DOPO I DISASTRI DI BERLUSCONI, LA MEDICINA AMARA DI MONTI

Il Presidente del Consiglio Mario Monti

E lo sciopero indetto da chi ha condiviso tutto quello fatto dal precedente Governo, a che serve?

La manovra presentata dal Governo Monti non può che essere considerata la “medicina amara” che i lavoratori debbono bere dopo le mancate scelte del precedente governo in tema di rigore, equità e sviluppo, anche dopo i sacrifici fatti fare ai lavoratori dipendenti ed in particolare a quelli del pubblico impiego italiano, contro cui CSE si è sempre opposta con forza.

Scelte operate negli ultimi anni dal Governo Berlusconi e concordate direttamente e preventivamente proprio con quelle Confederazioni Sindacali, la CISL e la UIL, che adesso, in primissima linea, dichiarano sciopero e si pongono quali difensori dei lavoratori dopo averne affossato diritti e capacità contrattuale attraverso accordi che hanno modificato sostanzialmente, in peggio, la vita di milioni di lavoratori dipendenti.

Durissimi sono i sacrifici che vengono richiesti dall’Europa al nostro Paese e, dopo quelli già fatti, ancora molto duri sono i sacrifici che vengono richiesti ai lavoratori italiani ad esempio sul fronte delle pensioni, mentre, alternativamente, come CSE riteniamo che occorrerebbe insistere sulla scelta di una vera patrimoniale, decisamente incisiva, sui costi

della politica in maniera più profonda, su un vero recupero della evasione fiscale.

Dopo la presentazione della manovra da parte del Governo Monti, dopo una consultazione durata lo spazio di un paio d’ore, a fronte di un mondo sindacale dilaniato da divisioni e fratture, ecco la scelta taumaturgica dello sciopero. Due ore per CISL e UIL, quattro per la CGIL, mentre in Parlamento le forze politiche, a parte pochissimi esempi, scelgono comunque la via del dialogo e del confronto in un momento di gravissima crisi in cui occorre, soprattutto, fare il bene del Paese.

Forse questa volta, proprio la politica ha compreso la necessità di unire visioni diverse per interessi maggiori; altri, invece propongono uno sciopero di 2 o di 4 ore pensando che dopo sia possibile cambiare la manovra fuori dal Parlamento, proprio in questa fase, proprio con quello che ora ci chiede l’Europa. Mah!

Perché, invece, non chiedere unitariamente, come parti sociali, al Governo ed alla politica tutta quelle correzioni di rotta, possibili solo attraverso il confronto fra portatori di interessi diversi, una volta tanto uniti nell’interesse comune del Paese? Oggi, forse, sarebbe possibile anche senza fare lo sciopero, oggi, forse, sarebbe il modo per tornare a parlare con tutti i lavoratori, insieme.

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