Notiziario FLP DIFESA n. 29 del 18 marzo 2019 –
Quando, nella primavera del 2017, insieme a CGIL FP e UIL PA, promuovemmo decine e decine di assemblee unitarie nei principali Enti del M.D. per illustrare ai lavoratori l’accordo del 5 aprile 2017, in alcune riunioni (poche, per la verità) ci fu richiesto il nostro parere in merito all’ipotesi del transito nei ruoli speciali ex art. 3 D. Lgs. 165/2011, e in particolare se fosse a nostro avviso credibile e praticabile l’idea che quel transito si potesse accompagnare a un incremento retributivo di circa 300 € mensili.
La risposta che fornimmo unitariamente fu in sequenza: la convinzione sulla scarsa praticabilità del transito, già affermata dal Gruppo di lavoro ex DM 16.06.2015; la nostra scelta di restare all’interno del comparto; infine, la “demagogia” (sì, la connotammo proprio così) della ipotizzata contropartita economica (300 €) che, stante le norme vigenti, appariva di fatto impraticabile e per questo demagogica, concludendo che saremmo comunque rimasti in attesa di vedere quanti soldi sarebbero stati resi disponibili per l’operazione (ad oggi, zero euro).
I lavoratori comprenderanno allora la nostra sorpresa nel sentire, nel corso della riunione con la Ministra del 12 u.s., la proposta presentata da CGIL-CISL-UIL+UNSA con la quale chiedono una “indennità funzionale…. pari a € 600,00 lordi mensili pro capite e pensionabili”.
Una sorpresa davvero grande, anche perché, così formulata, appare a noi ancora più impraticabile di quella legata al transito. E ne spieghiamo brevemente le ragioni.
Innanzitutto il quantum economico necessario (600 € x 12 mesi x 26.000 dipendenti +oneri datoriali), pari a circa 200 mln di €, rispetto al quale risulta arduo immaginare che il MEF li renda disponibili solo per il M.D.(Interni, Esteri, Giustizia, etc. assisterebbero benedicenti?), tenuto anche conto dei tempi in cui viviamo e dell’attuale, preoccupante quadro economico.
In secondo luogo, la richiesta parla di “indennità”, la quale, dunque, al pari di tutte le altre indennità (si veda il Titolo II del CCNI 6.11.2018), dovrebbe essere corrisposta, a mente delle norme legislative e contrattuali vigenti, attraverso il Fondo Risorse Decentrate (FRD, ex FUA), la cui dotazione è stabilita annualmente dal MEF in linea con le previsioni dello stesso CCNL, il che significa che MEF dovrebbe assegnare quei circa 200 mln direttamente al FRD, che ricordiamo nel 2018 è stato pari a meno di un quarto (51,9 mln), così di fatto quadruplicandolo. C’è qualcuno che pensa che MEF possa mai fare un’operazione del genere per il M.D.?
Infine, l’ultima ragione: l’indennità ad categoriam, come si configurerebbe di fatto quella richiesta, non è ammessa dal CCNL (è il motivo per il quale è risultata impraticabile una indennità per tutti gli “ausiliari”, pur ampiamente giustificata), e pertanto verosimilmente non otterrebbe mai la certificazione di MEF e FP.
Poste così le cose, l’indennità proposta appare dunque ancor più problematica di quella che dovrebbe accompagnare il transito ex art. 3, che almeno sarebbe legata ad un nuovo status e non intervenire ad assetto invariato e in vigenza di questo CCNL. Della cosa, paiono convinti gli stessi proponenti che, nel comunicato del 12 u.s., mettono le mai avanti con il richiamo al sindacato “serio e non corporativo”. Alla faccia!
Ci starebbe infine un’altra lettura: che sia solo una provocazione. Ma allora bisognerebbe farlo capire, anche per evitare di ingenerare attese e alimentare sogni destinati inevitabilmente a naufragare.
Ovviamente, abbiamo qui espresso, con molta onestà, le nostre perplessità sulla proposta di indennità di funzione, che poi sono quelle di tanti lavoratori, ma certo non ci metteremo mai contro: se il MEF o altri soggetti dicessero si all’indennità, ne saremmo molto felici, ci mancherebbe altro. Solo che, allo stato, ci crediamo poco…
Noi, invece, abbiamo un’altra idea rispetto al gap, posto che la soluzione del transito ex art. 3 non ci entusiasma, preferendo, come altre sigle, la permanenza dentro il comparto di contrattazione.
L’esperienza di questi anni dimostra che il nodo è sempre e solo uno: il MEF. Ci chiediamo allora: come si può superare l’ostacolo? A nostro avviso, per non perdere altro tempo invano, la via giusta, peraltro già positivamente sperimentata per il personale militare (art. 19 L.183/2010), sarebbe una norma legislativa che riconosca la “peculiarità” di compiti, funzioni e impiego dei civili, dopo che tutte le strade potrebbero essere praticabili.
Formalizzeremo a breve questa nostra proposta presso il Gabinetto, e ne daremo conto ai lavoratori.
(Giancarlo Pittelli)