territoriali dello Stato chiamate ad uno sforzo eccezionale per realizzare gli ambiziosi progetti del Piano e permettere di accedere concretamente ai fondi ed ai finanziamenti previsti.

Lo scenario in cui questo però deve realizzarsi, a distanza di più di un anno dall’avvio, è ancora assolutamente problematico.

Decenni di tagli, di mancati investimenti, di sottovalutazione del ruolo dello Stato e delle sue funzioni, ha impoverito in modo significativo la capacità e il funzionamento delle diverse Amministrazioni, che oggi già fanno fatica ad assolvere a compiti ordinari e routinari, figuriamoci quelli straordinari in termini progettuali ed innovativi che il PNRR richiede.

Le iniziative legislative messe in campo nell’ultimo anno non hanno invertito la tendenza, sia perché non basta approvare nuove norme per cambiare il modo di lavorare, ma soprattutto perché le iniziative assunte appaiono nella maggioranza dei casi non propriamente centrate, generiche o in qualche caso eccessivamente ambiziose, ma nei fatti prevedibilmente irrealizzabili.

Manca, infatti, nei programmi messi in campo dai Governi che si sono succeduti in questi due anni, un disegno organico di investimenti sulle nostre PA, che non si limitino ad interventi spot, ma che ne riscrivano ambiti e competenze, oggi in molti casi duplicate, che semplifichino le procedure e gli adempimenti, operando una operazione di disboscamento di tutto quel groviglio di norme, primarie e secondarie, emanate dai diversi centri di responsabilità, che appesantiscono l’azione degli Uffici, deresponsabilizzano gli addetti, allontanano le decisioni.

Le Amministrazioni quando funzionano male, non è solo per il caos organizzativo, funzionale e istituzionale, ma anche per i mancati investimenti, i tagli, le esternalizzazioni, le mancate assunzioni.

Riteniamo ineludibile affrontare in modo serio la questione dei livelli salariali, assolutamente insufficienti, falcidiati da più di un decennio di blocco contrattuale e da incrementi irrisori basati su tassi di inflazione programmata e su indici di adeguamento al netto dell’andamento dei prezzi petroliferi, stimati poco più dell’1,5% annuo, a fronte di un inflazione che ormai supera le due cifre.

Ma quali sono, in sintesi, le principali criticità da affrontare ?

  • retribuzioni basse, non in linea con i compiti richiesti, e scarsamente attrattive per i nuovi assunti;

  • scarso utilizzo della contrattazione integrativa e delle politiche retributive basate sul raggiungimento degli obiettivi e sulle perfomance;

  • percorsi di carriera bloccati e mancata valorizzazione del personale;

  • organici ridotti mediamente del 50% in meno rispetto alla dotazione organica, al di sotto della media di tutti i Paesi della Unione Europea ;

  • anzianità media degli addetti superiore ai 50 anni;

  • politiche di reclutamento sottodimensionate, basate ancora in gran parte su contratti a termine e non attrattive per i bassi livelli salariali di ingresso;

  • qualificazione del personale non in linea con gli obiettivi proposti per la inesistente politica formativa di questi anni;

  • permanenza della cultura del mero adempimento, arretratezza tecnologica, culto dell’atto amministrativo, e non del lavoro per singolo processo e mirato al raggiungimento dell’obiettivo;

  • bassi livelli di digitalizzazione e di innovazione organizzativa con molte Amministrazioni ancora al palo e con poche eccezioni (Agenzia Entrate, INPS etc) che hanno invece iniziato ad instaurare un rapporto diretto con l’utenza con la fruibilità da remoto di molti servizi;

  • criticità nella gestione del clima interno e del benessere organizzativo;

  • carente sicurezza sul lavoro, con uffici non a norma;

Le azioni e le proposte della CSE

Vi è un punto chiave su cui bisogna uscire dalla retorica che in questi decenni ha impedito l’adeguamento degli stipendi con riferimento all’aumento del costo della vita, non riducendo affatto i costi complessivi della spesa pubblica, perché le misure adottate mentre hanno penalizzato le lavoratrici ed i lavoratori, hanno permesso a pochi di arricchirsi con l’esternalizzazione dei servizi, la svendita di molti asset pubblici, la creazione delle cosiddette società in House, a danno dell’efficacia dei servizi resi.

L’inflazione in forte crescita e l’impennata dei costi energetici necessitano di azioni e interventi urgenti.

Una crescita di salari e stipendi adeguata all’andamento del costo della vita permette non solo di tutelate il potere di acquisto, ma anche di rilanciare i consumi, evitando il rischio recessione.

Bisogna superare l’attuale inadeguato metodo di presunta indicizzazione all’aumento dei prezzi. (IPCA) Il riferimento che si utilizza nei rinnovi contrattuali è infatti quello dell’inflazione programmata che viene fissato annualmente dal Ministero dell’Economia. L’indicatore, che esclude dal calcolo le variazioni dei prezzi dell’energia, è assolutamente inaffidabile e non più applicabile nella situazione attuale.

Uno strumento reale di collegamento tra inflazione e stipendi, abbandonato nel 1993, può e deve essere ripristinato, tenuto conto che è in vigore in altri Paesi dell’UE, come ad esempio il Belgio, senza che questo abbia comportato situazioni di paventato default. Così come è inaccettabile il valore attuale della cosiddetta Indennità di Vacanza Contrattuale individuata nelle legge di bilancio 2022 nella misura dello 0,30% fino a giugno 2022 e dello 0,50% a decorrere a luglio 2022. In una situazione in cui i Contratti nazionali si rinnovano a distanza di anni dalla scadenza naturale, una rivalutazione dello 0,50% per anno a fronte di un’inflazione che viaggia verso il 10% è un vero scippo e una misura che impoverirà sempre di più le lavoratrici ed i lavoratori.

Il Disegno di Legge Bilancio 2023, all’esame del Parlamento, purtroppo non stanzia risorse per il rinnovo dei contratti nazionali di lavoro scaduti da ormai due anni (in alcuni settori come la Presidenza del Consiglio da circa 6), che vengono di fatto congelati, mentre viene prevista unicamente l’erogazione di una somma una tantum, riassorbibile, pari all’1,5% di incremento degli stipendi, a titolo di acconto.

E’ di tutta evidenza come tale iniziativa sia inaccettabile, a fronte di un’inflazione annua che solo per il 2022 si attesta intorno al 10%, e nella sua pochezza, sia anche iniqua, in quanto applica una percentuale fissa su livelli retributivi di partenza diversi, come ad esempio quelli degli impiegati rispetto ai dirigenti, con il risultato che gran parte delle risorse sarà destinata a chi già guadagna di più. Un indebolimento del potere di acquisto che avrà effetti non solo sulla vita di milioni di lavoratrici e lavoratori e sulle loro famiglie, ma avrà anche un effetto recessivo molto forte.

Chiediamo la modifica della norma, lo stanziamento necessario per il rinnovo dei contratti, il superamento dell’attuale, inadeguato, metodo di indicizzazione.

Occorre inoltre rafforzare il taglio del cuneo fiscale per tendere a un aumento delle buste paga e defiscalizzare, anche nel settore pubblico, il salario accessorio.

E’ necessario rivalutare il valore dei buoni pasto: questa voce, non strettamente salariale, ma che comunque concorre in qualche modo al salario di moltissimi lavoratori, è ferma dal 2006.

Riteniamo che sia arrivato il momento di adeguarla all’inflazione che negli ultimi sedici anni è stata tutt’altro che ferma.

Per quanto concerne gli aspetti organizzativi, ordinamentali e istituzionali riteniamo necessario mettere al centro del confronto con il nuovo Governo queste ulteriori proposte:

  • No a ulteriori interventi legislativi, si ad una vera semplificazione amministrativa, che ridisegni processi e competenze, prevedendo centri di responsabilità che siano effettivamente protagonisti dei processi lavorativi e delle mission aziendali.

  • Superare il conflitto tra competenze e ruoli delle Amministrazioni centrali e di quelle territoriali, con riferimento alle competenze amministrative, oggi duplicate o con competenze condivise. Questo, al momento, crea difficoltà nell’individuazione del reale interlocutore istituzionale da parte di cittadini e imprese, contribuisce a deresponsabilizzare i decisori, rende meno fluido il circuito dell’adozione degli atti e dei provvedimenti.

  • Chiudere la stagione delle esternalizzazioni e delle cosiddette operazioni in House che hanno dimostrato non solo di non produrre migliori e più efficienti servizi, ma che sono costati tanti soldi alla collettività. Se ben attuati esistono modelli organizzativi che possono permettere alle PA erogatrici di servizi e prestazioni, di muoversi correttamente in una logica di costi-benefici.

  • Prevedere una stagione di nuove assunzioni, non precarie o a termine, che da un lato ripianino organici ormai agli sgoccioli, e che allo stesso tempo siano indirizzate verso le nuove professionalità necessarie.

  • Dare effettività e concretezza al nuovo ordinamento professionale del personale definito dai CC.NN.LL. che unitamente alle nuove professionalità reclutate, permetta la piena valorizzazione e il costante aggiornamento professionale di quelle esistenti.

  • Investire sulla digitalizzazione delle Amministrazioni, la reingegnerizzazione dei processi e soprattutto sulla interoperabilità delle banche dati.

  • Implementare nuovi modelli organizzativi che incentivino il lavoro per obiettivo, la trasversalità delle competenze, il lavoro di gruppo, l’autonomia professionale.

  • In questa ottica il lavoro agile è uno strumento fondamentale, e l’esperienza di questi anni non deve essere abbandonata.

Nei mesi scorsi, a fronte dell’emergere della crisi di approvvigionamento energetico, e all’emergenza climatica che ha portato all’invivibilità delle nostre città per le alte temperature e ai gravissimi fenomeni idrogeologici, come da ultimo l’alluvione nelle Marche e a Ischia, abbiamo chiesto a tutte le Amministrazioni e agli Enti di incentivare il lavoro agile in tutti i casi e per tutte le attività che potevano essere svolte da remoto. In un’ottica non solo di efficienza, ma anche di risparmio dei costi sostenuti dai lavoratori e dalle Amministrazioni, in un momento in cui l’abnorme e ingiustificato aumento dei prezzi petroliferi, e in particolare del gasolio da autotrazione, sta facendo lievitare di giorno i giorno i prezzi dei beni di consumo con conseguenze dirette sul potere di acquisto di lavoratori e pensionati.

Per la CSE il lavoro agile è più di un pur importante strumento di conciliazione vita lavoro, o di efficientamento energetico. E’ un cambio di paradigma, che investe l’organizzazione del lavoro e dei processi, i modelli organizzativi, le sfere di autonomia e di responsabilità, il lavoro per obiettivi, lo sviluppo professionale.

Queste in estrema sintesi le proposte che Le anticipiamo e che riteniamo possano essere oggetto di uno specifico confronto con le Confederazioni e le Federazioni sindacali per non fare del PNRR l’ennesima occasione perduta, e per dare invece un effettivo rilancio, maggiore efficienza e piena dignità alle nostre Pubbliche amministrazioni e al lavoro pubblico.

In attesa, quindi, di un Suo riscontro e di poterla incontrare quanto prima, Le inviamo i più cordiali saluti.

IL SEGRETARIO GENERALE Marco Carlomagno

Inevitabile osservare come le proposte contenute nella nota siano assolutamente di estrema attualità ed interesse del personale della Difesa: -al salario basso si aggiunga per noi la sparizione dei 21 milioni finora destinati a remunerare la performance organizzativa; -gli incrementi contrattuali e l’indennità di vacanza contrattuale dovrebbero essere senz’altro rivisitati, stante l’attuale tasso di inflazione , così come non si giustificano rinvii per il rinnovo del CCNL (come invece risulta dal DDL di Bilancio); – bisogna intervenire in modo efficace, e non con misure tampone limitate dall’esiguità delle risorse assegnate, sul fronte delle assunzioni, stanti le rilevanti carenze organiche e l’invecchiamento del personale, anche chiudendo la negativa esperienza delle esternalizzazioni; – valorizzazione dell’esperienza del lavoro agile, da recuperare senza remore non solo come insostituibile strumento di conciliazione tra vita professionale e vita privata, ma anche come un cambiamento epocale di paradigma che ribalta in senso innovativo, moderno e costruttivo l’arcaica concezione del modello di rapporto tra lavoratore e Amministrazione; per questo molto di più ci si deve aspettare dal Governo al fine di perseguire la reale modernizzazione del lavoro pubblico, alla stregua del PNRR, che ne promuove il potenziamento e l’implementazione indispensabili alla crescita del nostro Paese.

E’ tutto, come di consueto vi terremo aggiornati.  IL COORDINAMENTO NAZIONALE FLP DIFESA