“Specificità del personale civile”: quanti interrogativi e quanta confusione. Proviamo a fare il punto di situazione

Notiziario n. 108 del 6 ottobre 2015 –

Il dr. Franco Massi, Vice Segretario Generale Civile

Il dr. Franco Massi, Vice Segretario Generale Civile

C’è una parola che in queste settimane circola tanto tra i palazzoni romani del Ministero della Difesa: il suo nome è “specificità”, e il progetto che ne è alla base, è il dichiarato tentativo di far riconoscere la particolare condizione d’impiego del personale civile, che si porterebbe dietro più retribuzione e più diritti. Ci sembra però che, allo stato, il progetto viaggi essenzialmente (per non dire: esclusivamente) negli Enti maggiori di Roma (appunto, i “palazzi”), visti gli scarsi risultati di diffonderlo nei molto più vasti territori periferici, e, in secondo luogo, che venga  sospinto a piene mani da pezzi importanti (e interessati) dall’A.D. .

Cosa sta succedendo? Se lo chiedono in molti a Roma, e allora proviamo a dire la nostra ai colleghi.

Innanzitutto cerchiamo di dare sostanza e significato alla parola “specificità”,  che è entrata nel vocabolario del Ministero della Difesa nel lontano 2010 (erano i tempi di Berlusconi, Tremonti, Brunetta e compagnia cantando) attraverso l’art. 19 della Legge 4.11.2010, n. 183, che ha appunto riconosciuto la “specificità” d’impiego del personale del comparto sicurezza e difesa, e al suo interno, ovviamente,  anche dei militari appartenenti alle FF.AA.  Una caratterizzazione fortemente voluta dai Vertici e dalle Rappresentanze militari, al fine di circoscrivere una sorta di “area protetta” nell’ambito del P.I., poi venuta utile in innumerevoli circostanze (pensiamo, per es., alla deroga introdotta dalla Legge Fornero).

La cosa non poteva passare inosservata, e certo non lo fu agli occhi di FLP DIFESA che rivendicò (da subito, apertamente e ripetutamente) l’urgenza di dare risposta alla non più rinviabile  necessità di ridurre le forbici, normative e retributive, tra lavoratori civili e militari, che apparivano sempre più divaricate anche in ragione di quell’ intervenuto riconoscimento di “specificità”. FLP DIFESA lo rivendicò nelle piazze (manifestazione nazionale indetta dalla nostra O.S. in data 6.07.2012),  su tutti i tavoli (ne fanno fede i resoconti delle riunioni), in tutte le circostanze e in tutte le sedi anche istituzionali: ripubblichiamo su questa stessa pagina il documento che consegnammo il 16.05.2012, in sede di audizione in Senato sul disegno di legge delega per il riassetto in chiave riduttiva delle FF.AA (allegato 1),  e quello consegnato alla  Commissione Difesa della Camera nel corso dell’audizione del 22.10.2013 sugli schemi dei DD. LLgs. attuativi della L. 244, di cui riportiamo quanto scritto al punto n. 2, let H: ”Infine, abbiamo ritenuto grave l’assenza di qualsiasi richiamo alla specificità del ruolo del personale civile della Difesa…… e la mancanza di qualsiasi correttivo sul fronte delle problematiche che più stanno a cuore ai dipendenti civili: le enormi, e proprio per questo inaccettabili,  differenze  di trattamento, retributivo e normativo, tra la componente civile e militare nelle medesime condizioni di impiego” (allegato 2). Sarebbe davvero interessante comprendere dov’erano allora, e dove sono stati in tutti questi anni, i crociati di oggi.

Arriviamo così ai giorni nostri: dopo i tempi della disattenzione, arriva oggi il tempo del rilancio. Ma a rilanciare la questione è stranamente la stessa Amministrazione, che da storica matrigna dei lavoratori civili ne diventa per la prima volta mamma amorevole. Se ne fa carico, in particolare,  il Vice Segretario Generale,  che si dice sia rimasto colpito dalla “miseria” delle retribuzioni del personale civile. E cosa fa? Incontra la RSU di un Ente di Palazzo Esercito in data 18 giugno u.s., e parla di  precise iniziative avviate dall’A.D. per il transito del personale civile nelle “categorie speciali”  (da far recepire nell’allora DDL delega Madia, poi diventato legge ma senza risultato alcuno sotto questo profilo), il che configurerebbe di fatto un ritorno alla sfera pubblicistica del rapporto di lavoro e l’uscita dal comparto Ministeri;  in aggiunta, legata al predetto ritorno, il Vice Segr. Generale avrebbe parlato anche della volontà di A.D. di reperire “200mil nel bilancio 2015 da destinare in prima opzione ed in parte preponderante nella quota fissa della retribuzione, e la rimanenza al FUA”. Di questi intendimenti dell’Amministrazione riferiti dal Vice Segretario Generale, c’è traccia scritta nel “verbale della riunione delle RSU dell’area amministrativa del Ministero della Difesa” (una diecina, le RSU rappresentate), che pubblichiamo su questa pagina (allegato 3).  Certo, appare strano che di dette intenzioni l’A.D. non ne avesse mai fatto menzione negli incontri con le OO.SS. nazionali, come altrettanto strano appare il fatto che, a conclusione di quella riunione delle RSU dell’area T/A, sia stato deciso “un incontro con le OO.SS. per un tavolo tecnico riguardante la specificità del personale civile” mai avvenuto sinora: noi siamo stati invano in questi mesi in attesa di una chiamata per l’utile confronto…

E mentre langue il confronto vero sul fronte sindacale e si fa strada la demagogia, fervono invece le iniziative: l’AD promuove un “gruppo di lavoro” (Presidente il Sottosegretario Rossi; Coordinatore Tecnico il Vice Segretario Generale) per esaminare la tematica del trattamento economico e normativo del personale civile e prospettare soluzioni volte a “un incremento dei trattamenti economici”  e alla messa a punto “di proposte, anche innovative, tenuto conto dello specifico contesto d’ impiego”.  Di questo gruppo di lavoro, costituito con DM 16.06.2015, il Sottosegretario Rossi ne ha riferito alle OO.SS. solo il 6 agosto 2015.  Perché?

C’è allora qualcosa di ancora poco chiaro in questa storia! Iniziamo a parlarne, dunque, in attesa dei futuri sviluppi.

  1. L’ “operazione specificità” nasce da una iniziativa in prima persona della stessa A.D., e cioè del soggetto che sinora ha sempre fatto orecchie da mercante, e ancora di più in questo anno e mezzo di governo Pinotti, avendo la Ministra sinora tradito i suoi stessi proclami (audizione parlamentare del 15.03.2014). L’ultimo segnale: il Libro Bianco che, a detta di tutti, è scandalosamente privo di attenzione verso i civili. Ci chiediamo: ravvedimento operoso da parte dei Vertici politici e dell’Amministrazione, o c’è dell’altro?
  1. L’ “altro” parrebbe emergere proprio dagli intendimenti manifestati dal Vice Segretario Generale e di cui c’è traccia nel verbale già richiamato della riunione del 19 giugno u.s. delle RSU dell’area T/A, laddove si parla di “implementare l’art. 3 del D. Lgs. tra le categorie speciali” .  Attenzione, però:  l’art. 3 del D. Lgs. 165 ha per titolo “personale in regime di diritto pubblico”, e riguarda dunque tutte le categorie  non contrattualizzate (magistrati, avvocati/procuratori dello Stato, diplomatici, prefettizi, e infine  il personale delle FF.AA. e delle Forze di polizia). Allora il disegno vero dell’A.D. potrebbe consistere nel far rientrare il personale civile nella sfera pubblicistica, cosa questa che sarebbe funzionale al quadro di prospettiva che abbiamo di fronte da qui al 2024, con centinaia di Enti da sopprimere/riordinare e migliaia di posti da cancellare, civili e militari (31.000, quanti di loro da transitare nei ruoli civili?). Riportarci nella sfera di diritto pubblico, potrebbe servire allo scopo, in quanto il nuovo status assicura mano libera all’A.D. E per raggiungere lo scopo, l’A.D è disponibile a trovare un po’ di soldi, anche se i 200 mln cui fa riferimento il verbale RSU appaiono di questi tempi una chimera. La cassa è in mano al MEF……. Sul tema, ci siamo trovati di fronte in questi giorni a raccolte di firme (ma perché, c’è qualcuno tra di noi che non vorrebbe più soldi o più diritti?) e improbabili comunicati sindacali in cui si afferma che il transito nelle categorie speciali ex art. 3 D.Lgs. 165 sarebbe compatibile con il permanere nel comparto contrattuale dei Ministeri, e che potremmo fare come i Vigili del Fuoco i quali invece, guarda caso, sono entrati nell’art. 3 proprio abbandonando il comparto di contrattazione! A Roma dicono: “o ce fanno o ce so’”. Scelgano loro la fattispecie più pertinente, ma non offendano la logica e l’intelligenza dei colleghi!
  1. Al di la, comunque, di ogni strumentalizzazione, demagogia e del tentativo di dare sponda alle iniziative ancora così poco chiare (nei contenuti, ma soprattutto nei veri obiettivi) dell’A.D., noi di FLP DIFESA la pensiamo così:

attenderemo serenamente le risultanze del “gruppo di lavoro”, preannunciate per la fine di questo mese, anche se –lo ridiciamo– non comprendiamo perché non anche una presenza sindacale al suo interno;

parteciperemo in modo molto attivo e propositivo al successivo confronto con l’A.D. già preannunciato dal Sottosegretario, che intenderebbe chiudere entro novembre p.v.. per poter poi dar corso agli approfondimenti con MEF e FP.  Solo in quella sede avremo modo di scoprire le carte vere (con le relative pezze giustificative, che esigeremo!) e i reali intendimenti di AD., e solo allora potremo farci un’idea sui pro e i contro dell’operazione proposta, dire la nostra,  e assumere le idonee iniziative.

– nel frattempo, chiariamoci noi le idee e costruiamo una piattaforma unitaria. Facciamolo presto quel confronto chiesto dalle RSU area T/A: una bella assemblea pubblica,  con la presenza di tutte le OO.SS. e le RSU interessate, in una grande sala di Roma,  di fronte ai lavoratori.  Facciamolo!  Noi siamo pronti.

(Giancarlo Pittelli)

Allegato 1:16.12.2012 -Documento-FLP-DIFESA-consegnato-alla-Commissione-Difesa-del-Senato

Allegato 2: 22.10.2013 – Il documento presentato da FLP DIFESA in audizione alla Camera

Allegato 3: Verbale riunione RSU Area Tecnico-Amm.va 19.06.2015