C’è un modo per dimostrare che si vogliono rinnovare i contratti : aprire la trattativa all’ARAN

Notiziario n. 39 del 14 aprile 2014 –

L on. M. Madia, Ministra per la P.A.

L’on. Madia, Ministra per la P.A.

Riportiamo di seguito il Notiziario CSE n. 5 del 14.04.2014,  in cui si da notizia della lettera inviata dalla nostra Confederazione CSE al Ministro alla Pubblica Amministrazione, on.  Marianna Madia, volta a sollecitare la convocazione delle Parti sindacali per l’avvio delle procedure per i rinnovi contrattuali.

“ Dopo la lettura del DEF, che non prevede stanziamenti per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, e le smentite del sottosegretario Rughetti e del Ministero dell’Economia, c’è un solo modo per dimostrare la volontà del Governo di rinnovare i contratti dei dipendenti pubblici e non tenerli bloccati fino al 2020: avviare le procedure per i rinnovi contrattuali!

Come è noto, siamo l’unico sindacato ad aver presentato, oltre un anno fa, le piattaforme contrattuali all’ARAN, al Governo e finanche, per conoscenza, a Presidenti dei due rami del Parlamento.

Abbiamo quindi le carte in regola per chiedere di aprire le contrattazioni con la convocazione delle parti.

Ed è quello che abbiamo fatto con una lettera al Ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia. Dimostrino con i fatti e non con le smentite ai giornali di voler fare i contratti.

Di seguito il testo della lettera:

                                                           Roma, 11 aprile 2014                                    

Oggetto: rinnovo contratti pubblici. Richiesta di apertura del negoziato.

                                                                          Al Ministro per la semplificazione e la P.A. on. Marianna Madia

 

Onorevole Ministro,

                                 a distanza di pochi giorni dall’incontro nel quale la Scrivente Confederazione ha avuto modo di confrontarsi con Lei  sulle priorità del lavoro pubblico e sulla necessità di coniugare una vera riforma della pubblica amministrazione con la valorizzazione delle professionalità ed il rilancio della partecipazione e della contrattazione, abbiamo avuto notizia di quanto previsto nel Documento di Economia e Finanza, approvato dal Consiglio dei Ministri, in materia di blocco delle retribuzioni dei lavoratori pubblici, già ferme dal 1 gennaio 2010, fino al 2020.

Una previsione, quella contenuta nel DEF, che va nella direzione assolutamente contraria al progetto di rilancio e di valorizzazione del lavoro pubblico e che, anzi, possiamo dire si caratterizza in modo ancora più ingiusto ed inaccettabile di quanto non fossero i provvedimenti adottati  dai governi precedenti, sia perché interviene dopo cinque anni di blocco dei contratti, sia perché ne prevede ora addirittura il prolungamento per un altro quinquennio.

Per la CSE la lotta agli sprechi, alle inefficienze, alle esternalizzazioni, alle duplicazioni, ai mega stipendi dei superburocrati e di molta parte della dirigenza generale, non ha nulla a che vedere  con il reitero del blocco delle retribuzioni di milioni di lavoratori, pagati poco più di mille euro al mese e con stipendi ormai al limite della sopravvivenza.

Noi pensiamo invece  che proprio una quota parte dei risparmi rinvenienti dalla “moralizzazione” della spesa pubblica, unitamente ai proventi di una vera lotta all’evasione fiscale che,  come è noto sottrae  centinaia di miliardi l’anno alle casse dello stato e rende più poveri milioni di cittadini onesti, possono e debbono essere utilizzati e reinvestiti per rinnovare i contratti, dare fiato agli stipendi, contribuire a rilanciare la domanda interne ed il potere d’acquisto di milioni di lavoratori.

Il diritto al rinnovo dei contratti e quindi anche di “come, quanto e perché si lavora nei comparti del lavoro pubblico” non può essere barattato con interventi estemporanei, ancora tutti da definire, che intervengono su una parte del problema, ma che da soli rischiano di aumentare le iniquità nel nostro Paese.

L’anno scorso la CSE ha presentato all’allora Ministro della Funzione Pubblica D’Alia ed all’ARAN le piattaforme per il rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici e ritiene questa ancora  la priorità della propria azione.

 Nei mesi scorsi la stessa magistratura ha riconosciuto al fondatezza delle nostre richieste in merito alla necessità di rinnovare i contratti ed è infatti pendente dinanzi alla Corte Costituzionale il giudizio di costituzionalità su tutti quegli interventi normativi che hanno bloccato per legge i contratti e le dinamiche  retributive dei lavoratori.

Se il giro di incontri che Lei ha voluto fare singolarmente con le OO.SS. aveva lo scopo di fare una prima ricognizione di problemi, ora è giunto il momento di passare dalle “presentazioni ai fatti”.

Non è più il tempo di “studiarsi” cercando di interpretare le dichiarazioni stampa, le audizioni, i documenti più o meno ufficiali o compiuti.

Le chiediamo quindi formalmente di aprire, al più presto, il confronto con le OO.SS sulle problematiche della riforma della Pubblica amministrazione, sulle ricadute derivanti dall’applicazione del piano Cottarelli, sul rinnovo economico e giuridico dei contratti di lavoro.

In mancanza di un immediato riscontro non potremo che attivare tutte le forme e le iniziative di protesta, di mobilitazione e di lotta a difesa della dignità economica e professionale dei milioni di lavoratori  e di lavoratrici  colpiti dalle ingiuste scelte del governo.

Perché noi alle riforme ed alla modernizzazione del paese ci crediamo.

Come crediamo che solo un personale motivato, professionalizzato, valorizzato e riconosciuto per il ruolo che svolge può effettivamente far cambiare passo alla nostra pubblica amministrazione.

 In attesa di un cortese cenno di riscontro Le inviamo distinti saluti

                                                                                                    Il Segretario Generale CSE – Marco Carlomagno