Notiziario n. 123 del 4 dicembre 2017 –
La vicenda dei Cappellani Militari, di cui abbiamo riferito ai colleghi nel Notiziario n. 66 del 27.05.2016, è tornata recentemente d’attualità a seguito di alcune lodevoli iniziative in sede parlamentare.
In molti, e noi eravamo certo tra questi, pensavano che il riordino in chiave riduttiva delle FF.AA avviato dalla L. 244/2012 e attuata attraverso i Decreti legislativi nn. 7 e 8/2014 e n. 91/2016 dovesse essere accompagnato anche dalla riforma dell’Ordinariato militare in Italia (OMI), con l’analogo obiettivo di ridurre i costi a carico dei cittadini. Si ricorderà come, a tal proposito, era stato avviato nel 2015 un tavolo di lavoro tra Vaticano/CEI (Conferenza Episcopale Italiana) da una parte e Governo dall’altra, finalizzato alla riforma dell’“assistenza spirituale”, che pareva essere stato accompagnato in ambito MD dalla costituzione di una “commissione tecnica” con il compito di elaborare proposte per il tavolo bilaterale.
Come già riferito in altra circostanza, l’OMI è una circoscrizione della Chiesa cattolica, assimilata ad una diocesi, che ha giurisdizione sul personale di tutte le FF.AA. (EI, MM, AM, CC, e anche G.d.F.). E’ suddiviso oggi in sedici zone pastorali geografiche ed è guidato da un Vescovo (“Ordinario Militare”) designato dal Papa, nominato con DPR e che assume il grado di Gen. di C.A.. L’organigramma dell’OMI prevede anche un Vicario Generale (Gen. Divisione) e degli Ispettori (Gen. Brigata). A livello territoriale, le funzioni di assistenza spirituale sono svolte dai Cappellani Militari Capi (gradi a scalare da Colonnello a Capitano) e Cappellani Militari Addetti (grado di Tenente), e non poteva mancare una scuola di formazione (“Scuola Allievi Cappellani Militari”, sede a Roma). Che tutto questo pesi parecchio sulle casse pubbliche, è del tutto ovvio. Secondo alcuni, “la cura spirituale dei militari impegnati in missione è costata quasi 17 mln €; questa cifra comprende gli stipendi, le pensioni e il mantenimento degli uffici; solo questi pesano 2 mln di € l’anno” (i dati sono riferiti all’anno 2013), mentre secondo una stima più recente le attività afferenti all’OMI costerebbero oggi ai cittadini italiani intorno ai 20 mln all’anno (si legga su questa stessa pagina, in allegato 3, l’articolo dell’Espresso del 2.05.2016).
Di cancellare, o quantomeno decisamente ridurre, questa costosa organizzazione si parlava da un po’ di tempo, sia nella scorsa legislatura che in questa, con l’obiettivo dichiarato di ridurre il numero dei Cappellani (oggi 204 in organico) ma soprattutto di togliere i gradi militari che fanno ovviamente lievitare i costi, tra i quali quelli previdenziali (156 i pensionati, e tra questi il Presidente CEI card. Bagnasco, ex Ordinario, che ha la pensione di Generale di C.A.).
Se questo è dunque il quadro, una marcata cura dimagrante appariva una scelta quanto mai doverosa, atteso che mentre in questi anni si bloccavano i contratti, si tagliavano le pensioni e il welfare, e si mandavano a casa centinaia di migliaia di lavoratori, i Governi che si sono succeduti negli anni hanno tollerato questa situazione e questi privilegi ottocenteschi.
Il tavolo bilaterale Governo/Vaticano-CEI pareva ad un certo punto essere arrivato a qualche utile approdo (ne avevamo riferito nel Notiziario n. 66/2016: riduzione dei cappellani da 204 a 158; riduzione dei posti dirigenziali dagli attuali 14 a solo due, l’Ordinario militare e il Vicario), ma solo comunque attraverso i collocamenti a riposo. Dunque, ridotti sì, ma con ancora i gradi militari. Poi comunque non si è andati avanti, e la riforma dell’OMI è cosa di là da venire.
In questo quadro, si iscrivono oggi due lodevoli iniziative del M5S alla Camera dei Deputati, che pubblichiamo entrambe su questa stessa pagina, la prima consistente in una interrogazione sulla “commissione tecnica” che il Governo ha negato essere stata costituita mentre ha invece confermato che i lavori del tavolo bilaterale proseguono senza però indicarne gli approdi finali o attuali, e la seconda consistente in una risoluzione a “provvedere al riordino dei ruoli e delle carriere dei cappellani militari in senso riduttivo al fine di ottenere dei risparmi di spesa nel bilancio del Dicastero Difesa già dall’esercizio finanziario 2018”.
Alla prossima, allora, se mai verrà, ma che certamente traguarderà la prossima legislatura. Amen!
(Giancarlo Pittelli)
Allegato 1: 15.11.2017 – L’interrogazione M5S e la risposta del Governo
Allegato 2: 27.10.2017 – la risoluzione M5S in Commissione Difesa
Allegato 3: l’articolo de l’Espresso del 2.05.2016 sui costi dei cappellani militari