Fondo Sirio: parte l’assalto alle buonuscite degli statali. E la sentenza n. 223 della C. C. rende più evidente la fregatura

Notiziario n. 148 del  6 novembre 2012 –

Riportiamo di seguito il Notiziario CSE n. 25 del 5.11.2012 relativo alle problematiche connesse all’inizio di attività  del Fondo di previdenza complementare “Sirio” che interessa, tra gli altri,  anche i lavoratori del Comparto Ministeri e dunque anche i dipendenti civili della Difesa.

Dal 18 ottobre scorso è partita l’attività del fondo di previdenza complementare Sirio, che riunisce i lavoratori di Ministeri, Agenzie Fiscali, Parastato (EPNE), Università, Ricerca, Coni servizi, CNEL ed ENAC.

E con Sirio parte l’assalto ufficiale del sindacato tradizionale alla buonuscita dei lavoratori, senza scrupoli di sorta perché la gestione che i “sindacati” si sono auto attribuiti vale soldi, assunzioni e potere. Tutte cose rispetto alle quali la difesa dei diritti dei lavoratori è messa in secondo piano.

 Ne abbiamo avuto la prova nella riunione dell’Osservatorio congiunto ARAN-Sindacati sui fondi pensioni che, per l’occasione, si è tenuta lo scorso 24 ottobre in Funzione Pubblica.

 Già, in Funzione Pubblica. Perché ufficialmente Sindacati e ARAN avrebbero dovuto chiedere misure che rendessero realmente conveniente per i lavoratori l’adesione a un fondo di previdenza complementare. Oggi non è così e bastano un paio di dati per confermarlo:

l’adesione ai fondi di previdenza complementare è volontaria ma irreversibile: tradotto, puoi entrare ma non uscirne, come il tunnel della droga. Se esci, lasci i soldi che hai versato nel fondo e ti ritrovi con un palmo di naso;

la tassazione rispetto al privato rende l’adesione quanto di più sconveniente possibile: il privato vede la sua rendita o la sua pensione integrativa tassata al 15% massimo, con l’aliquota che si abbassa per ogni anno di servizio fino ad arrivare al 9%; per il dipendente pubblico la pensione integrativa fa cumulo con il reddito e quindi viene tassata all’aliquota marginale più alta.

 Poi ci sono altre “quisquilie” tipo i rendimenti che non sono assolutamente pari a quelli che si riscuotono lasciando i soldi in mano al datore di lavoro e i costi di funzionamento dei fondi tipo stipendi e gettoni di presenza per i componenti del consiglio di amministrazione (la metà sono sindacalisti). Ma bastano le due penalizzazioni iniziali a giustificare il perché, se si intende fare l’interesse dei lavoratori, bisogna sconsigliarli dall’aderire ai fondi di previdenza complementare.

 La riunione in Funzione pubblica, dicevamo, doveva servire a chiedere, quanto meno, un riallineamento con i fondi privati. Invece si è trasformata nella richiesta dei sindacati di fare pubblicità ai Fondi, addirittura con la richiesta di usare i soldi di Pubblicità Progresso – soldi pubblici, quindi – per fare pubblicità televisiva e convincere i lavoratori a perdere i loro soldi aderendo ai Fondi di previdenza complementare.

 La CSE, unica voce fuori dal coro, ha affermato invece che se si vuole aumentare l’adesione a questi fondi – che pure possono avere la loro importanza visto che le pensioni tra qualche anno saranno da fame – bisogna renderli davvero appetibili e convenienti per i lavoratori cambiando le norme che li regolano e smetterla con i conflitti di interessi interni ai sindacati!!

Tanto per darvi l’idea, l’altro giorno la CISL era rappresentata da un signore che con nonchalance ha dichiarato di essere anche consigliere di amministrazione del Fondo Perseo (quello degli Enti Locali) e la CGIL, ancora una volta, ha fatto partire la “campagna pubblicitaria” di adesione al fondo Sirio con un comunicato firmato dal responsabile del suo Dipartimento Previdenza, omettendo che lo stesso è anche Consigliere di Amministrazione dello stesso Fondo. Una vergogna!!

 E la sentenza della Corte Costituzionale sul 2,5% che è stato per quasi due anni illegalmente trattenuto dallo stipendio ai fini della buonuscita ha fatto emergere un altro raggiro perpetrato ai danni dei lavoratori con un accordo quadro sindacale firmato nel lontano 1999.

I sindacati stanno infatti tentando di convincere i lavoratori sulla bontà dell’adesione ai fondi pensione sbandierando la possibilità di accedere a contributi aggiuntivi che vanno dall’1 all’1,5%. Falso!! L’accordo del 1999 (che alleghiamo al presente notiziario) prevede che per passare ai Fondi di previdenza complementare si debba optare volontariamente per il passaggio dal TFS al TFR. Peccato che nel passaggio la differenza del 2,5% dello stipendio che nel privato è a carico del datore di lavoro, per i dipendenti pubblici finisce nelle casse dello Stato. Il famoso contributo aggiuntivo dello Stato (che sia l’1 o l’1,5%) in realtà è….un contributo del lavoratore allo Stato!!!! Quindi, è bene ribadirlo per ribattere alla propaganda interessata, il lavoratore non ha il beneficio dell’1% aggiuntivo versato dallo Stato, ma perde l’1,50%!!

E per coloro che sono stati assunti dal 1° gennaio 2000 è ancora peggio perché il contributo allo Stato lo versano dall’inizio della loro carriera e ora, con la sentenza della Corte Costituzionale, potrebbe essere messo in discussione tramutandosi in una scelta: se aderisci ai fondi il tuo stipendio resta com’è; se non aderisci il tuo stipendio aumenta.

Il terrore dei sindacati per un’eventuale contrazione delle adesioni ai fondi da loro gestiti ha spinto, nella riunione in Funzione Pubblica, il più grande sindacato presente oggi nel pubblico impiego a chiedere al Governo misure per rispondere alla sentenza della Corte Costituzionale perché altrimenti aderire ai fondi diventava meno conveniente.

 Con tanti saluti ai diritti dei lavoratori, che la CSE e il suo sindacato del pubblico impiego FLP vogliono invece continuare a difendere mettendo in guardia i lavoratori dal farsi raggirare con l’adesione a fondi di previdenza complementare che all’attualità convengono solo a chi li gestisce!!    

LA SEGRETERIA GENERALE CSE”

Allegato: Accordo quadro sulla previdenza complementare – 29.07.1999

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