La forte reazione dei Vertici della Difesa (Capo di SMM, Capo di SMD e Ministra) alla Direttiva Salvini del 15 aprile predisposta al fine di scongiurare possibili sbarchi di migranti nei porti italiani. Una reazione comprensibile e apprezzabile, atteso che le Forze Armate dipendono dal Presidente della Repubblica e dal Ministro della Difesa e non certo dal Ministro dell’Interno. Parole molto chiare della Ministra Trenta anche in sede di risposta ad una interrogazione parlamentare: sulla crisi libica, “non ripeteremo gli errori del passato” e “non esiste soluzione militare”.

Notiziario FLP DIFESA n. 38 del 23 aprile 2019 –

Una nave della Mediterranea in acque libiche

Dobbiamo dire subito che in questa circostanza abbiamo fortemente apprezzato l’operato dei Vertici militari e della Ministra della Difesa, E. Trenta.  Ci riferiamo alla schiena dritta mostrata in una vicenda, quella avvenuta nella settimana di Pasqua, che ha avuto davvero dell’incredibile, che ha rischiato peraltro di aprire un pericolosissimo conflitto istituzionale e della quale non si ricordano episodi analoghi nel passato più o meno recente della storia del nostro Paese. Ma vediamo i fatti.

Lo scenario di partenza è quello che fa riferimento alla crisi che sta vivendo oggi la Libia e alla guerra civile che si è scatenata dopo l’offensiva lanciata dal generale Haftar per prendere Tripoli. C’è un rischio reale per il nostro Paese, e lo ha ricordato lo stesso premier libico Al Sarraj, che ha detto che “800.000 migranti” potrebbero raggiungere le nostre coste per fuggire dalla guerra e dai suoi drammi.

Ebbene, di fronte a questa evenienza, che creerebbe evidentemente non pochi problemi nel pieno della campagna elettorale per l’elezione del nuovo Parlamento europeo che si dice decisiva per i futuri equilibri interni ed europei, cosa fa il Ministro dell’Interno Salvini? Al fine di scongiurare possibili sbarchi nei nostri porti, predispone la sua terza “direttiva”, datata 15 aprile e cucita questa volta addosso alla nave Mare Ionio della ong Mediterranea Saving Humanns (ripartita pochi giorni fa da Lampedusa verso la Libia), affidandone ai suoi destinatari l’esecuzione “a partire da ogni possibile forma di notificazione ed intimazione agli interessati, e la stretta osservanza”.

Il problema è che , tra i destinatari, oltre al Capo della Polizia di Stato, al Comandante Generale dei Carbinieri, al Comandante Generale della Guardia di Finanza e al Comandante Generale della Guardia Costiera, ci sono anche due Autorità Militari, e precisamente il Capo di Stato Maggiore Marina (per competenza) e il Capo di Stato Maggiore Difesa (per conoscenza), il che appare ben strano, posto che i Vertici militari non dipendono certo dal Ministro dell’Interno ma dal Presidente della Repubblica, che è il Capo supremo delle Forze Armate, e dal Ministro della Difesa, che ne è Comandante in capo.  Insomma, quel che si dice “farla fuori dal vaso”……

Immediata la reazione della Difesa che, a leggere la notizia non smentita di Adnkronos e poi ripresa da tutti i media, ha considerato l’intimazione (questo il titolo della controversa direttiva) “una vera e propria ingerenza senza precedenti nella recente storia della Repubblica”, giudicando “gravissimo“ l’accaduto perché “viola ogni principio e ogni protocollo” e costituisce “una pressione impropria”. E ancora: “queste cose accadono nei regimi”, e dunque “è stata superata una linea rossa”.

Una reazione forte, apprezzabile e apprezzata, quella dei Vertici Militari, alla quale è seguita poco dopo anche quella della nostra Ministra, sinora alquanto silente sul “tema ingerenze”, che ha affermato che nell’attuale situazione di conflitto “chi fugge dalla Libia è un rifugiato”, invitando in via XX Settembre coloro che manifestano idee opposte “così gli spiego un po’ di diritto internazionale”.

E, poche ore dopo, in sede di risposta ad una interrogazione parlamentare, la Ministra ha affermato che occorre “scongiurare una crisi umanitaria, che sarebbe devastante per il popolo libico e che potrebbe avere ricadute anche sul nostro Paese” e inoltre “che non ripeteremo gli errori del passato” e che “non esiste soluzione militare”, ottenendo nella circostanza il plauso del Capo politico del M5S Di Maio, mai tenero in passato, del Ministro Toninelli (“Sicuramente solo chiudere i porti non basta più”) e  anche del Premier Conte (“la politica sull’immigrazione non può ridursi a porti aperti sì o porti aperti no”).

E, di fronte a reazioni così forti, Salvini il colpo pare proprio averlo avvertito, atteso che una nota tecnica degli Interni ha chiarito che “continuano le interlocuzioni dirette tra Viminale e Vertici militari anche per definire le prossime strategie operative” e che  “sono esclusi dissapori, polemiche o malumori”.

“Quanno ce vò, ce vò”, scriveva Trilussa.  E, nella circostanza, ce voleva proprio questa reazione.

(Giancarlo Pittelli)