FLP Difesa chiede l’intervento del Ministro Guerini in materia di rientri in sicurezza. Dopo la circolare n. 3 della Ministra della Funzione Pubblica Dadone, molte fughe in avanti e comportamenti pericolosi negli Enti finalizzate al rientro indiscriminato del personale. Necessario aggiornare il Protocollo della Difesa per integrare la disciplina dei rientri alla luce della nostra realtà, e supportare un processo di rientro razionale e graduale, che tenga conto, nell’ambito delle dovute relazioni sindacali locali, di flessibilità, articolazioni di orario, problematiche dei pendolari, lavoratori fragili, stabilizzazione del lavoro agile.

Notiziario FLP Difesa n. 75 del 07 agosto 2020 –

Il Ministro Guerini

A pochi giorni dalla riunione del 30 luglio u.s., la FLP DIFESA ha ritenuto opportuno interessare nuovamente il Ministro della Difesa con la lettera che si pubblica in questa pagina in allegato 1, chiedendo l’urgente aggiornamento del Protocollo COVID 19 della Difesa al fine di promuovere, presso i diversi Organi di vertice e le relative articolazioni territoriali, una gestione ordinata, oculata e soprattutto graduale del rientro in servizio del personale, in condizioni di accertata e totale sicurezza. Dobbiamo infatti evitare fughe in avanti e comportamenti pericolosi da parte dei singoli Enti, come invece segnalato dai territori dove, di fatto, si sono già verificati i casi di Dirigenti che hanno dato l’avvio al rientro del proprio personale civile, anche in percentuali più elevate rispetto a quelle previste dalle nuove norme; peraltro non può sfuggire il fatto che a tali presenze si aggiungono quelle, ben più significative in termini di numeri e di proporzioni percentuali, della componente in divisa, il che produce inevitabilmente un ulteriore innalzamento del rischio da contagio.

E’ urgente la necessità di intervenire, a seguito della emanazione della circolare n. 3 della Funzione Pubblica dello scorso 24 luglio, e della circolare n. 45700 del 04/08/2020 di Persociv, alla luce delle numerose segnalazioni pervenute dalle ns. strutture Territoriali che, a fronte dell’esistenza  di un Protocollo COVID 19 della Difesa vigente dal 15 maggio u.s., e aggiornato al 22 giugno u.s., a tutt’oggi evidenziano casi di mancato avvio del confronto con le Parti Sociali, della costituzione solo formale di Comitati mai di fatto insediatisi, e delle inaccettabili posizioni di chiusura messe in essere da alcuni Enti, fra i quali incredibilmente proprio quelli di Vertice del Dicastero nella sede di Roma, che dovrebbero invece essere di esempio ed indirizzo alle articolazioni periferiche (vds. la nota sottoscritta da TUTTE le Segreterie Territoriali di Roma dello scorso 4 agosto 2020, che si pubblica in allegato 2 in questa pagina, a seguito della quale, al momento, solo presso SMD vi è stato un successivo e positivo cambiamento di rotta.

Vengono segnalate per contro situazioni in cui il Dirigente, dopo aver lungamente procrastinata l’applicazione in sede di quanto previsto dal Protocollo COVID 19 Difesa, improvvisamente si attiva per applicare oggi, in modo drastico e certamente non graduale, le disposizioni contenute nel comma 1 dell’attuale art.263, interpretandole in modo estremamente restrittivo, spesso unilateralmente, pur consapevole che quella norma sta creando non poche criticità. L’adozione cogente di un rientro massivo, spesso in assenza di relazioni sindacali e di scelte condivise anche in materia di flessibilità, articolazione dell’orario, e verifiche sui rischi connessi con il ripopolamento massivo dei posti di lavoro, confligge peraltro con la attuale collocazione temporale del termine dell’emergenza, fissato dalla norma al 15 ottobre 2020. E tutto ciò in vigenza di quanto previsto dal comma 2 dello stesso articolo 263, che recita: “Le amministrazioni… …si adeguano alle vigenti prescrizioni in materia di tutela della salute adottate dalle competenti autorità.

Vi sono poi vistose contraddizioni tra la scelta di molti di riportare più gente possibile nei posti di lavoro, e la previsione normativa di aggiornare la mappa delle attività tuttora telelavorabili, al fine di creare le condizioni per l’evoluzione del lavoro agile da “modalità ordinaria di prestazione lavorativa nell’emergenza” a modalità di prestazione lavorativa da stabilizzare secondo gli obbiettivi indicati dalla Funzione Pubblica.

Inoltre la percezione  che si ha è che la Difesa non stia lavorando nella direzione di promuovere l’adozione del lavoro agile, prova ne sia, oltre a quanto detto più sopra, il fatto che la stragrande maggioranza del personale in lavoro agile nell’emergenza non ha potuto disporre degli accessi da remoto, e che non sembra essere stato colto il messaggio di acquisire strumentazioni informatiche da destinare al potenziamento del lavoro agile.

Non ultimo, è naturalmente il problema dei “lavoratori fragili”: per questi ovviamente i rischi, ove fatti rientrare, sono maggiori, e bisognerebbe prevedere sia accessi al lavoro agile al di fuori dei limiti percentuali previsti dalla norma, sia, ove in esenzione, specifiche modalità di prestazioni lavorative che ne garantiscano la sicurezza.

E’ di tutta evidenza che sia necessaria una disciplina di dettaglio che consenta un percorso graduale di rientro da completare, nei termini previsti dalla norma, entro il 15 settembre; oltre naturalmente ad indicazioni operative urgenti anche al fine di chiarire le nuove modalità di tutela dei lavoratori fragili.

Cordialissimi saluti

LA SEGRETERIA NAZIONALE                                                                                                                 .  Maria Pia Bisogni – Pasquale Baldari

Allegato 1 : 2020.08.07 lettera FLP Difesa al Ministro su circ. 3 FP

Allegato 2 : Unitario Stati Maggiori 04.08.2020