LA MANOVRA MONTI: TANTE TASSE, POCA CRESCITA E NIENTE PENSIONE!!!

Il Presidente del Consiglio Mario Monti

Carlomagno (CSE): “Non c’è l’equità promessa dal Presidente del Consiglio, soprattutto sulle pensioni. E gli evasori fiscali continuano a non essere toccati. Proporremo le nostre modifiche al Parlamento”.

È stata firmata dal Presidente della Repubblica e pubblicata in Gazzetta Ufficiale la nuova manovra finanziaria varata dal governo Monti. Larghe anticipazioni sono state pubblicate sui giornali in questi giorni ma, poiché il diavolo è nei dettagli, le riepiloghiamo puntualmente per maggior chiarezza.

NUOVE IMPOSTE

Reintroduzione dell’ICI: dal 1° gennaio 2012 viene reintrodotta l’ICI anche sulla prima casa. La nuova denominazione è IMU (Imposta Municipale Unica) e i proventi andranno in larga parte allo Stato. L’aliquota è fissata al 4 per mille per la prima casa e al 7,6 per mille per le seconde case. Per la prima casa la franchigia è di 200 euro, cioè si pagherà solo l’imposta che eccede i 200 euro. Le rendite catastali, sulle quali viene calcolata l’imposta, sono rivalutate del 60%. La scelta della rivalutazione generalizzata anziché rivedere le rendite per zone è particolarmente iniqua in quanto rivalutare del 60% una casa in periferia vuol dire avvicinare di molto il suo valore a quello di mercato mentre la rivalutazione dell’estimo di una casa di pregio o centrale del 60% è quasi ininfluente rispetto al prezzo reale dell’immobile. Non sono previste esenzioni per redditi bassi e inoltre i comuni potranno aumentare l’aliquota di un ulteriore due per mille (e lo faranno);

Aumento dell’IRPEF: nei giorni scorsi si è fatto un gran parlare dell’aumento dell’ex-IRPEF per le aliquote più alte, dandolo per scongiurato all’ultimo momento. Le cose stanno diversamente, in quanto l’aliquota di base delle addizionali regionali dell’IRPEF passa dallo 0,9 all’1,23 per cento a partire già dall’anno di imposta 2011(articolo 28, comma 1, della manovra). Al posto di un aumento per pochi, quindi, un aumento delle imposte per tutti!

Aumento dell’IVA: a partire dal 1° ottobre 2012 le aliquote IVA del 10% e del 21% sono incrementate di due punti percentuali. Dal 1° gennaio 2014 aumenteranno di un ulteriore 0,5 per cento;

Aumento delle accise sui carburanti: è già scattato dall’entrate in vigore del decreto l’aumento delle imposte sui carburanti che ha già fatto schizzare verso l’alto i prezzi;

Tassa su imbarcazioni e aerei: altra imposta strana che va a colpire non i valori dei natanti ma la lunghezza e non il valore degli aerei ma il peso.

Bollo sulle attività finanziarie: estende il cosiddetto “bollo titoli” a tutti gli strumenti di risparmio e investimento (anche le polizze vita). Esclusi soltanto i fondi pensioni e quelli sanitari.

PENSIONI

Si temeva che il governo Berlusconi estendesse a tutti il sistema contributivo oppure che eliminasse le pensioni di anzianità. Poi è arrivato Monti e ha fatto entrambe le cose, introducendo uno scalone al 31 dicembre 2011 (tre anni in un giorno ma forse cinque o anche sei, a seconda delle situazioni contributive personali) tale che le pensioni di anzianità spariscono poiché la ministra Fornero ha introdotto un sistema di penalizzazioni

che rendono quasi impossibile accedervi.

Indicizzazione delle pensioni: saranno adeguate all’inflazione solo le pensioni pari a due volte il minimo cioè fino a 936 euro al mese. Praticamente un salasso per i pensionati, altro bell’esempio di equità.

MISURE PER LA LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE

Tra la tanta sobrietà promessa da questo governo ci sarà sicuramente una categoria che non sarà sobria anzi che sta stappando bottiglie di champagne: gli evasori fiscali, per i quali poco o nulla cambia. Soglie della tracciabilità dei pagamenti troppo alta e nessuna nuova banca dati per contrastare l’evasione fiscale. Misero poi l’aumento dell’imposta per i capitali scudati, l’1,5 per cento.

Tracciabilità del contante: si era parlato di ridurre i pagamenti in contante al massimo a 300 euro, soglia già considerata alta. Invece il governo Monti fissa i massimi a 1.000 euro, misura poco utile.

Imposta sui capitali scudati: fu un mezzo scandalo l’aliquota del 5 per cento (recuperabili integralmente sotto forma di credito d’imposta se i soldi venivano immessi in azienda) fissata dal governo Berlusconi per far rientrare i capitali illecitamente esportati. E altrettanto scandalosa è l’aliquota aggiuntiva fissata dal governo Monti. Nel resto dei paesi

europei sono state pagate imposte sui capitali illecitamente esportati almeno tre volte più alte. Bisognerebbe ricordarlo al premier quando ci racconta che la manovra serve per restare in Europa.

TAGLIO AI COSTI DELLA POLITICA

Praticamente non pervenuti, a meno che non si vogliano considerare tali i tagli ai consigli di amministrazione di alcuni enti. D’altronde la manovra deve essere votata dai partiti e quindi è mancato il coraggio di imporre norme non di loro gradimento. Si è mai visto un tacchino che chiede di anticipare il Natale?

Province: riduzione dei consiglieri a dieci ma la decadenza degli organi di governo (consiglieri e assessori) sarà decisa con legge dello Stato. Come dire campa cavallo…

MISURE PER LA CRESCITA

Altra voce non pervenuta. Come si pensa di non mandare il paese in recessione aumentando le imposte (ma solo a chi già le paga) e senza risorse da destinare alla crescita resta per noi un mistero. C’è qualche sgravio per i datori di lavoro ma nulla finisce nella busta paga dei dipendenti.

Sgravi IRAP: destinati ai datori di lavoro che assumono giovani o donne e alle imprese che ricapitalizzano.

Crediti di imposta: modesti e destinati alle imprese che investono in ricerca.

Confermati i crediti per l’efficienza energetica e sulle ristrutturazioni relative.

Cantieri: sblocco di circa 5 miliardi su opere cantierabili. Niente deroghe per i comuni anche se in regola con il patto di stabilità. Se la manovra presentata in agosto dal governo Berlusconi pesava in modo cospicuo su segmenti ben precisi del Paese, dipendenti, pensionati e contribuenti onesti, con le modifiche annunciate dopo il vertice brianzolo (ormai anche le sedi del governo coincidono con le residenze private del premier) finiscono per gravare totalmente su chi paga le imposte accentuando le differenze tra onesti e disonesti a favore di questi ultimi.

TAGLI ALLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI

Dopo i tagli che si sono succeduti nelle precedenti manovre e che hanno già colpito pesantemente i lavoratori dipendenti ed in particolare i lavoratori pubblici, la Manovra Monti “colpisce” ancora i lavoratori pubblici e riduce i servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni prevedendo ulteriori tagli a sanità ed enti locali; questi ultimi, però, si potranno rifare aumentando l’IMU (la nuova ICI) oppure alzando le addizionali regionali.

Sempre per i dipendenti pubblici si deve aggiungere l’abolizione dell’equo indennizzo e delle pensioni privilegiate: infatti vengono aboliti entrambi i trattamenti che erano riservati ai dipendenti pubblici in caso di infortuni per causa di servizio. Si è detto che il trattamento viene equiparato a quello previsto per i privati. Di fatto invece vengono cancellati entrambi senza possibilità di trattamento sostitutivo.

Di fronte a questa manovra che appare solo recessiva, priva di equità e piena di imposte a carico solo di chi già le paga tutte, il giudizio della nostra Confederazione è molto critico.

Marco Carlomagno, Segretario Generale della CSE, ha dichiarato: “Ci era stata promessa un’equità che non vediamo nella manovra. Non ci sono tagli ai costi insopportabili della politica e non ci sono norme incisive per combattere l’evasione fiscale.

Poiché il Senatore Monti ha detto che i saldi devono restare invariati, proporremo immediatamente al Parlamento le nostre proposte che individuano misure idonee a traguardare l’equità e la solidarietà, oggi assenti nella manovra. In ragione di ciò, pensiamo che la manovra possa e debba essere modificata.

Quello che ci indispone – ha proseguito Carlomagno – è l’enorme e preponderante peso dato dal governo alle pressioni della classe politica mentre non c’è stata, sinora, altrettanta attenzione alle proposte delle forze sociali. Ci auguriamo, ha concluso Carlomagno, una positiva inversione di tendenza ”.

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